La dieta vegetariana salverà il mondo. O no?
Falce e carrello è un libro di Bernardo Caprotti, che compie un viaggio attraverso il mondo della grande distribuzione, tra pregi e difetti di un sistema spesso oggetto di critica e teatro di accesa concorrenza tra operatori spesso avvantaggiati dagli schieramenti politici, come nel caso delle COOP. Mi è venuto in mente questo libro perché Il WWF ha appena lanciato la campagna Carrello della spesa virtuale per far cambiare le abitudini alimentari degli italiani, il cui motto potrebbe essere sintetizzato con “Devi diventare vegetariano per salvare il pianeta”.
In un’intervista per Panda, il periodico dei soci del WWF, del Febbraio 2010, Fulco Pratesi lancia l’iniziativa di abbattere le emissioni facendo una opportuna cernita nei prodotti alimentari:
Domanda: i vegetariani ritengono che eliminando lo spreco di cereali per la produzione di carne (sette chili per uno di carne, per non parlare del consumo d’acqua), si potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo, lei che ne pensa? Lei mangia carne?
Risposta: Non solo quello della fame….. Meno carne si mangia sicuramente meglio si sta.
Ecco i soliti confronti a peso tra cereali e carne che oltre a non essere corretti non significano niente. Riguardo la fame nel mondo, ridurre la zootecnia non cambierebbe nulla, perchè se è vero che il prezzo dei cereali oscilla tra domanda e offerta, è altresi vero che è molto vicino al costo di produzione e sotto non può andare, perchè gli agricoltori se lavorano in perdita non seminano. Eliminare la zootecnia non cambierebbe il prezzo e la disponibilità di cereali la cui produzione è già in eccesso rispetto alla domanda, tanto che si usa la terra per fare i biocarburanti, i pellets e i cippati, senza contare i milioni di ettari di terreno coltivato per colture tessili, the, caffè, alcolici, ecc.
Inoltre eliminare la zootecnia non cambierebbe la povertà che ha mille radici. I poveri anche senza zootecnia non avrebbero i soldi per comprarsi cereali. Anzi, decine di milioni di persone nel mondo vivono esclusivamente di pastorizia ovina e bovina in zone montuose, aride, semiaride, tundre, steppe e savane dove non esiste altra forma di sostentamento, perchè improduttiva. Anzi eliminare la zootecnia significherebbe ridurre questi popoli alla fame.
A questo proposito cito Jeremy Rifkin dal suo libro Ecocidio, a pag. 186:
145 milioni di tonnellate di soia e cereali furono somministrate al bestiame negli USA nel 1974, ma solo 21 milioni di tonnellate furono il ritorno sotto forma di carne e uova. Erano state cosi’ sottratte all’alimentazione umana 124 milioni di tonnellate di vegetali. L’economista France M. Lappe’ calcolò che il loro valore monetario sarebbe stato pari a 20 milioni di dollari. Se fossero state distribuite alla popolazione mondiale, avrebbero garantito una ciotola di cibo per ogni abitante per un anno intero.
Rifkin è proprio quello che fa i conti della serva, facendo confronti iniqui. Le 145 ton di soia e cereali di cui parla non hanno dato solo carne e uova, ma anche tutto il resto dei prodotti e dei sotto prodotti zootecnici. La carne è solo il 30-35% dell’animale vivo, di cui però non si butta nulla. Inoltre le tonnellate di proteina animale non sono in alcun modo paragonabili a quelle di soia e cereali.
E’ un paragone a peso che fa ridere! E’ come se dicessi ad una persona: “quanto pesa l’oro che hai nel sacchetto? 1 kg? Bene in cambio ti do un sacchetto da 1 kg di soia e mais, va che è un affare!”
Jeremy Rifkin è il responsabile della leggenda web secondo la quale lo spinacio può sostituire la carne abbassando il fabbisogno di terre agricole di 26 volte… Peccato che non sia vero: lo spinacio ha il 3,7% di proteine sulla ss contro la carne che ne ha 65-85%, quindi per sostituire una bistecca in equipollenza proteica serve una paiolata di 3 kg di spinaci.
