Il rilancio della ricerca biotech per l’agricoltura italiana: una sfida per la crescita e l’innovazione
Un paper per Libertiamo, scritto con Piercamillo Falasca e Lucio Scudiero
La ricerca è il passepartout per il mondo di ciò che è possibile, ma sconosciuto. Senza di essa nessun paese ha futuro. L’equazione vale sempre, per chiunque e in qualunque campo. Incluso quello delle biotecnologie, rispetto alle quali dieci anni fa l’Italia era più vicina al futuro di quanto lo sia oggi. Quello della ricerca italiana sugli ogm sembra il revival di un film già visto. Un paese avanzato, all’avanguardia in un certo settore della tecnica, del sapere o della scienza che a un certo punto, rapito dall’isteria, comincia a bruciare opportunità. E’ accaduto col nucleare, ci siamo ripetuti con gli organismi geneticamente modificati.
Al tema della ricerca biotecnologica Libertiamo dedica il primo numero de “Le bozze di Libertiamo”, con un focus dal titolo “Il rilancio della ricerca biotech per l’agricoltura italiana: una sfida per la crescita e l’innovazione”, da scaricare, in formato PDF, in fondo alla pagina.
E’ un fatto che l’agricoltura italiana sia in grave difficoltà. I redditi agricoli, tra il 2000 e il 2009, sono crollati del 35,8 per cento, nonostante – forse a proprio a causa – dei sussidi pubblici che da decenni ormai irrorano di risorse il settore, producendo però inefficienze e inibendo la propensione all’innovazione. La resa dei terreni agricoli è bassa, i prodotti biologici costituiscono necessariamente una nicchia di mercato, e l’agricoltura di larga scala non può fare a meno di pesticidi.
All’intransigente rigore retorico anti-ogm di gran parte della politica italiana ed europea si contrappone perciò una realtà ibrida e complessa.
L’Italia ha bisogno di trovare un modello di sviluppo agricolo che sia capace di superare i deficit economici e quantitativi di quello attuale. La ricerca e la sperimentazione sugli ogm servono anche a questo, oltre che a chiarire gli effetti del loro impiego sulla salute dell’uomo.
E’ quindi opportuno che il Governo eviti una chiusura ideologica e superstiziosa sugli ogm e renda possibile in Italia una ricerca rigorosa sulle tecniche di modificazione genetica, in grado di incrementare, senza rischi per la salute e l’ambiente, la quantità e la qualità delle produzioni. Lo sviluppo tecnologico non è un nemico dell’agricoltura italiana, ma una possibile leva strategica, sia sotto il profilo ambientale che sotto quello economico.
Focus sugli OGM: Download
Purtroppo gli attuali OGM che volete farci approvare per la coltivazione in Italia (per intenderci soia RR, mais BT, ecc.) sono vecchi, non mantengono le promesse, non servono all’agricoltore italiano e sono frutto di una politica agraria vecchia!
Sono vecchi perchè frutto di una tecnologia che ha 30 anni! Al momento stiamo discutendo se introdurre OGM che sono stati “creati” con tecniche ormai superate.
SONO VECCHI 1
il transgene degli attuali OGM è inserito casualmente nel genoma nucleare e, pertanto, viene espresso in ogni parte della pianta (foglie, radici, polline, ecc.) ed origina inquinamento genetico. Oggi il transgene potrebbe essere inserito nei cloroplasti (ovvero nelle parti verdi della pianta) e non originerebbe inquinamento genetico, perchè il transgene non si troverebbe nel polline. In questo modo non avremmo più problemi di coesistenza e anche Zaia sarebbe contento!
Perchè non lo facciamo?
Ben vengano le nuove tecnologie, ma aspettare qualcosa che ancora non c’è non deve necessariamente servire da alibi per rifiutare ciò che esiste. Se gli Ogm che potrebbero essere coltivati in Italia hanno 30 anni, le varietà convenzionali ne hanno molti di più. E’ un buon motivo per smettere di coltivarle?
