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Il Forum Barilla e gli OGM: quando le scempiaggini abbondano

2 dicembre 2010

Giusto ieri è uscito un testo della Pontificia Accademia delle Scienze che dimostra come anche in Vaticano si può parlare di scienza con cognizione di causa. Concludevamo domandandoci come mai, se può farlo la Chiesa, non lo facciano anche i laici.

La risposta viene oggi dal Forum Barilla che, invece, non perde l’occasione per risparare le solite vaccate su questo tema.

Dopotutto invitando Rifkin (un altro guru anti-OGM le cui predizioni non si sono mai avverate, ma che va ancora molto di moda) e Buiatti (forse l’unico attivista italiano anti-OGM con una cattedra di genetica, ma che quando parla-pirla) cosa si potevano aspettare?

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  1. PIERO IANNELLI permalink
    2 dicembre 2010 21:39

    Iniziamo con BARILLA AMIANTO

    http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CB0QFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.umbriabonifiche.com%2Fbarilla-amianto-a-perdere-linchiesta-di-terranostra-canale9.html&ei=CgL4TIulGoyTswbSwbDZCA&usg=AFQjCNEC2DkAqlQlJv0xFmeu_ar_q5AtRw&sig2=szg-GuXWxIw6CsjdMX888Q

    Concludiamo con BARILLA-LEGAMBIENTE
    http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CBoQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.info.roma.it%2Fevento_dettaglio.asp%3Feventi%3D19349%26evento%3DBarilla%2520-%2520Legambiente%2520-%2520Buono%2520per%2520te%2C%2520sostenibile%2520per%2520l%2592ambiente&ei=eQL4TPH9IYj1sgbp9vjZCA&usg=AFQjCNGms2T0rr8h35SP1bEMTuNr8t4-Zw&sig2=JnaAtxS-xvXwvt7msHl45Q

    Questa è LEGAMBIENTE:

    http://www.wikio.it/article/legambiente-wwf-greenpeace-riscaldamento-globale-rinnovabili-231422184#news231422184

    Manca Rifkin..

    Dunque, Mario Tozzi perfettamente in linea con il “FUTUROLOGO” Rifkin che dichiarava :
    «Nucleare? L’Italia ritorna al Medioevo, la sinistra raccolga la sfida dell’energia pulita»
    fonte Andrea Carugati
    «Se l’Italia sceglierà il nucleare tornerà al Medioevo, e si avvierà verso il collasso. E non lo dico per motivi ideologici, ma per ragioni economiche: non ci sarebbe nessuna reale convenienza economica». Jeremy Rifkin, economista e saggista statunitense di fama internazionale, è stato ospite ieri della scuola di politica del Pd a Cortona.
    «In Europa ho collaborato con governi popolari e socialisti», premette. Ma quando gli si chiede un’opinione sull’annuncio del governo Berlusconi di un ritorno al nucleare, la sua chiusura è totale. – L’Unità il 14 settembre 2008

    Rifkin propone una soluzione estrema: non bisogna più mangiare carne in una nota intervista che riporto.
    D: Passi l’attenzione su questi temi, ma in «Ecocidio» lei pretende di eliminare il rischio “mucca pazza” abbandonando la pratica dell’allevamento di bestiame…
    R: «Certamente, perché sono convinto che le nostre scelte alimentari determineranno il futuro del nostro pianeta. Non è più tollerabile un sistema di allevamento industriale come quello che abbiamo costruito, che non rispetta minimamente l’animale sottoponendolo a una barbarie inimmaginabile. Una vera civiltà è capace di rispettare tutte le creature, umane o animali che siano. Ecco perché la nostra coscienza di uomini deve poter superare definitivamente la cultura della carne».

    D: E quali sono i motivi di tanto “giacobinismo alimentare”?
    R: «Io propongo in questo libro dati incontrovertibili sulle conseguenze dirette o indirette dell’allevamento su larga scala di animali destinati alla macellazione. Nel mondo ci sono ormai più di un miliardo di bovini che occupano oltre il 20% dei territori. Gli animali di solito mangiano erba, provocando la progressiva desertificazione di molte zone del pianeta. Le bestie producono poi tonnellate di rifiuti organici che contribuiscono a inquinare le falde acquifere. E come ultimo passaggio della catena alimentare, finiscono nelle nostre pance, provocandoci varie malattie: diabete, infarto, tumori».

