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Il carrozzone riprende la via… – 2

19 giugno 2010

È stato approvato il progetto di relazione sul futuro della Politica Agricola Comune, un contributo al Piano di Riforma della PAC stessa (bisogna avere pazienza, è una lunga marcia di avvicinamento).

Gli europarlamentari della Commissione Agricoltura, riunitasi martedì scorso, hanno ribadito la necessità di definire una PAC forte, affinché l’UE possa perseguire gli obiettivi fissati per il 2020, tra cui:

sicurezza alimentare, commercio equo, agricoltura sostenibile, biodiversità, protezione ambientale, crescita verde.

Fin qui solo chiacchiere. Tutto a posto.

Il raggiungimento di tali obiettivi è subordinato ad una corretta allocazione dei fondi europei, i quali, hanno sottolineato gli europarlamentari, devono rimanere costanti fino al 2013. Affinché l’agricoltura europea resti competitiva sul mercato globale è necessario:

adottare misure volte a rafforzare il potere negoziale dei produttori e delle loro organizzazioni,

garantire maggiore trasparenza dei prezzi dei prodotti alimentari,

affrontare il problema delle pratiche commerciali sleali,

distribuire più equamente i pagamenti della PAC tra gli agricoltori dei nuovi e dei vecchi Stati membri,

ridurre le disparità nella ripartizione tra gli Stati membri dei fondi per il sostegno diretto.

Ancora chiacchiere, e non potrebbe essere altrimenti. Tranne forse per gli ultimi due punti, soprattutto il penultimo, per i quali si rimanda alle risse da ballatoio che precederanno l´approvazione della riforma, negli ultimi mesi decisivi.

Lo sviluppo rurale, hanno affermato gli europarlamentari, rappresenta il principale obiettivo della nuova PAC, e dovrà essere incentrato su:

la creazione di nuovi posti di lavoro verdi attraverso la produzione su piccola scala di energia rinnovabile,

il sostegno alla produzione di biocombustibili di seconda generazione,

investimenti in innovazione e ricerca per combattere il cambiamento climatico,

il supporto ai giovani agricoltori per entrare nell’industria,

la valorizzazione dei prodotti di qualità attraverso azioni di promozione e commercializzazione

Qui il discorso, come era prevedibile, si fa più concreto, e inquietante. Quello degli aiuti allo sviluppo, il cosiddetto secondo ramo della PAC, altro non è che un modo attraverso il quale si finanziano enti e istituzioni che hanno a che fare più con la politica che con l´agricoltura, come avevamo raccontato qui, con qualche esempio pratico quo e qua. Non stupisce che proprio in questa direzione verranno indirizzate la maggior parte degli sforzi degli europarlamentari.

Resta di difficile comprensione l´associazione di concetti come energia rinnovabile, biocombustibili di seconda generazione, ricerca sul cambiamento climatico e ricollocazione dei giovani agricoltori nell´industria con il termine “sviluppo rurale”. Ma aiuta a farsi un´idea su chi saranno i veri beneficiari dei finanziamenti.

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