Quanto al fatto che non servano agli agricoltori italiani, è una vecchia favola smentita da ogni evidenza (a parte il fatto che vietare qualcosa perché qualcuno la ritiene inutile, a occhio e croce, mi sembra un abuso. Io non sopporto i cavolfiori, le telenovelas e la Lazio. Penso anzi che siano inutili: vogliamo abolirli?). La produzione di mais convenzionale è in calo, perché è antieconomica, le semine sono calate del 22% dal e, nelle intenzioni di semina del 2010 è previsto un ulteriore calo di circa il 30%. Allo stesso tempo i mangimifici italiani aumentano sempre di più le importazioni di mais e soia dall’estero, in larga parte ogm, per soddisfare il fabbisogno dei nostri allevamenti.
Oltretutto il paper si sofferma sulla necessità di far ripartire la ricerca in Italia, oggi al palo per i divieti in atto dai tempi di Pecoraro Scanio: la ricerca (in particolare quella pubblica) può soddisfare proprio le esigenze dell’agricoltura italiana, soprattutto per quanto riguarda gli ogm resistenti ai virus (né HR né BT, quindi), verso i quali le grandi multinazionali non hanno mai avuto un particolare interesse commerciale.
SONO VECCHI 2
Sono vecchi perchè frutto di una tecnologia che ha 30 anni!
Il transgene degli OGM che ci vogliono far approvare (soia RR e mais BT) ha promotori virotici costitutivi (fanno produrre continuamente la proteina al transgene) che con la tecnologia attuale potrebbero essere sostituiti da promotori inducibili, che attivano il transgene solo in presenza di particolari sostanze, come per esempio la saliva dell’insetto che attacca la pianta (il transgene produce la proteina insetticida solo in presenza di un attacco dell’insetto). In questo modo non si avrebbero tutti gli effetti indesiderati prodotti dai promotori costitutivi (per esempio forte pressione selettiva degli insetti che divengono geneticamente resistenti alla “proteina insetticida”).
Caro Claudio, quando dici “ci vogliono far approvare”, a chi ti riferisci? Io personalmente sono un agricoltore, e gradirei che mi fosse consentito di avvalermi liberamente dei ritrovati della scienza e della tecnologia, presente e futura, come era consentito a mio padre, a mio nonno, e a tutti i loro discendenti fino alla preistoria, senza che nessun professionista del copiaeincolla venisse a far loro la morale su ciò che potevano o non potevano fare a casa loro.
Se poi avessi prestato maggiore attenzione al contenuto del paper (capisco, è un po’ lungo) o almeno alla mia precedente risposta, non ti sarebbe sfuggito che riguardo alle tecnologie che ti ostini a citare, il problema neanche si pone, dato che in Italia le sperimentazioni sugli Ogm sono vietate.
Caro Giordano,
purtroppo non si tratta della tecnologia che utilizzavano i tuoi nonni. Si tratta di una tecnologia pervasiva, che non consente la coesistenza e che purtroppo tenta di trasformare gli agricoltori in manovali dell’impresa che detiene il brevetto.
Pensa ai contratti di soccida applicati alle coltivazioni cerealicole.
Pensa a cosa succederà quando le imprese sementiere riusciranno ad ottenere sementi apomittiche.
Relativamente al copia e incolla si copia e si incolla quello che si ritiene valido!
DIMENTICAVO! Il documento l’ho letto, non preoccuparti, e anche bene!
Come si può scrivere che:
“Il Paese ha bisogno di trovare un modello di sviluppo agricolo che sia capace di superare i deficit economici e quantitativi di quello attuale.”
Ma quali deficit quantitativi???
– stiamo pagando gli agricoltori per non coltivare la terra (set-aside);
– abbiamo quote di produzione (vedi “quote latte”) su alcuni alimenti;
– a volte distruggiamo le produzioni agricole in eccesso per non far crollare il loro prezzo di mercato!
e dovremmo produrre di più?