Qui i consigli dei soci del WWF sul consumo di carne:
Agli animali vengono somministrate quantità notevoli di antibiotici per curarli dallo stress e spesso anche ormoni e estrogeni, che sarebbero vietati dalla legge. Preferisci la carne biologica, così sarai sicuro di quello che mangi. Costa di più è vero: potrebbe essere l’occasione buona per mangiarne anche di meno. Diventa vegetariano o almeno limita al minimo il consumo di carne e derivati animali: la produzione di carne è ladra di risorse. Destinando un ettaro di terra all’allevamento bovino otteniamo in un anno 66 Kg di proteine, mentre destinando lo stesso terreno alla coltivazione della soia otterremmo 1848 Kg di proteine, cioè 28 volte di più! Inoltre, il contributo all’effetto serra dato dagli allevamenti grazie al metano è circa pari a quello dato dalla totalità del traffico degli autoveicoli nel mondo….. Gli allevamenti consumano il 40% dei cereali mondiali: e se mangiassimo anche solo il 10% di carne in meno, consentiremmo a 60 milioni di persone in più di nutrirsi adeguatamente.
Produrre carne biologica richiede più terra, più energia e comporta più malessere per gli animali. Nell’UE gli antibiotici sono ammessi solo per terapia e solo con ricetta, sono quindi somministrati sotto stretto controllo veterinario, negli USA invece gli antibiotici e gli ormoni sono ammessi come promotori di crescita, ma non devono lasciare residui nei prodotti.
Il WWF considera l’ipotesi che i cereali utilizzati per produrre il 10% della carne mondiale, siano destinati a sfamare 60 milioni di persone ed è veramente paradossale, perché si dimenticano di spiegare come questi cereali possano passare di proprietà dagli agricoltori che li producono ai 60 milioni di poveri affamati, il tutto gratuitamente.
Forse la dieta vegetariana forse non salverà il mondo, ma non si può negare che salverà milioni di animali, e già questa è una buona notizia 🙂
Riguardo agli antibiotici, come la mettiamo con gli agricoltori che ammettevano, davanti alle telecamere di Report, di usare antibiotici? Non è che forse la legge ha qualche buco, da qualche parte? No perchè anche rapinare una banca è vietato, eppure succede lo stesso ed è bene non dormire sonni tranquilli e smettere di controllare le banche o di occuparsi di chi le rapina…
Semplificando, se i “poveri” producono tonnellate di cereali che devono sfamare gli animali dei “ricchi”, non è meglio che questi poveri, i loro cereali, se li tengano?
Il problema è che anche i poveri sanno cosa fare con i loro beni, i loro soldi o i loro campi senza bisogno che qualcuno venga a dire cosa è meglio per loro. Se preferiscono vendere il loro mais e disporre di denaro per variare la loro, benché povera, dieta, piuttosto che mangiar solo polenta e farsi venire la pellagra sarà una scelta legittima. Se convenisse loro produrre per l’autoconsumo lo farebbero.
Il problema, che Claudio mette bene in evidenza, non è né la legittimità della dieta vegetariana, né il fatto che permetterebbe di salvare la vita agli animali (anche se sarebbe da vedere come se la caverebbero gli animali da allevamento, razze frutto della selezione umana, allo stato selvatico, senza il rapporto simbiotico con l’uomo che assicura la loro sopravvivenza). Quello che si vuol mettere in discussione sono dei ragionamenti, come quelli di Rifkin o Pratesi, che pretenderebbero di spiegare la realtà ignorando l’aritmetica e le evidenze più banali, come le leggi della domanda e dell’offerta e il rapporto tra quantità prodotte e superficie utilizzata.
Quanto al discorso degli antibiotici, riguardo al tuo esempio, se bisogna chiudere gli allevamenti perché c’è chi viola le leggi, deduco che bisognerebbe chiudere le banche perché c’è chi le rapina…
Dando per scontato che chi è vegetariano non si prende la pellagra nè alcun altra malattia, semmai cala di qualche punto percentuale la percentuale di prendersi tumori o di diventare obeso, siamo di fronte a dei ragionamenti che sfiorano l’assurdo: le popolazioni povere possono scegliere autonomamente cosa fare delle loro terre, non sono minimamente sfruttate, e fanno questa scelta assulta perchè ogni tanto gli piace mangiare una bistecca.
Parlando di Rifkin, il suo problema è semmai usare troppo l’aritmetica, non ignorarla. Quello che ignora lui sono semmai le variabili, ma potrebbe farlo per semplificare i ragionamenti, per il popolo che non è molto ferrato, ma non per fregarlo. Quello che fa Claudio Costa è ridimensionare le affermazioni di Rifkin, non ribaltarle, perchè sarebbe impossibile negare che per 1 kg di carne ce ne vogliono dai 10 ai 15 di vegetali. Poi è un altro conto se parliamo di proteine, ma al massimo i valori si ridimensionano, non si ribaltano di certo.