    D: Tutto per colpa di una semplice bistecca, di un’innocua fettina?
    «Altro che innocua! La carne è un vero killer, almeno quanto le sigarette e l’alcol. Ecco perché dico che, non essendo più possibile tornare indietro a forme di allevamento rispettose dell’animale, come accadeva in secoli lontani, è meglio per tutti se abbandoniamo il consumo di carne».

    D: Mettendo in discussione non solo un comparto produttivo fondamentale, ma anche millenni di storia alimentare, di tradizioni popolari…
    R: «La cultura della carne non nasce da necessità di tipo biologico. E’ un tipico prodotto culturale, con valenze simboliche, che nasce insieme alla civiltà occidentale e che si collega strettamente a riti e festività di tipo religioso. Ma oggi tutto questo sistema culturale è praticamente scomparso. Oggi l’industria della macellazione ha sconvolto il nostro rapporto psicologico e simbolico con i bovini. D’altra parte le tradizioni culinarie più famose del mondo, quella italiana e quella francese, sono composte in buona parte da prodotti diversi dalla carne: formaggi, vegetali, pasta e così via. Non credo che abbandonare la carne sia uno sconvolgimento così disastroso come viene presentato».

    A questo suo “La cultura della carne non nasce da necessità di tipo biologico..”

    Credo molti avrebbero da obiettare, ma cito un articolo facilmente condivisibile:
    La dieta vegetariana è dannosa per i bambini?
    Lindsay Allen, ricercatrice dell’US Agricultural Research Service in California. «Ci sono sufficienti studi – ha dichiarato la Allen al convegno dell’American Association for the Advancement of Science di Washington – che mostrano come i figli delle madri che evitano tutti i cibi animali nascono più piccoli, crescono molto lentamente e presentano ritardi nello sviluppo, forse permanenti. Quando si parla di bambini piccoli, di donne incinte o di madri che allattano, rinunciare a questi cibi è addirittura immorale».07/03/2008

    Non sono un “nutrizionista” considero solo che se il buon Dio ci ha dotato di una vista binoculare frontale, e di un apparato boccale munito di canini, ( TIPICO DI CARNIVORI ed ONNIVORI ) e non ci ha fornito un stomaco esclusivamente, specializzato per i vegetali un buon motivo ci deve pur essere.

    E il motivo è la migliore adattabilità di un onnivoro.
    Questa duplice capacità di elaborazione di sostanze nutritive offre agli onnivori maggiori possibilità di assimilazione di nutrienti, maggiore scelta nella ricerca del cibo e consente un maggiore adattamento ai cambiamenti climatici.

    La maggiore varietà e più alta qualità della dieta, perciò, garantiscono all’organismo onnivoro una maggiore probabilità di sopravvivenza.

    Questi sono dati inconfutabili e realistici, come realistico è il deleterio perseverare in scelte anacronistiche e ideologiche, dettate da visionari. Ancorché dettate da interessi economici.

    Leggo un articolo : “RIFKIN,IL PROFETA ALLO CHAMPAGNE”
    Le organizzazioni guidate da Jeremy Rifkin – la Foundation on Economic Trends
    e la Greenhouse Crisis Foundation – si battono contro ogni forma di crescita
    (economica, scientifica, culturale) e sono tutte collegate alla Foundation for Deep Ecology, la
    più radicale organizzazione ecologista e uno dei principali finanziatori dei No global.
    D’altronde, questo Savonarola d’America, che non esita a fustigare la civiltà dei consumi,
    sembra mutar pelle quando lui stesso è in questione. Quando Rifkin venne in
    Italia all’inizio degli anni ’90, disdegnò la prima classe di un treno rapido,
    volle l’aereo per spostarsi da Milano a Venezia e si lamentò presso il
    suo editore perché l’albergo – lo sciccoso e centralissimo cinque stelle Danieli (oggi
    costa 320 euro a notte in bassa stagione) non era adeguato alla sua
    classe e al suo alto lignaggio di prof. Etico. E quando l’ex ministro
    dell’Agricoltura, Alfonso Pecoraro Scanio, cercò di ingaggiarlo come consulente e consigliere del ministero per le politiche agricole in Italia, alla fine non se ne fece nulla,
    e sapete perché? “Perché il chachet richiesto era troppo alto perfino per un
    governo” sostiene un collaboratore dell’ex ministro. Si dice che per la sua attività
    di conferenziere, Jeremy chieda un onorario che varia dai 2 ai 10 mila
    euro (oltre ovviamente al rimborso spese, aerei in business class e hotel a
    cinque stelle). Attualmente il prof. Etico è consulente di Romano Prodi.
    FONTE: Tempi