Grande documento!!!!!
“e dovremmo produrre di più?”
Caro Claudio, tu parti dall’idea che gli agricoltori abbiano bisogno di un autorità paternalista che dica loro ciò che devono produrre, e in quale quantità. E sei in buona compagnia, dato che i policymakers che hanno inventato la pac, il set aside, le quote latte ecc. volevano rispondere proprio a questa esigenza.
Non dobbiamo produrre né di meno né di più. Io penso, semplicemente, che ognuno dovrebbe essere libero di produrre ciò che vuole in casa sua. Se i consumatori gradiscono, bene, sennò cambio mestiere. E in cambio di questa libertà rinuncerei volentieri ai sussidi e agli aiuti che riceviamo (sempre meno, in realtà, dato che ormai la pac finanzia più che altro organizzazioni politiche, confederazioni sindacali agricole che intermediano flussi di denaro pubblico colossali, enti e istituzioni parassitarie and so on…) e a tutti i deliranti tentativi di intervenire sul mercato, sui prezzi e sulla libertà delle imprese.
E’ la pac e la pretesa di regolare dall’alto il mercato agricolo che hanno condotto l’agricoltura in questo stato, la pretesa di agevolare e vincolare, di sussidiare e dirigere, di incentivare e regolare.
E’ proprio questo sistema, per rispondere anche al tuo precedente commento, che ha trasformato gli agricoltori in manovali, che ricevono lo stipendio una volta all’anno sottoforma di sussidi dal kolkhoz europeo, ma continuano a sobbarcarsi tutti i rischi di impresa. Non l’opportunità di acquistare semi migliori dagli stessi fornitori dai quali già li acquistano oggi.
(se poi dobbiamo importare ciò che non possiamo produrre, qualche problemino quantitativo ci sarà…)
e sui contratti di soccida e sulle sementi apomittiche?
SONO VECCHI 3
Gli OGM che ci vogliono far approvare (soia RR e mais BT, nonchè patata Amflora) hanno marcatori (1) di resistenza agli antibiotici (è vero, antibiotici vecchi, kanamicina e neomicina, che noi non utilizziamo quasi più). Oggigiorno la tecnologia transgenica potrebbe utilizzare per la selezione altre sostanze come per esempio i fitormoni. Oppure si potrebbe eliminare il marcatore antibiotico dopo la trasformazione.
(1) i marcatori antibiotici sono necessari nella fase di trasformazione delle cellule, al fine di individuare le cellule trasformate e non. Facendo crescere le cellule oggetto di trasformazione su un substrato antibiotico, quelle trasformate sopravvivono, quelle non trasformate muoiono.
http://www.questopianeta.eu/numeri/index.php?sez=inte&gr=1&id=4&tp=c
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 1
Non è vero che risolvono il problema degli insetti fitofagi, in quanto gli insetti dopo qualche anno maturano una resistenza genetica alla tossina BT!
In alcune regioni italiane la piralide non è un problema! Mai sono stati fatti trattamenti contro la piralide! E’ sufficente praticare le rotazioni colturali, ovvero intervallare al mais altre coltivazioni (frumento, soia, ecc.).
Del resto anche negli USA il mais BT non risolve il problema della piralide (insetto fitofago del mais e del cotone). I ben informati sanno che negli USA i coltivatori di mais BT devono praticare la tecnica delle “aree rifugio”, al fine di evitare la selezione genetica di individui geneticamente resistenti alla tossina BT. In cosa consiste: dal 20% al 50% dell’area coltivata a mais deve essere destinata a mais normale (per fare un esempio, se coltivo 100 ettari di mais, 50 sono coltivati a mais OGM BT e 50 devono essere coltivati a mais normale). Questa tecnica limiterebbe la selezione di progenie resistenti di piralide. Provate ad utilizzare questa tecnica in Italia dove la dimensione media delle aziende agricole è dell’ordine di 5-6 ettari!!!
