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Anche gli hippies californiani diventano proibizionisti. Per guadagnare di più

7 aprile 2010

Libertiamo – 07/04/2010

La notizia è deliziosa: ora che la California ha più che serie possibilità di diventare il primo Stato degli USA a consentire ai suoi cittadini di detenere e coltivare liberamente la marijuana, grazie al referendum previsto per novembre, gli oppositori di un simile scenario possono contare su nuovi, inattesi alleati. Sono infatti proprio gli attempati hippies della Humbolt County, celebre santuario della Northern California dove la coltivazione illegale della cannabis è stata negli ultimi anni più o meno tollerata, ad opporsi alla legalizzazione.

Le ragioni sono semplici: un mercato aperto metterebbe in crisi i produttori di Humbolt, come si può evincere dalle sorprendenti dichiarazioni di Anna Hamilton, una della capofila degli oppositori al progetto di legalizzazione:

I believe the end of prohibition will be devastating to the economy of rural Northern California, and that counties are unprepared for the dislocation, drop in property values and business closures that will follow. Anyone who lives in Northern California knows that black market marijuana money is the only difference between us and the bankruptcy of the rest of our nation

Una classica difesa di un privilegio monopolistico, in buona sostanza, e sarebbe legittimo attendersi che prese di posizione simili arrivino anche dalle organizzazioni criminali che attorno al traffico di stupefacenti hanno costruito i loro imperi finanziari. Certo, la signora Hamilton ha tutt’altro stile, ma la sostanza non cambierebbe molto.

I coltivatori della Humbolt County temono infatti che l’ingresso delle grandi corporations nel mercato della marijuana abbasserebbe la qualità media e abbatterebbe i costi, oltre a garantire profitti inaspettati per le solite multinazionali (dove l’ho già sentita questa?) che non avrebbero a cuore la conservazione dei valori e dello stile di vita della California settentrionale. Ma, sia ben chiaro, i fricchettoni della zona si oppongono alla legalizzazone (che spesso fa rima con “liberalizzazione”) nell’interesse dei consumatori finali, come dicono dalle nostre parti tassinari, municipalizzate dell’acqua e gruppi anti Ogm…

E vanno anche oltre: se il progetto di legalizzazione andasse comunque in porto, le autorità dovrebbero concedere il tempo (e le risorse) ai coltivatori del cosiddetto “emerald triangle” (le contee di Humbolt, Trinity e Mendocino) per attrezzarsi in modo da creare un’area turistica per appassionati delle canne, con tanto di festival, musei dedicati e zone attrezzate, in grado di competere, per suggestione, con la Napa Valley vinicola o il territorio della Champagne francese, secondo il progetto pubblicato su un giornale locale. Che sia il primo passo (Slow Food ne sa qualcosa?) per l’istituzione del primo spinello DOC, magari certificato a spese dei contribuenti californiani?

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