    ORA LO PAGA ALEMANNO? Che tristezza.

    Ben più chiaro quanto leggo su un sito del “popolo della libertà”: L’utopia ambientale
    di Paolo Della Sala – 2 dicembre 2005
    La scorsa settimana La Stampa riportava un articolo sulla recente visita di Jeremy Rifkin in Italia. Rifkin è un sociologo ed esperto di media, riciclato come scienziato ambientale. La firma è prestigiosa, non si tratta di un Beppe Grillo qualsiasi, ma di uno studioso americano comunque apprezzabile per quanto «leftist». Purtroppo la sua «ricetta all’idrogeno» si è ridotta, e di molto. A tre anni dall’uscita del suo libro su questo tema molte parole sono volate, nulla è successo. La tecnologia del presente è, al massimo, mista. Insomma, Rifkin non ha scoperto nulla. Un anno dopo il primo volo dei fratelli Wright c’erano già delle compagnie aeree, mentre ancora oggi l’idrogeno non vola, domani vedremo.
    Del resto Rifkin e gli ambientalisti difficilmente indovinano: gli ultimi due libri dello studioso sono un fallimento già nel titolo, al di là della quantità di credenti ambientalisti che li comprano. Ecco i titoli: La fine del lavoro (utopia marcusiana e marxista di un Eden fatto a misura di militante) e Il sogno europeo. Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno americano. L’ultimo titolo è perfetto, nel suo masochismo involontario: l’Europa sta eclissando il sogno americano così lentamente che si è addormentata, anzi, forse è morta. Ma questo è un particolare irrilevante, cosa importa invece è la consulenza offerta a Rifkin dal Commissario Ue Prodi.
    Più chiaro adesso?
    Il titolo del testo sull’idrogeno è ancora più interessante: Economia all’idrogeno. La creazione del Worldwide Energy Web e la redistribuzione del potere sulla terra. Come si vede, si tratta di una Utopia, nel senso pieno del termine. E’necessario chiarire una cosa: a tutti risulterebbe molto simpatica l’idea di non pagare più l’energia elettrica, ma di ottenerla semplicemente piazzando una «girandola» sul terrazzo. Il fatto che – a oggi – questo sistema non abbia trovato né acquirenti né produttori non si spiega sostenendo che è «tutta colpa della lobby dei petrolieri texani». I petrolieri texani non sono né poveri né stupidi: se si potesse rifare l’intero parco auto mondiale con l’idrogeno sarebbero i primi a godere… Se Beppe Grillo ci dicesse quanto costa il suo impianto a pannelli solari, e se questo investimento fosse conveniente per tutti noi comuni mortali, l’utopia sarebbe realtà. Ma ciò non succede.
    Inoltre nessun liberale, neocon, anti alqaedista che si rispetti, può dimenticare che il miglior sistema per fare fuori Hamas, Bin Laden, i mullah iraniani e compagnia bella è proprio quello di uscire dal petrolio grazie alla techné. Figuriamoci se non ci interesserebbe mandare a bagno i macellai mediorientali e i loro ricatti all’Occidente, così che i popoli arabi possano finalmente rimboccarsi le maniche, lavorare in economie libere e sollevare il capo, come è giusto che sia, come noi vogliamo (ma come i leftisti del mondo non vogliono). La realtà non corrisponde a questa Utopia. Il petrolio sale di prezzo mentre il peccato originale dei leftisti rimane proprio l’utopia.