neanche gli insetticidi risolvono tutti i problemi, eppure vengono impiegati senza che nessuno si scandalizzi… Anzi sono molto frequenti in agricoltura convenzionale i problemi di resistenza sia agli insetticidi che agli erbicidi, se non si varia il principio attivo. Dov’è il problema? Nessuno costringe i coltivatori di mais BT a usare la tecnica delle aree rifugio: se lo fanno e non tornano all’agricoltura convenzionale evidentemente gli conviene… O no?
I sostenitori degli OGM quando non sanno più che pesci pigliare parlano della convenienza per l’agricoltore ad utilizzare OGM e dell’esplosione delle superfici coltivate ad OGM nel mondo (100-200 milioni di ettari nel mondo in 13 anni!!!!). Per i sostenitori degli OGM è sottinteso che se c’è stata questa esplosione delle superfici, significa che gli agricoltori ne hanno avuto dei vantaggi!!!!
Ma il vero motivo dell’esplosione delle superfici coltivate è economico ed è dovuto al fatto che nei Paesi dove si è avuto l’aumento non c’è separazione di filiera distributiva (etichettatura, il consumatore mangia OGM senza saperlo) tra, per esempio, mais convenzionale e mais OGM, per cui esiste un unico prezzo di mercato del mais, sia esso convenzionale o OGM.
E’ ovvio che in questi Paesi gli agricoltori coltivino mais OGM, ha un costo di produzione leggermente inferiore rispetto a quello convenzionale e alla fine spunta lo stesso prezzo di mercato di quello convenzionale. Per cui, in definitiva, questi agricoltori sono stati “costretti” dal mercato a coltivare anche ciò che, forse, non avrebbero coltivato!
Nessuno, purtroppo, fa beneficienza!!!!
“costretti” dal mercato è un concetto che va oltre l’umana comprensione… Molto meglio, immagino, essere “costretti” dalla politica, come in ogni stato etico (o totalitario) che si rispetti… Mi arrendo, Claudio.
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 2
Le erbe infestanti possono acquisire per impollinazione incrociata con piante OGM RR il gene di resistenza al Roundop.
Sembra sia già avvenuto per la senape selvatica che è parentale selvatica di colza RR (nel nostro Paese sono presenti altre piante infestanti interfeconde con piante coltivate OGM RR).
Ho detto sembra, in quanto sono state trovate piante di senape selvatica resistente al Roundop, ma non sono state fatte analisi specifiche per verificare se questa resistenza è naturale, cioè dovuta ad uno specifico patrimonio genetico, oppure è frutto di impollinazione incrociata con colza RR. Non è stato fatto ma sarebbe molto semplice farlo! Perchè nessuno esegue questa verifica?
Come potremo eliminare in un campo di soia RR la senape selvatica anch’essa resistente al Roundop? Mi si dirà con miscele di diserbanti. Miscele brevettate? Certo, è quello che è avvenuto negli USA…..miscele di diserbanti brevettate!!!
NON MANTENGONO LE PROMESSE 3
Taluni studi indipendenti effettuati da ricercatori di Università americane sulla base delle esperienze acquisite dagli agricoltori dopo anni di coltivazione, hanno dimostrato che l’aumento della produzione per ettaro non sempre si è verificato.
Soprattutto per la soia vi sarebbe stata una diminuzione media del 6% circa, mentre per il mais l’aumento produttivo sarebbe limitato al 2,6%. (Benbrock, 2001; Elmore et al, 2001; Ma & Subedi, 2005).
