Il 10 ottobre, giornata mondiale del fondamentalismo ambientalista
Libertiamo – 11/10/2010
Ieri, domenica, era il 10 ottobre, e in ben 188 paesi del mondo si sono tenute iniziative tematiche sui cambiamenti climatici e sulla necessità di ridurre drasticamente le emissioni di CO2. L’iniziativa (10/10/10) avrebbe avuto forse un maggiore impatto mediatico se non si fosse incrociata con la diffusione dell’imbarazzante video promosso per l’occasione dall’associazione inglese 10:10
(dove in questo caso il primo 10 sta per 10% e il secondo per 2010), che si prefigge l’ambizioso obiettivo di ridurre le emissioni di un decimo entro la fine dell’anno in corso.
Il video (non è un bello spettacolo, sicuramente sconsigliato per i bambini) è questo. La sua morale è abbastanza semplice: se non ti impegni concretamente per ridurre la tua parte di emissioni sei complice della distruzione del pianeta, minacci le vite di tutti noi, e il meno che ti devi aspettare è di essere eliminato fisicamente, in modo da non essere d’intralcio. Quindi, ecco che una maestrina dall’aria sognante fa letteralmente saltare in aria la testa a due bambini “troppo poco attivisti” della sua classe, selezionati attraverso un sommario interrogatorio; la stessa sorte capita ad alcuni impiegati arringati (e giustiziati) dal loro capoufficio, e avanti così fino alla fine dello spot.
Ma la cosa più paradossale dell’intera vicenda è che l’associazione 10:10, benché dichiaratamente radicale negli obiettivi, non è un gruppetto minoritario del tetro panorama neomalthusiano contemporaneo. Essa gode di consenso e generosi finanziatori, tanto che l’autore del video è nientemeno che Richard Curtis, già sceneggiatore di commedie di successo come Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones, e tra i protagonisti si possono riconoscere il centravanti della nazionale inglese Peter Crouch e la Gillian Anderson di X-Files.
Il video, che ha avuto sulle prime anche recensioni entusiastiche, prima fra tutte quella del solito Guardian, doveva essere proiettato nelle sale cinematografiche e sui principali network televisivi, ma non ha retto neanche alla sua stessa presentazione, dato che non appena è stato diffuso online la maggioranza delle reazioni è stata talmente negativa (per fortuna!) da indurre i promotori a ritirarlo immediatamente (ma ormai in rete le copie sono centinaia) e a pubblicare sul loro sito un messaggio di scuse
: “Many people found the resulting film extremely funny, but unfortunately some didn’t”, balbettano candidamente sul Guardian.
E senza dubbio doveva essere “estremamente divertente” anche il backstage diffuso insieme allo stesso video, con tanto di interviste ai giovani protagonisti con le school uniforms inzuppate di sangue i quali (siamo a Londra, non in una madrassa di Kandahar) affermano gaudenti “It’s fine to explode children for a good cause!” E quale causa è migliore della salvezza del pianeta Terra, altrimenti destinato alla distruzione? Sarebbe colpevole non rimuovere con qualsiasi mezzo chiunque si metta di traverso lungo una via tanto nobile. Non è la prima volta che succede, nel secolo passato è successo (con conseguenze misurabili su scala planetaria) almeno un paio di volte.
La storia dell’attivismo ambientalista legato ai mutamenti climatici ricorda in qualche modo il film L’onda (die Welle) di Dennis Gansel: un insegnante, una volta riuscito a fornire alla sua classe le giuste motivazioni etiche e soprattutto il giusto livello di autocompiacimento, riesce a trasformare, fino a perderne il controllo, i suoi studenti in un movimento organizzato pseudonazista. E la storia del film altro non sarebbe che la trasposizione cinematografica di un esperimento sociologico realmente avvenuto negli anni ’60 in California.
Gli ingredienti ci sono tutti, a cominciare da un leader carismatico reso credibile da una serie di discutibili riconoscimenti internazionali, le nobili motivazioni, il gusto di riconoscersi collettivamente dalla parte dei “buoni” e soprattutto dei “disinteressati”, che permette di inquadrare qualsiasi idea non perfettamente allineata con il mainstream come pericolosa e deviata (i termini, ormai diffusi, “scettico” e “negazionista” presumono l’esistenza di una verità ormai assodata che si pretende di mettere in discussione o addirittura negare). E la rinuncia definitiva alla critica e al ragionamento, per cui oggi, dato che tutto il pensabile è stato già pensato da un gruppo di pensatori infallibili, è solo il tempo di agire.
Così come simile all’ultima scena de l’Onda, quella in cui gli studenti, di fronte all’inevitabile tragico evento, si risvegliano da questa sorta di ipnosi collettiva, è la reazione stupita e balbettante dei promotori del video dell’associazione 10:10, che oggi sembrano chiedersi dove hanno sbagliato, e perché, ché in fondo loro scherzavano, non pensavano, non credevano… Il collegamento può sembrare azzardato? Non troppo, se si guarda a ciò che è successo all’inizio di settembre presso la sede di Discovery Channel a Silver Spring
, presso Washington, dove un uomo ha tenuto in ostaggio alcuni dipendenti e ha finito per farsi ammazzare dalla polizia, per protestare contro l’emittente colpevole non impegnarsi abbastanza (!) sui temi ambientali.
E mentre il 10 ottobre è passato un po’ in sordina, forse l’unica notizia che merita di essere segnalata è la lettera di dimissioni del fisico Harold Lewis (qui la traduzione della lettera su Climate Monitor) dall’American Phisical Society:
Quando sono entrato nell’American Physical Society 67 anni fa era molto più piccola, molto più disponibile, e non ancora corrotta dall’inondazione di denaro (una minaccia contro cui Dwight Eisenhower mise in guardia un mezzo secolo fa). Infatti, la scelta della fisica come professione era allora garanzia di una vita di povertà e di astinenza – la seconda guerra mondiale ha cambiato tutto questo. (…) Com’è diverso ora. I giganti non camminano più sulla terra, e il diluvio di denaro è diventato la ragion d’essere della maggior parte della ricerca nella fisica, il sostentamento vitale di molto altro, e fornisce il supporto per un numero imprecisato di posti di lavoro. Per ragioni che presto diverranno chiare, quello che una volta era il mio orgoglio di essere un componente dell’APS per tutti questi anni si è trasformato in vergogna, e io sono costretto, senza provare alcun piacere, ad offrire le mie dimissioni dalla società. E’, naturalmente, la truffa del riscaldamento globale, con (letteralmente) migliaia di miliardi di dollari che la guidano, che ha corrotto così tanti scienziati, e ha travolto l’APS come un onda anomala. E’ la truffa pseudoscientifica più grande e di maggior successo che ho visto nella mia lunga vita di fisico.
http://germanynews.ilcannocchiale.it/2009/03/30/die_welle_quel_maldestro_comun.html