    Utopie naturali
    L’utopia consiste nella creazione di un mondo all’interno di una scatola cranica. Se il modello è un romanzo (Swift, Hobbes etc.), un film, o un qualsiasi logos che non dissimuli l’intenzione di restare modello e non imporsi nella realtà, allora ogni idea è lecita, e il contributo al diletto e al progresso umano può essere rilevante. Se viceversa il modello che si confeziona è per cambiare il mondo, per sostituire il mondo, allora scoppiano disastri. Si rileggano tutti i romanzi di Philip K. Dick, in particolare La città sostituita o L’uomo dei giochi a premio. Da Platone in poi, infatti, ogni utopia tende a diventare dottrina e politica. L’ultima utopia politica è stata quella comunista, nelle due versioni internazionalista e nazionalsocialista-fascista, totalitarismo quest’ultimo derivato dal comunismo, come troppo spesso dimentichiamo di ribadire.
    Dopo il crollo comunista, l’utopia è tornata verso la fantascienza, la moda, il «virtuale», la tecnica, come utopie fictionali e/o possibili. Il tentativo di salvare il mondo per mano dell’uomo è invece rinato sotto la forma ambientalista. L’Utopismo ambientale non è morto col virus totalitarista perché non punta più al centro del potere, ma al centro delle coscienze. Anche in questo caso siamo tutti d’accordo: chi non è per la natura? Chi preferisce una periferia industriale a un lago in un parco o a un’isola incontaminata? Siamo dunque tutti per l’ambiente. Ma: «La rivoluzione energetica riguarda la democrazia. Ci sono tre grandi problemi a livello globale: il surriscaldamento, il debito del Terzo mondo e la tensione in Medio oriente. Sono tutti problemi che hanno a che fare con i Paesi produttori di petrolio. L’unica via d’uscita è stabilire un nuovo regime energetico realizzato in sinergia con il nuovo sistema di comunicazioni». Così dichiarava a maggio sul Corriere della Sera. Si può essere più chiari di così?

    Cause della rinascita utopista ambientale
    Molte le cause del successo (non in termini di voti) dell’utopismo ambientale. Una delle più dimenticate è il collegamento della fede nella Natura, con l’Apocalisse comunista. Tutte le culture che sono state soggiogate o hanno vissuto una crisi ontologica hanno infatti sviluppato un catastrofismo, questa è la tesi dell’antropologo Ernesto De Martino nel suo fondamentale saggio La fine del mondo. La cultura della «apocalisse» è del tutto diversa da quella cristiana, che non si fonda su una sconfitta, ma nasce nel momento dell’espansione della fede, e non è nichilista. Nell’Africa dominata dal colonialismo europeo sono nati moltissimi «movimenti profetici». Nel «1904 il movimento feticista e xenofobo di Epikilipikili: prevale il tema dell’antimagia nera, difesa magica dai bianchi e dalle loro armi segrete.
    Difesa della magia nera = difesa dai bianchi». (De Martino, op. cit. p. 362 et ita infra. Tema ambientalista:
    «difesa della Natura = difesa dal capitale».
    «Apocalisse del Bashilele, diffusasi nel 1933: avvento di un messia liberatore annunziato da temi catastrofici (ritorno collettivo dei morti, eclissi solare, comparsa di un cane nero parlante, comparsa di un uomo in parte bianco in parte nero Riti presso le tombe degli antenati, sospensione del lavoro, attesa del ritorno dei morti apportatori di benessere e ricchezze)». Siamo, all’opposto di Cristo, in un ambito di utopismo da catastrofe. «1926: André Nasuta fonda in Francia il movimento amicale Balali (amicalismo), uomo politico, Gesù-Matsua. Armata della Salvezza. Il movimento mvungista. Il movimento consista (Padre Spirito, Padre Kimbango e Padre Tedesco). Culti profetici popolari endogeni nell’ambito del sincretismo shinto-buddhistico in occasione della crisi post-bellica della società e della cultura giapponesi».
    E soprattutto questi illuminanti appunti: «La fine del mondo presso i Kenta o Kintak Bong, come punizione di Kei, essere supremo, per colpe derivanti da trasgressioni ai suoi ordini: sacrifici per evitare questa catastrofe. N.B. Manca un rinnovamento del mondo nella forma di paradiso finale». «Presso gli indigeni delle isole Caroline, Namoluk esegue la fine del mondo su ordine dell’essere supremo a motivo della colpevolezza degli uomini, e utilizzando tuono, uragano, fulmini e due esseri, uno dei quali stringe da tutte le parti terra e mare mentre l’altro getta grandi massi dal mare sulla terra». [tsunami?]

