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Nuova Zelanda. Si può fare

17 ottobre 2010

La Nuova Zelanda potrebbe sembrare troppo lontana per costituire un esempio credibile per dimostrare come l’abolizione dei sussidi in agricoltura potrebbe essere considerata un’opzione possibile anche dalle nostre parti. Provate a chiedere a Maurice McTigue, direttore del Mercatus Center at George Mason University e former member del Parlamento neozelandese:

  • In Nuova Zelanda i sussidi all’agricoltura gonfiavano artificialmente i prezzi dei terreni e tutti erano certi che i loro prezzi sarebbero crollati se le sovvenzioni fossero state interrotte.
  • Secondo alcune stime il 31% degli agricoltori e almeno sette grandi banche sarebbero fallite.
  • Eppure, pur senza alcun piano di salvataggio e senza interventi governativi, solo lo 0,5% degli agricoltori è andato in bancarotta.
  • E non una sola banca è saltata.

Un “ordine economico spontaneo” provocato, dice McTigue

  • Le banche hanno rivalutato i prestiti per evitare insolvenze.
  • I piani di rientro degli agricoltori sono stati rinegoziati.
  • Le persone hanno imparato ad approfittare dei cambiamenti economici senza l’intervento del governo.

Dopo lo shock dell’abolizione dei sussidi l’agricoltura neozelandese è rifiorita, ed oggi è una delle più competitive del pianeta. Come ebbe a dire lo stesso McTigue, parlando del processo di riforma di cui è stato uno dei protagonisti

It caused a huge shock to farmers and they had to go through a traumatic period of readjustment. Today, agriculture is more profitable than ever, because farmers turned to the market and produced products that were in high demand and attracted higher prices. You will not find one farmer who would like to go back to the old system of subsidies.

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One Comment leave one →
  1. ganavion permalink
    1 novembre 2010 09:58

    Come è prevedibile e logico il mercato funziona meglio senza burocrati che pretendano di governarlo da dietro una scrivania d’ufficio, senza magari aver mai guardato davvero un campo o un’attività lavorativa vera.
    Si può passare davanti ad una realtà, vederla, ma non guardarla, averla davanti, ma non capirla.
    In queste cose, per capire, ci vuole impegno, serietà, applicazione, e non politica o ideologia.

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