Interessanti a questo proposito sono anche le affermazioni di alcuni noti genetisti agrari italiani notoriamente favorevoli agli OGM: “Le piante transgeniche attualmente commercializzate non alzano il tetto di produzione potenziale. A questo scopo, sarebbe necessario rimaneggiare la pianta ex novo, non limitandosi ad introdurre singoli geni ma modificando processi fisiologici che rappresentano il collo di bottiglia dell’aumento di produzione.” (Gavazzi, 2004) “(omissis) ….. è ancora da dimostrare la superiore potenzialità produttiva delle varietà GM rispetto alle varietà locali adattate in sistemi agricoli sfavoriti da condizioni climatiche ….. o edafiche avverse. In questo caso il miglioramento genetico mediante la classica ibridazione intra e interspecifica seguita da selezione, ha sempre offerto e continuerà ad offrire risultati sorprendenti ed a costi relativamente bassi.”(Scarascia Mugnozza, 2001);
Di seguito bibliografia “CON BENEFICIO DI INVENTARIO”
* A 2007 study by Kansas State University agronomist Dr. Barney Gordon suggests that Roundup Ready soya continues to suffer from a yield drag: RR soya yielded 9% less than a close conventional relative.
* A carefully controlled study by University of Nebraska agronomists found that RR soya varieties yielded 6% less than their closest conventional relatives, and 11% less than high yielding conventional lines (Elmore et al, 2001). This 6% ‘yield drag’ was attributed to genetic modification, and corresponds to a substantial loss in production of 202 kg/ha.
* In 1998 several universities carried out a study demonstrating that, on average, RR soy varieties were 4% lower in yield than conventional varieties (Oplinger et al., 1999). These results clearly refuted Monsanto’s claim to the contrary (Gianessi, 2000).
* Yields of GM soybeans are especially low under drought conditions. Due to pleiotropic effects (stems splitting under high temperatures and water stress), GM soybeans suffer 25% higher losses than conventional soybeans( Altieri and Pengue, 2005)
* 5 studies between 2001 -2007 show that glyphosate applied to Roundup Ready soybeans inhibits the uptake of important nutrients essential to plant health and performance. The resultant mineral deficiencies have been implicated in various problems, from increased disease susceptibility to inhibition of photosynthesis. Thus, the same factors implicated in the GM soya yield drag may also be responsible for increased susceptibility to disease. (Motavalli, et al., 2004; Neumann et al., 2006; King, et al.,2001; Bernards,M.L, 2005; Gordon, B., 2007).
* The yield drag of RR soya is reflected in flat overall soybean yields from 1995 to 2003, the very years in which GM soya adoption went from nil to 81% of U.S. soybean acreage. By one estimate, stagnating soybean yields in the U.S. cost soybean farmers $1.28 billion in lost revenues from1995 to 2003 (Ron Eliason, 2004).
* More recent evidence shows that the kilogram per hectare ratio of soybean has been in decline since 2002, leading to the conclusion that RR soy does not have an impact on yield (ABIOVE, 2006a).
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 4
In natura non esistono nicchie ecologiche libere! Laddove c’è da mangiare qualcuno si presenta sempre alla mensa! Così succede per il mais BT, la nicchia ecologica lasciata libera dalla piralide del mais viene occupata da un altro insetto, come è avvenuto con la Helicoverpa Zea.
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=5815
Ma alcuni ricercatori hanno già brevettato il modo di sconfiggere questo nuovo insetto del mais!
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 5
Le piante OGM resistenti ai diserbanti (RR per intenderci) che ci chiedono di introdurre nel nostro Paese sono vecchie e non mantengono le promesse. In particolare, a distanza di 10/15 anni dalla loro introduzione, negli USA è stato riscontrato che l’utilizzazione continua dello stesso diserbante ha determinato la selezione di piante infestanti geneticamente resistenti a quel diserbante.
Tali piante si sono autonomamente diffuse e hanno occupato la nicchia ecologica liberata dalle piante sensibili al diserbante. Pertanto il problema delle erbe infestanti non è stato risolto.
http://farmindustrynews.com/mag/farming_saving_glyphosate/
Negli ultimi anni per contenere la diffusione delle erbe infestanti gli agricoltori USA hanno dovuto ricorrere a miscele di Roundop e vecchi diserbanti! Tali miscele sono state brevettate dalle stesse multinazionali che hanno introdotto gli OGM!!