    Come si vede, si tratta dello stesso procedimento seguito dall’Utopia ambientalista.
    Questo il modello:
    Sovranità della Natura, intesa come corpo vivente e madre dei viventi;
    le catastrofi della natura sono dovute a peccati dell’uomo contro di essa;
    il consumo e il mercato sono contro natura;
    l’uomo è un animale, c’è trascendenza ma nella materia;
    l’estinzione possibile: il catastrofismo come ricatto e modo di indottrinamento.
    L’utopia ambientalista è l’unica fede universalmente ammessa all’interno delle scuole.
    Quando capiremo che trasmissioni come Velisti per caso, Geo etc. sono dottrina?

    In un articolo “FLAUTOLENZE ECOLOGICHE” LEGGO:
    L’economista e filosofo americano Jeremy Rifkin è recentemente ritornato su un argomento che sembra gli stia particolarmente a cuore: il surriscaldamento globale dovuto a sorgenti animali. Rifkin, che è stato spesso definito attivista professionista, dopo essersi distinto come pacifista, particolarmente attento ai crimini americani durante la guerra del Vietnam (i crimini commessi da altri non gli interessano per niente), è stato colto dal pallino dell’ecologia, non si sa bene in base a quali particolari conoscenze scientifiche in proposito. E’ riuscito a farsi passare come esperto di problemi energetici, tanto da farsi assumere come consulente per il settore da parte di Romano Prodi, all’epoca Presidente della Commissione Europea, ed attualmente svolge attività di consulenza al Ministero dell’ambiente (dipendente da Pecoraro Scanio, altro noto esperto di problemi ecologici) e presso la regione Puglia (governata da Nichi Vendola).
    Ora, convinto della necessità di distinguersi dalla massa degli altri ecologisti d’accatto, che predicano un giorno sì e l’altro pure contro l’uso del petrolio, fonte principale dei gas serra che – a loro dire – porteranno la terra alla distruzione, ha pensato bene di dichiarare che i veri grandi produttori di gas serra non sono i mezzi di trasporto, ma i bovini. Secondo lui la quantità di gas serra prodotti dalle flatulenze dei bovini supera addirittura quella provocata dalla circolazione automobilistica mondiale. Non è ben chiaro in base a quali studi scientifici sperimentali sia giunto a questa sconvolgente conclusione, ma non è costume degli ecologisti militanti giustificare in modo serio e documentato le proprie affermazioni.
    Da qui la sua proposta di eliminare nella misura del possibile il consumo di carne, convertendoci tutti al vegetarianesimo (Rifkin è evidentemente vegetariano). Ciò, secondo il filosofo ambientalista, permetterebbe di ridurre in maniera drastica il numero dei bovini inquinanti, e quindi migliorerebbe sensibilmente le condizioni climatiche. Naturalmente, al fine di dissuadere la gente dal consumare carne, suggerisce di istituire un’apposita tassa su quei consumi. Sembra proprio che gli ecologisti, tutti sfrenatamente di sinistra, non siano capaci di ragionare se non in termini di tasse.

    A me sembra invece che le flatulenze più pericolose ed inquinanti sono quelle verbali prodotte da tanti ciarlatani ed apprendisti stregoni, il cui unico scopo è di suscitare allarmi nella popolazione e di lucrare generose consulenze, incarichi e quant’altro..

    Cordialmente.

    Piero Iannelli

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