2 maggio. Il giorno dopo
La recita del piagnonismo nazionale quest’anno è andata in scena a Rosarno, e non avrebbe potuto trovare palcoscenico più adatto. Proprio qui, dove a gennaio i cittadini piagnucolavano per essere stati abbandonati dallo Stato, quello Stato che li ha riempiti di sussidi e si voltava dall’altra parte quando sfruttavano manodopera ridotta in schiavitù, ieri i leader di CGIL, CISL e UIL sono venuti a invocare, guarda un po’, più Stato, piani straordinari e soldi pubblici a gogò.
E pare anche che qualche Rosarnese si sia risentito, ché dopo tanta attenzione tutto tornerà come prima. Inutile spegargli, immagino, che il suo futuro dipende da lui e non dallo Stato. E non è una bella prospettiva: se dipende da lui non può essere che peggiore.