Vedo che anche sul tema animali non si riesce ad ammettere che abbiano il loro sacrosanto diritto a non passare la propria vita in un box e ad essere ammazzati. Come si può preoccuparsi della sopravvivenza degli animali in un futuro senza allevamenti senza preoccuparsi della loro vita alle condizioni attuali. Ma forse si immagina che le porte degli allevamenti vengano aperte tutto ad un tratto? Forse si immaginano gli allevatori che guardano le mucche andare a sbattere contro le macchine sulla statale? Forse si diementica che la cosa sarà graduale e che questo ci permetterà di dimenticarci gli allevamenti come quando ci siamo dimenticati dei carri quando abbiamo inventato l’automobile. E che questa gradualità permetterà alle nuove generazioni di disimparare questo lavoro?
Le rapine nelle banche sono l’eccezione e le rapine, alle banche, non convengono di certo; gli antibiotici negli allevamenti io penso siano la regola, e agli allevamenti conviene avere degli animali che ingrassano più in fretta, quindi il tuo paragone non regge.
Mattia, non ho detto che chi è vegetariano (in occidente) rischia le malattie. Qui si sta parlando di economie rurali che possono scegliere se lavorare per il mercato o per la sussistenza. C’è chi considera il mercato un’opportunità, chi la considera una sciagura. secondo me sarebbe sufficiente guardare alla realtà europea ed italiana di una cinquantina d’anni fa, nemmeno tanti, in cui una dieta, non necessariamente vegetariana, ma inevitabilmente fondata sui prodotti esclusivi della propria economia locale, la pellagra la faceva venire, eccome. Quando si dice che i poveri è meglio che se li tengano, i loro cereali, si dice questo.
Quello che Rifkin non capisce, o che fa finta di non capire, è che un agricoltore produce cereali per trarne profitto, non perché gli piace farlo, e che se domani non incontrasse più la domanda che deriva dalla produzione di mangimi, e questa domanda non fosse sostituita da una nuova domanda, semplicemente smetterebbe di produrli. Invece c’è chi pensa che la produzione di cereali sia una variabile indipendente, come il cielo, il mare e le montagne, e che se non verranno usati per gli allevamenti li potremo regalare a chi muore di fame. Ma non dovrebbe essere un mistero che nessuno lavora per regalare i suoi prodotti, quindi la domanda “chi paga?” non dovrebbe essere elusa.
A meno che a pagare non saremo noi, come ai bei tempi della Politica Agricola Comune pre-riforma Mc Sharry, quando i soldi dei contribuenti venivano usati per pagare gli esportatori affinché togliessero di mezzo le eccedenze (per produrre le quali gli agricoltori venivano abbondantemente incentivati sempre tramite soldi pubblici) e le facessero arrivare nei porti dei paesi africani dove uccidevano qualsiasi possibilità di sviluppo per i produttori agricoli locali, mettendoli fuori mercato. E’ un’opzione, ma si chiama protezionismo, e serve a salvare l’economia dei paesi ricchi, non l’umanità dalla fame. Basterebbe dirlo.
Ma io non credo che Rifkin parli mai di regalare, ma di destinare. E’ ovvio che c’è un mercato da seguire. E che noi possiamo modificare con le nostre scelte.
Il ragionamento è che i cerali (e le risorse che ne conseguono) vengono impiegati, tramite macchine inefficienti come gli animali, per produrre cibo. Visto che non si può obbligare direttamente le persone a destinare il cibo in X o Y, Rifkin dice che bisognerebbe agire sul mercato. Io popolazione povera, non avendo più un mercato a cui destinare i miei prodotti, è probabile che lo tenga per me. E anche se così non fosse, è plausibile che sia meglio destinare direttamente i cereali all’alimentazione umana, senza passare per gli animali.
Certo, a meno che non si sostenga che le popolazioni povere preferiscano che ci siano gli allevamenti così possono produrre più cereali, ma saremo all’autolesionismo, saremo al completo disinteressamento dell’ambiente.
@ Mattia
su primo messaggio fai un po’ di confusione, allevatori non agricoltori e ormoni non antibiotici, quelli sono ammessi.
Alcuni allevatori a report hanno ammesso di usare l’ormone della crescita nelle vacche da latte che è vietato in UE mentre è ammesso negli USA dove hanno dimostrato che non ha influenza negative sulla salute pubblica. In Ue però è vietato e dovrebbero essere puniti.
