Internet e il futuro delle recensioni del vino
Diciamolo subito: le guide di carta e i professionisti della critica del vino non scompariranno. Così come non scompariranno i critici letterari, artistici, cinematografici, automobilistici, ecc. ecc. Sono più che convinto che chi ha un bagaglio di conoscenze e di esperienze superiore alla media e segue un progetto editoriale serio avrà sempre uno spazio e un pubblico di lettori. Io per primo.
Ma con internet si sono aggiunte possibilità prima impensabili. Solo una decina di anni fa, l’unico modo di esistere per una cantina era che qualcuno ne parlasse su qualche mezzo di comunicazione: una guida, una rivista, un libro (tv e altri media di massa erano gia’ comunque poco accessibili alla maggior parte di noi). Oggi la differenza, davvero grande, è che noi non abbiamo bisogno che siano altri a raccontarci, ma lo possiamo fare da soli. Inoltre, altra differenza sostanziale, gli altri che ci raccontano non saranno necessariamente quel numero ristretto di esperti del settore, ma saranno fondamentalmente i nostri clienti, coloro i quali il vino lo comprano e lo bevono.
Se devo fare un viaggio in una città sconosciuta, per trovare un albergo cerco una guida di viaggi, un’agenzia o cerco su Tripadvisor? Dipende da che tipo di informazione voglio. Certamente una guida mi sarà utile per orientarmi nella città, per conoscerne i quatieri, i musei, ecc. Un agenzia di viaggi mi troverà un pacchetto adeguato alle mie disponibilità e nella maggior parte dei casi mi metterà al riparo da cattive sorprese. Ma vuoi mettere il gusto di leggere quello che altre persone come te hanno trovato stando in quel determinato albergo?
Certo, non tutti sono come me, alcuni avranno esigenze maggiori, altri si accontenteranno di più. C’è persino il rischio, per non dire la sicurezza, che qualche recensione sia falsa, magari fatta dallo stesso albergatore o da qualche amico.
La stessa cosa naturalmente può avvenire nella moltitudine di ambienti dove si parla di vino. Chi sono questi sedicenti appassionati, spesso sommeliers o simili, che si permettono di criticare o elogiare tale o talaltro vino? Che livello di esperienza e di conoscenza hanno, e chi sono in definitiva? Non sarà mica qualche concorrente che pur di sparlar male di un altro produttore si finge un appassionato e bastona quel vino tanto odiato, che magari arriva sulle guide sempre un pelino avanti del suo? Oppure quell’elogio sperticato, non vi sembra un po’ sospetto? Non sarà mica il produttore stesso ad averlo fatto utilizzando un nickname? E’ difficile, nella maggior parte dei casi vige l’anonimato, e anche nei casi in cui non c’è, come distinguere il grano dal loglio?
La risposta è semplice: non è possibile. Non si puo’ pretendere di sapere l’identità, il grado di conoscenza e di serietà di ogni commentatore in ogni spazio della rete. Ogni azione volta a controllare e addomesticare questi aspetti è impratica, inutile, e destinata al fallimento. E allora?
Allora il bandolo della matassa ce lo pone Gianluca Diegoli di minimarketing. Leggete cosa dice a proposito del problema delle false recensioni sui siti di viaggio, cosa che può essere traslata pari pari al discorso sul vino:
La soluzione finale arriverà davvero con la fine dell’anonimato, ma non attraverso regolamentazioni imposte dall’alto e nomi-cognomi, ma attraverso l’apporto e l’irruzione nei portali di recensione della reputazione e identità legata alla propria rete di amici, o direttamente attraverso l’aggregazione stessa dei commenti lasciati in altri social network: cioè nei luoghi in cui l’identità del recensore, e la veridicità delle azioni e delle recensioni è garantita dagli amici, non da un ente superiore. Il lancio di Hotpot da parte di Google va in questa direzione.
Condizione necessaria sarà il superamento, per ogni singolo oggetto di recensione, della fase delle recensioni in piccoli numeri, in modo che un numero elevato faccia risultare insignificanti e antieconomici i tentativi di falsificazione. Quindi, se fossi un albergatore, mi preoccuperei di favorire la (vera) recensione: se non altro, imparerei qualcosa che probabilmente non so. E se fossi in tripadvisor, integrerei al più presto possibile elementi di rete sociale che fungano da filtro e limitazione dei falsi recensori.
Parafrasando, se fossi (e lo fossi) un produttore di vino mi preoccuperei di favorire le (vere) recensioni: se non altro imparerei qualcosa che non so. Chiaro il discorso?
Se il mio vino viene recensito da 100 persone, e’ probabile che vi sia anche qualche recensione fasulla (includiamo anche quella di persone con scarsa capacità di giudizio, per quanto sia opinabile definire cosa sia la capacità di giudizio giusta: anche un ignorante può giudicare un vino, dal momento che lo ha pagato). Ma se il mio vino è, diciamo, buono, discreto, avrò in media una sessantina-settanta recensioni positive, che saranno lì a raccontare agli altri la realtà molto più di un trafiletto di un esperto o la recensione incattivita di qualche malevolo.
E se invece il mio vino, che io penso essere un buon prodotto, su quelle cento recensioni, ne ha sessanta-settanta negative? Beh, allora forse e’ meglio cominciare a chiedersi se il problema non sia nel mezzo, ma nel vino. E pure questa puo’ essere, se si riesce ad ingoiare un po di orgoglio (che ha fatto più danni del petroglio, cit.), una informazione straordinariamente importante.
In conclusione, sono tanto d’accordo che, come molti sanno, ho promosso la recensione dei miei vini, spedendoli gratuitamente al tasting panel di 100 persone perchè li mettessero sulla graticola mediatica (e ancora oggi e’ sempre possibile inserire commenti e recensioni sui vini a partire da questa pagina).
Scrivete, scrivete, qualcosa resterà.
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