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Le parole modificate degli ogm. Intervista a Dario Bressanini

27 aprile 2010

Libertiamo – 27/04/2010

Dario Bressanini insegna e fa ricerca al dipartimento di scienze chimiche e ambientali dell’Università dell’Insubria a Como. Per la rivista Le Scienze scrive la rubrica mensile “Pentole & provette” e cura sul web un blog di grande successo, “Scienza in cucina”. Sugli OGM ha scritto un libro, “OGM tra leggende e realtà”, Zanichelli 2009, mentre è in uscita in questi giorni per Chiarelettere “Pane e bugie”.
Lo incontriamo a Poggibonsi, in provincia di Siena, dove sabato scorso ha tenuto, insieme ad Antonio Pascale, una lezione sugli OGM, nell’ambito di un ciclo di incontri dal titolo “Le parole, i giorni”.

Giordano Masini. Dario, il tuo intervento si intitolava “OGM e parole modificate”. Quali sono le parole modificate degli OGM?

Dario Bressanini. Ce ne sono molte. “Sterilità” ad esempio. C’è chi crede che gli OGM siano sterili. Cosa non vera.
L’uso sistematico di alcune parole ha il preciso scopo di orientare il dibattito e la reazione dei cittadini. “Naturale” ad esempio è un termine spesso utilizzato nei discorsi sugli OGM, che ovviamente vengono dipinti come “innaturali”. In realtà quasi nulla di ciò che mangiamo esiste allo stato selvatico. Anche il termine “manipolazione” ha una connotazione negativa. Secondo questo modo di vedere esisterebbero delle modificazioni genetiche “buone” perché “naturali” e altre “cattive” perché effettuate dall’uomo.

GM. Ma dietro gli OGM si nascondono altre espressioni, come“Multinazionale” o “Monopolio”. In questa sorta di lotta tra bene e male sembra che chi sostiene le biotecnologie lo faccia in nome di interessi inconfessabili. E’ davvero così? E chi combatte gli OGM non ha niente da guadagnare?

DB. L’agricoltura è una attività economica come le altre, per cui non mi sembra strano che le multinazionali che producono OGM lo facciano per profitto. Ci si dimentica però che ci sono anche altri attori economici in campo, spesso con fatturati molto più grandi ad esempio della pluricitata Monsanto. Le aziende che producono pesticidi ad esempio, Europee, i cui affari verrebbero ridotti da una diffusione massiccia di alcuni tipi di OGM. Anche le multinazionali della grande distribuzione hanno generalmente scelto di opporsi agli OGM: demonizzandoli possono spuntare prezzi più alti reclamizzando prodotti delle loro linee biologiche o OGM-free. Negli USA anni fa una patata OGM che aveva bisogno di meno pesticidi e aveva una qualità più elevata è stata rifiutata dalle grandi multinazionali del Fast Food, come McDonald’s, perché temevano la reazione dei loro clienti, ed è stata ritirata dal mercato. Peccato per tutti quelle tonnellate di insetticidi che avremmo potuto evitare di gettare nell’ambiente.

GM. Oggi, però, sembra che l’argomento più usato contro gli OGM sia che l’Italia “non ne ha bisogno”. Si finisce per ammettere, alla fin fine, l’inconsistenza delle argomentazioni pseudoscientifiche che finora sono state usate nella campagna contro gli OGM, e si preferisce spostare il tiro sull’aspetto economico dell’agricoltura italiana.

DB. Beh, se sono inutili per l’Italia non si capisce perché vengano importati e si vendano come mangimi nei consorzi agrari d’Italia. Più che altro, il divieto tuttora vigente di ricerca in campo, in Italia, impedisce che gli scienziati italiani possano aiutare l’agricoltura italiana a risolvere alcuni problemi. Gli OGM non sono la panacea di tutti i mali, e sarebbe sciocco presentarli come tali, ma un aiuto lo possono dare. La ricerca italiana sugli OGM, prima del blocco, decretato da Pecoraio Scanio e confermato dai governi successivi, era all’avanguardia nel mondo. Certamente le multinazionali straniere non hanno interesse a sviluppare OGM specifici per le problematiche italiane.