Su carne e vegetali ti ho mandato molto materiale su come gli scienziati fanno i confronti e come invece li fa Rifkin,che è sbagliato.
La razione degli animali non produce solo carne, ma altre proteine come trippe cotiche, frattaglie cibo per cani e gatti e altri prodotti come pellami, e letami, inoltre le razioni sono costituite dal 20-40% di sottoprodotti che vanno stornati. Quindi Rifkin non fa nulla di tutto ciò poi fa i confronti in equivalenza calorica e non in equipollenza proteica, quindi fa almeno 4 errori di valutazione. Infine c’è da considerare l’appetibilità e il prosciutto di Parma batterà sempre il tofu 10 a 0
Sui poveri mangiare poca carne non è mai una scelta per i poveri tranne per motivi religiosi
La zootecnia fa parte dell’agricoltura, non stiamo tanto a mettere i puntini sulle i, dai.
I cani possono essere alimentati secondo una dieta vegetariana, i pellami possono essere sostituiti con materiale sintetico. Non mi dire che gli allevamenti sono in piedi perchè quello che non è carne può essere utilizzato per altri settori, perchè non è vero.
L’appetibilità è personale ed è legata alla cultura e alle tradizioni, a me il prosciutto di Parma fa vomitare e quello che mi piaceva 10 anni fa adesso non mi piace più, per motivi culturali, e come conseguenza alla mia scelta. La sigaretta piace al fumatore ma fa schifo ad uno che ha appena smesso di fumare, è il primo esempio lampante.
sarà per questo che neanche ci provo, a smettere di fumare 🙂
Mi sembra però che la discussione si svolga su due piani differenti. Uno è quello delle scelte individuali, e di ciò che ipoteticamente sarebbe possibile fare, l’altro è quello della discussione di alcune argomentazioni a sostegno della diffusione di scelte individuali. Voglio dire, probabilmente è possibile che si possa vivere senza carne, ed è legittimo, anzi, giusto che chi considera un crimine uccidere degli animali per nutrirsene si comporti di conseguenza e tenti di convincere più persone possibile delle sue opinioni.
Il problema sorge quando, per trovare argomenti-scorciatoia a sostegno delle proprie convinzioni, si fanno proprie delle ipotesi che non stanno in piedi dal punto di vista economico e scientifico. E lo dico, Mattia, pensando proprio che troveresti più frecce per il tuo arco sostenendo la tua scelta da un punto di vista etico (rispetto alla quale nessuno potrebbe controbattere) piuttosto che attraverso la storia del clima e della redistribuzione della produzione cerealicola. Perché, se ci pensi, non sono questi gli argomenti che ti hanno convinto a smettere di mangiare carne, e non ricominceresti a mangiarla se qualcuno ti dimostrasse, che ne so, che la carne raffredda il pianeta e riduce la povertà.
@ Mattia
Su prove di appetibilità: sono prove scientifiche il campione è causale e ovviamente i risultati cambiano con la cultura culinaria di ogni popolo.
In genere, vicono i cibi grassi, proteici e zuccherini tanto che al cibus 2010 era pieno di ditte che proponevano merendine e snack vegani pieni di grassi zuccheri e proteine come budini al cacao con burro di caritè e snack salati fritti al sesamo ricchi di grassi e carboidrati.
Questo perchè le aziende fanno le prove di appetibilità e vincono questi prodotti, il che non vuol dire che siano sani, ma che si vendono..al contrario del tofu.
Su cibo cani, lana, pellami, piumini,letami e liquami: certo che si possono sostituire, ( anche se il cane vegetariano è contro natura)è proprio questo il discorso, nel fare i confronti tra diete bisogna considerare tutto ciò che comporta la sostituzione di tutti i prodotti zootecnici non solo quello che comporta la sostituzione della carne come fa Rifkin.
Insisto su questi confronti perchè ancora mi parli di kg di vegetali, ma il fagiolo ha circa un quinto della proteine della carne in equipollenza sulla ss, ha una resa all’Ha di 35 ql, di silomais se ne fanno invece 750 ql, dunque o ti mangi il silomais (e forse Rifkin lo fa visto i risultati) o capisci che fare i confronti a peso non ha senso.
Inoltre i ruminanti sfruttano immense aree a pascolo dove non si riesce a coltivare nulla di commestibile per l’uomo.
Perché produrre carne bio aumenta la sofferenza degli animali???