Sui limiti di velocità criteri antiquati. Come sulle tasse…
Libertiamo – 16/12/2009
La SS71, che congiunge Orvieto con la SS2 Cassia è una strada tranquilla. E’ scorrevole e non troppo frequentata, tanto che viene spesso usata dagli automobilisti per evitare il traffico della Cassia, che nel tratto a nord di Viterbo attraversa più centri abitati e costeggia il lago di Bolsena, in estate affollato di turisti.
Da qualche anno il limite di velocità sulla SS71 è stato ridotto a 70 km orari. Almeno nel tratto viterbese, poiché l’amministrazione provinciale di Terni ha lasciato immutato il limite a 90. Avvicinandosi poi al capoluogo della Tuscia, c’è una nuova parentesi in cui è consentito guidare a 90, poiché la strada attraversa il territorio di un comune ribelle…
Chi come me, ha provato una volta per gioco a rispettare quel limite di 70 km orari, su una strada abbastanza ampia e rettilinea, può rendersi conto della serietà con cui viene affrontato il tema dei limiti di velocità nel nostro paese.
Non fa eccezione la proposta dei due senatori leghisti Mura e Sciffoni di consentire, in alcuni tratti della rete autostradale, l’innalzamento del limite di velocità a 150 km orari. Oggi in autostrada si va a 130, se piove a 110. Poi ci sono, come sulle strade normali tipo quella di cui ho parlato prima, le eccezioni. Ne viene fuori un labirinto in cui non è chiaro chi mette i limiti, chi li toglie, e in base a quale criterio. Nel tratto in cui l’autostrada del Sole sfiora Bologna, tra Casalecchio e i due svincoli dell’A14 si ha la sensazione che i cartelli che segnalano i limiti di velocità siano caduti da un camion in corsa, e rimasti lì, appoggiati al ciglio della strada: 130, 80, 110, 90, 120, 70… Tutti nel giro di pochi chilometri. E tra qualche tempo ci sarà anche il cartello dei 150. Tra gli esami per il rinnovo della patente di guida dovrebbe essere inserita la lettura della tabella dell’oculista in movimento.
Anche se va detto, a parziale beneficio di Mura e Sciffoni, che durante la scorsa legislatura il ministro dei trasporti Bianchi aveva già avuto un’idea analoga, benché uguale e contraria: ridurre i limiti, sempre nei fatidici “tratti” della rete autostradale, da 130 a 120 km orari.
Pensiamo che sarebbe ora di cominciare a semplificare. Chi guida dovrebbe sapere che a un tipo di strada corrisponde un limite di velocità, che non può essere ritoccato ogni volta dai capricci delle amministrazioni locali o dei governi che, in mancanza di idee migliori, da Ferri in poi, tentano di passare alla storia intervenendo sulla velocità degli italiani. Anzi, a mettere questi limiti dovrebbe essere un unica autorità a livello nazionale (magari la polizia stradale), secondo un criterio univoco.
Chi, anni fa, ha abbassato il limite a 70 km orari sulla SS71, lo ha fatto all’indomani dell’ennesimo incidente mortale di cui sono stati vittime alcuni giovani che guidavano, ubriachi, a una velocità prossima ai centottanta. Abbassare la velocità di chi va a 90 perché qualcuno va a 200 equivale (cosa frequente in Italia) a aumentare le tasse a chi le paga perché c’è chi non le paga. E imporre velocità diverse qua e là, rende ancora più bizantino il nostro codice della strada, che in questo somiglia davvero al nostro sistema fiscale.
Due o tre limiti in tutto, non di più, e controlli efficaci (pattuglie, più che autovelox). Un po’ come con le tanto attese tre aliquote…