GM. Un’altra parola, “Biodiversità”: davvero le biotecnologie la mettono in pericolo?

DB. Non più di quanto faccia l’agricoltura convenzionale, se si parla di “biodiversità” dei prodotti agricoli. Non esiste mica solo una varietà di mais OGM, tanto per dire. Ne esistono centinaia. Se invece, come più correttamente si dovrebbe intendere, la biodiversità la misuriamo considerando tutti gli organismi viventi in un campo (insetti, vegetali, vermi, mammiferi etc…) allora non si possono fare discorsi generali ma è necessario vedere caso per caso. E’ indubbio che alcuni OGM, in particolare quelli di tipo Bt che riducono o evitano l’uso di insetticidi, siano benefici per la biodiversità. In altri casi, come nel caso della soia resistente agli erbicidi, gli effetti globali possono essere negativi in alcuni paesi (Argentina) e positivi o neutri in altri. Insomma, è necessario vedere caso per caso.

GM. Cosa è successo dove gli OGM sono stati introdotti?

DB. Hanno generalmente portato dei benefici economici agli agricoltori. Ormai questo è un fatto assodato e misurato da varie pubblicazioni scientifiche, ed è questo che spinge ogni anno sempre più agricoltori ad utilizzarli. I benefici hanno origini diverse: possono derivare da rese aumentate perché le colture sono più protette dai parassiti, risparmiando contemporaneamente anche per gli insetticidi, oppure dare una maggiore facilità di gestione dei campi, e una riduzione delle applicazioni di erbicidi. In nessun caso, sino ad ora, gli OGM sono stati creati per aumentare direttamente le rese. Queste, quando aumentano, lo fanno in modo indiretto.

GM. Ha senso, quindi, vietare qualcosa perché qualcuno la ritiene inutile?

DB. Più che altro in Italia continuiamo a far finta che le leggi europee non esistano. L’Europa ha già chiarito, più volte, che è illegale dichiararsi OGM free, figurarsi vietare un OGM perché lo si ritiene “inutile”. Io proporrei l’abolizione dei cetrioli: non mi piacciono e li trovo inutili. A parte gli scherzi, si possono solo vietare singoli OGM a patto che esistano fondate motivazioni scientifiche, opportunamente documentate. Che non mi pare siano state fornite nel caso recente del mais OGM.

GM. Torniamo alla questione delle parole. Sicuramente gli scienziati non sono molto allenati ad usare parole che suscitino emozioni, in questo gli attivisti sono senz’altro più bravi. Ma le parole chiare del rigore scientifico, se usate con semplicità, possono essere altrettanto convincenti. Allora, oltre a spiegarci cosa un OGM non è, concludiamo con ciò che in realtà si conosce ancora meno: che cosa è un OGM?

DB. OGM in realtà è più una definizione legale che scientifica. La legislazione europea definisce OGM quegli organismi i cui geni sono stati modificati utilizzando la tecnica del DNA ricombinante, che in pratica “taglia” e “cuce” i geni utilizzando degli enzimi, l’analogo biologico dell’ago e del filo. Tuttavia esistono altre tecniche che modificano i geni di una pianta ma legalmente non portano a degli OGM, anche se dal punto di vista pratico i geni sono stati modificati. Ad esempio sono state prodotte piante resistenti ad alcuni erbicidi, simili alle più famose piante OGM della Monsanto. Ma poiché sono state ottenute con tecniche diverse dal DNA ricombinante non sono etichettate come OGM e nessuno le avversa. In altre parole, è assurdo e scientificamente poco sensato fare delle distinzioni tra vegetali in base solo al metodo con cui sono stati prodotti. Sarebbe invece molto più sensato studiarli caso per caso, indipendentemente dal metodo utilizzato per introdurre i geni desiderati.

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