Chi ha cotto Paul Krugman?
Non ha prezzo leggere l’editoriale dal titolo “Who Cooked the Planet” che Paul Krugman dedica sul NYT alla bocciatura da parte del senato americano del cosiddetto Climate Bill, la legge che avrebbe dovuto fissare limiti per le emissioni di CO2 negli Stati Uniti, agendo principalmente sulla leva fiscale (anzi, il Climate Bill in Senato non c’è mai arrivato, dato che il capogruppo democratico ha rinunciato a presentarlo una volta constatato che non c’erano i numeri per farlo passare).
Paul Krugman, uno dei tanti premi Nobel assegnati negli ultimi anni secondo il criterio più in voga (“Nobel seen as reward for not being Bush” titolò il Washington Times all’indomani dell’assegnazione del premio ad Obama) si chiede chi siano i responsabili del fallimento e sembra avere le idee molto chiare: la colpa non è della scienza o degli scienziati, dato che le evidenze sul riscaldamanto globale antropogenico sono indiscutibili e scemo (o corrotto dai petrolieri) chi non ci crede. Non è degli economisti, dato che l’unica politica economica seria è la sua, e stupido chi non l’ha ancora capito.
So it wasn’t the science, the scientists, or the economics that killed action on climate change. What was it?
The answer is, the usual suspects: greed and cowardice.
L’avidità e la viltà. Ovvio no? E chi è il più avido degli avidi, il più vile dei vili, colui che più di ogni altro porta sulle spalle il peso della responsabilità della cottura del pianeta? La risposta non meritava un climax del genere:
There are a number of such climate cowards, but let me single out one in particular: Senator John McCain