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 6
Le piante coltivate OGM RR, nell’annata successiva diventano infestanti della coltivazione che le segue.
Per esempio negli USA colza RR è diventata infestante di soia RR e di mais RR.
Tutto questo accade nel momento in cui si fanno le rotazioni. Se non si fanno le rotazioni e si coltiva colza su colza questo non è un problema.
E’ ovvio che quando si raccoglie un prodotto una parte dei semi cade a terra e si mantiene vitale. Nell’annata successiva questi semi germinano insieme alla nuova coltivazione e divengono infestanti!
Come potrà essere controllata l’infestazione di colza RR in un campo di soia RR? Negli USA sono tornati ai vecchi diserbanti!! Fanno miscele di Roundop + altri diserbanti. Ovviamente anche questa miscela è brevettata!!
GLI ATTUALI OGM NON MANTENGONO LE PROMESSE 7
Non è vero che non vi sarebbe inquinamento genetico e che sarebbe possibile la coesistenza tra forme di agricoltura diverse! Forse mettendo il transgene nei cloroplasti, ma al momento le piante OGM che ci vogliono far coltivare hanno tutte transgene nucleare.
L’”inquinamento genetico” è molto diverso da quello chimico. Nel caso di inquinamento chimico, una volta dimostrata la pericolosità di un determinato agente ne può essere sospesa la produzione e l’utilizzazione (fatto del resto verificatosi nel caso di numerosi antiparassitari che non stiamo ad elencare). Diverso è il discorso relativo all’inquinamento genetico, in quanto il transgene una volta immesso nell’ambiente è in grado di diffondersi autonomamente. Cosa potremo fare per arginare la diffusione incontrollata del transgene nel caso in cui ci accorgessimo che è in grado di causare danni all’uomo e all’ambiente? Quali accorgimenti possiamo mettere in atto per limitare i danni? Come potremo liberarcene? Chi pagherà i danni provocati? Assisteremo ancora una volta alla privatizzazione dei guadagni ed alla socializzazione dei costi? Sono domande importanti alle quali occorre dare una risposta prima di intraprendere una “strada senza ritorno”.
Gli attuali OT non sono in grado di determinare un maggior reddito al produttore agricolo. Infatti, l’agricoltore non è in grado di controllare il prezzo dei prodotti che vende sul mercato, per cui, se è vero che gli OT determineranno una diminuzione dei costi, è altrettanto vero che nel lungo periodo si avrà una diminuzione dei prezzi dei prodotti, con annullamento dei profitti (dalla teoria economica si desume che nel lungo periodo costo unitario medio, costo marginale e prezzo di mercato tendono all’uguaglianza). Come ci fa notare Galizzi “da un lato l’agricoltura ……… non ha alcuna facoltà di controllo del prezzo dei suoi prodotti, e……… dall’altro lato il progresso tecnico determina una riduzione dei costi unitari di produzione………. A causa di ciò i prezzi dei prodotti agricoli seguono i costi nella loro diminuzione……… cosicché viene meno il profitto che poteva essere atteso; talvolta anzi, per la lenta trasferibilità di taluni fattori produttivi impiegati dall’agricoltore, la discesa dei prezzi può continuare al di sotto del livello capace di assicurare la precedente remunerazione agli stessi fattori”. [Galizzi G. – Progresso tecnico e impresa agricola. Edizioni Agricole, Bologna, 1960]
Caro Claudio, io ti lascio fare, ma vorrei segnalarti che questo blog non è una bacheca dove attaccare un post it a settimana.
