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Agricoltura, energia e politica. Una “chiosa austriaca” sulle regolamentazioni

13 ottobre 2010

Questa è un’iniziativa che proprio non riesce a convincermi. Ovvero, da una parte penso che le distese di decine di ettari di pannelli fotovoltaici siano una delle conseguenze nefaste degli incentivi alle energie rinnovabili, dall’altra credo che la soluzione sarebbe quella di rimuovere il problema eliminando gli incentivi, piuttosto che limitare il diritto degli agricoltori di accedere a questa nuova opportunità di profitto, rincorrendo con nuove regolamentazioni distorsive i disastri provocati da regolamentazioni precedenti.

Il problema è che il mercato economizza sulla virtù, l’intelligenza e l’informazione, mentre la politica non può farlo, e dunque i mercati sono robusti all’egoismo, alla stupidità e all’ignoranza in un modo che nessun settore pubblico riuscirà mai ad uguagliare. Non è per stupidità, ignoranza e corruzione che le politiche interventiste non funzionano: è che una buona politica interventista non è possibile, perché chiede a chi la implementa più di quanto sia lecito chiedere ad un essere umano

scriveva ieri Pietro Monsurrò in una nota austriaca sulle regolamentazioni dei mercati finanziari. In questo caso forse sarebbe stato lecito attendersi che chi si è inventato gli incentivi sul fotovoltaico immaginasse che i primi a tuffarcisi sarebbero stati quelli che dispongono di grandi superfici, tra l’altro sempre meno produttive, ovvero le aziende agricole. Che poi i terreni agricoli siano sempre meno produttivi proprio a causa di altre politiche interventiste, quelle dei sussidi all’agricoltura, è un’altra storia, o forse è la stessa storia vista da un punto di osservazione che permette orizzonti più ampi… Molto più di quanto sia lecito chiedere ad un essere umano della grana dei nostri legislatori.

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  1. ganavion permalink
    1 novembre 2010 09:13

    Lo Stato dovrebbe intervenire il meno possibile, perché gli incentivi troppo spesso premiano i peggiori a danno di quelli che produrrebbero una sana economia, che viene distrutta dalla concorrenza sleale di chi è foraggiato dallo Stato. Così quello che ha avuto incentivi non si sa come e non si sa perchè (è meglio non indagare, ma anche la trasparenza e l’onestà non garantiscono l’efficienza di questa politica distorsiva dei fatti economici) magari non riesce nemmeno a stare sul mercato, o ci sta solo con gli incentivi.
    Eliminare il più possibile gli incentivi, è la cosa giusta da fare per restituire logica e funzionalità a questo e a tutti gli altri settori.
    No all’ingerenza soffocante dello Stato, e cioè di burocrati, sui cui personali intendimenti e convenienze stendiamo un velo pietoso. Ci basterebbe che si facessero da parte e lasciassero crescere il mercato come deve e come può.
    Secondo me.

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