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La democrazia del rumore

30 luglio 2010

Oddio, non ho mai pensato che le azioni dimostrative vadano confuse con la violenza politica, e credo che chi le confonde sbagli o lo faccia con intenzioni strumentali. Per questo istintivamente non mi sentirei troppo allarmato per l’irruzione dei militanti di Greenpeace nel campo di Fanna, in provicia di Pordenone, alla ricerca del fantasma del polline geneticamente modificato (certo che se l’avessero fatto a volti scoperti avrebbero forse fatto meno penosa figura).

Allo stesso tempo, però, ci sono alcune cose sulle quali varrebbe la pena riflettere. In primo luogo, come avevamo già raccontato a suo tempo, Giorgio Fidenato di Agricoltori Federati ha subito alla fine di aprile un’aggressione tutt’altro che dimostrativa. Quell’episodio era seguito a numerosi appelli da parte di esponenti politici (non di gruppuscoli estremisti, qui e qua ne ho ritrovati un paio di importanti esponenti del Partito Democratico) in cui si paventavano o si minacciavano azioni dirette nei confronti di chi avesse seminato mais Ogm.

Oggi, subito dopo l’azione dimostrativa, gli stessi politici ringraziano Greenpeace, giungendo ad affermare che devastare la proprietà altrui non è reato. A questo punto la cosa comincia a farsi preoccupante, dato che, se è vero che le azioni dimostrative non sono necessariamente classificabili come atti di violenza, la legittimazione delle stesse come corretto e normale strumento di azione politica rappresenta in sostanza una degenerazione della politica ad un livello in cui è la minoranza più rumorosa, e conseguentemente la più violenta, ad avere ragione sugli altri.

Le azioni di un certo tipo di militanza ambientalista contro le biotecnologie corrono spesso sul confine tra dimostrazione e violenza, come dimostrano alcune notizie dei giorni scorsi, e a questo siamo abituati. Siamo purtroppo anche abituati a vedere come in Italia si trovi sempre qualcuno in prima linea, pronto a gettare il cappello sul peggio del peggio.

  • Update: registriamo anche la posizione, della quale si sentiva sinceramente la mancanza, di Luca Zaia, che mancava all’appello:

Gli ambientalisti fanno bene a distruggere la coltivazione di ogm piantata in provincia di Pordenone

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