Cerchi di dimostrarmi che se dovessi cominciare a coltivare Ogm andrei incontro al disastro finanziario nella mia azienda agricola? Ti prego di non darti tanta pena, anche perché se l’uso di Ogm dovesse essere così fallimentare, il mio stesso fallimento dimostrerà che hai ragione. Un motivo in più per lasciarmi fare, non credi? In un mondo libero dovrebbe funzionare così.
D’altronde il progresso è sempre andato avanti così, perfezionandosi e adeguandosi gradualmente e inesorabilmente alle esigenze del mercato, l’unica cosa in grado di stabilire il valore reale delle cose. Quindi, se tutte le cose che affermi sono vere, sarà il mercato stesso, e la libertà degli individui, a decretare l’insuccesso degli Ogm. Fino a quel punto, fino a che non ci sarà un minimo di controprova (toh, ovunque gli Ogm sono stati ammessi si è verificato l’esatto contrario…) le tue rimarranno chiacchiere che ti prego di andare a fare altrove.
Caro Giordano,
quello che affermi sarebbe vero se non ci fossero problemi di coesistenza.
Il vero problema, di carattere generale, è che questi OGM non consentono la coesistenza con altre forme di agricoltura (convenzionale, biologica, ecc.), per cui interagiscono sulle scelte degli altri imprenditori, limitando così la loro libertà!
Se il transgene fosse inserito nei cloroplasti la gran parte delle perplessità su questa tecnologia verrebbero a cadere.
Se non ci fosse inquinamento genetico, credo che nessuno avrebbe nulla da dire sugli effetti economici degli OGM e sulla libertà di scelta di ciascuno:
– chi vuol coltivare OGM lo potrebbe fare liberamente, etichettando poi il prodotto alimentare per la vendita al consumatore;
– chi vuol coltivare convenzionale lo potrebbe fare liberamente, etichettando ugualmente il prodotto alimentare.
Alla fine deciderebbe il consumatore!
Caro Giordano, Ti ricordo che la mia libertà inizia dove finisce la Tua!
Scusami Giordano,
mi sono dimenticato di rispondere al fatto che “(toh, ovunque gli Ogm sono stati ammessi si è verificato l’esatto contrario…)” cioè c’è stata una forte adesione da parte dell’agricoltore. Ma mi basta incollare il post del 6 luglio…forse non l’hai letto o, forse l’hai dimenticato!
I sostenitori degli OGM quando non sanno più che pesci pigliare parlano della convenienza per l’agricoltore ad utilizzare OGM e dell’esplosione delle superfici coltivate ad OGM nel mondo (100-200 milioni di ettari nel mondo in 13 anni!!!!). Per i sostenitori degli OGM è sottinteso che se c’è stata questa esplosione delle superfici, significa che gli agricoltori ne hanno avuto dei vantaggi!!!!
Ma il vero motivo dell’esplosione delle superfici coltivate è economico ed è dovuto al fatto che nei Paesi dove si è avuto l’aumento non c’è separazione di filiera distributiva (etichettatura, il consumatore mangia OGM senza saperlo) tra, per esempio, mais convenzionale e mais OGM, per cui esiste un unico prezzo di mercato del mais, sia esso convenzionale o OGM.
E’ ovvio che in questi Paesi gli agricoltori coltivino mais OGM, ha un costo di produzione leggermente inferiore rispetto a quello convenzionale e alla fine spunta lo stesso prezzo di mercato di quello convenzionale. Per cui, in definitiva, questi agricoltori sono stati “costretti” dal mercato a coltivare anche ciò che, forse, non avrebbero coltivato!
Nessuno, purtroppo, fa beneficienza!!!!
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, ti avevo già risposto. Il mercato non costringe nessuno, risponde ai bisogni degli individui. E’ stato il mercato a indurci perfidamente a usare ibridi selezionati di seconda riproduzione invece che le sementi riprodotte in azienda, o semplicemente l’esigenza di produrre di più e meglio? Ci dobbiamo dolere che i produttori di carrozze a cavalli abbiano dovuto smettere di farle e che i loro prodotti siano stati rimpiazzati dalle automobili? Se il mercato, che è fatto solo ed esclusivamente dalle scelte degli individui, dovesse indurre a produrre più Ogm e meno convenzionale, cosa ci sarebbe di così strano? O dobbiamo difendere ad ogni costo gli interessi delle multinazionali dei pesticidi? Se il mais Ogm ha costi di produzione più bassi di quello convenzionale è per la stessa identica ragione per cui il mais convenzionale (a parità di produzione) ha costi inferiori a quello biologico. Si chiama progresso…
Quanto alla storia della coesistenza, è un argomento strumentale e puzza di marcio da chilometri. Assodato che il mais Ogm non è dannoso per la salute, la sua vicinanza con il mais convenzionale equivale alla vicinanza tra due mais convenzionali con diverse proprietà organolettiche. Se coltivo un campo di mais dolce da granella dovrei preoccuparmi se il mais da insilato del mio vicino me lo impollina? E c’è qualche norma che tutela il mio (ipotetico) campo di mais Bt dagli insetticidi (quelli sì che sono tossici, anche se sembrano molto popolari dalle nostre parti) dei miei vicini? In ogni caso questo argomento è stato risolto con le cosiddette fasce di sicurezza (anche se a mio avviso le fasce di sicurezza tra campi di mais andrebbero misurate in giorni, più che in metri: se coltivo una varietà a 105 giorni non c’è ragione di rispettare una fascia di sicurezza con una varietà a 140 giorni, semplicemente perché l’impollinazione avviene un mese prima)
Come “non costringe nessuno”? Si chiama “asimmetria informativa” (“The Market for Lemons: Quality Uncertainty and the Market Mechanism”, George Akerlof, che tra l’altro ha preso il Nobel per l’economia). Quando il consumatore è incerto sulla qualità della merce che intende acquistare, sceglie di acquistare quella che costa meno. Ecco che “La moneta cattiva scaccia la moneta buona”.
Il problema è che l’80% dei consumatori gli OGM non li vuole, in quanto ritiene che gli OGM siano di qualità inferiore rispetto agli alimenti convenzionali. In una situazione di incertezza, senza etichettatura (mi riferisco ai derivati, ovvero carne, latte, formaggi, ecc.), gli OGM soppianteranno le produzioni convenzionali.
Tra le altre cose, finalmente, con gli OGM ci siamo resi conto che i “pesticidi” sono dannosi alla salute umana. Grazie!
La merce che costa meno sarebbe “moneta cattiva”? Da quando?
Questo commento mi ricorda tanto una novella di Pirandello.
La trovate qui:
http://milocca.wordpress.com/2009/12/12/le-sorprese-della-scienza/
Caro Giordano,
ho parlato dei derivati, che oggigiorno non sono etichettati. E’ ovvio che se gli OGM abbassano il costo di produzione (e la qualità) ma non c’è etichettatura, il consumatore nell’incertezza sarà portato ad acquistare quello che costa meno!
Se anche i derivati ottenuti con alimenti OGM, come io spero, saranno etichettati il problema non si pone.
Libertà significa non solo lasciare libero chi vuole coltivare OGM di farlo, ma significa anche Libertà di scelta consapevole da parte di coloro che acquistano.
Voi che ci tenete tanto alla LIBERTA’, perchè non chiedete l’etichettatutra dei derivati?
etichettiamo, etichettiamo… Dovè il problema?
Il problema è che la lobby dei pro OGM non li vuole etichettare, così come avviene negli USA.
Questo, ovviamente, è alla base dell’esplosione delle superfici coltivate.
Negli USA, se ci fosse etichettatura, le superfici coltivate sicuramente diminuirebbero.
Voi che siete al governo fate una proposta di legge!
Ma la ripetizione pedissequa della stessa minestra risponde al concetto di gutta cavat lapidem? EKKEKKAZZO!