La fiera del catastrofismo zootecnico – sesta parte: la deforestazione
Alle emissioni conteggiate finora i due consulenti ambientali aggiungono quelle della deforestazione, sottraendo lo stock di carbonio contenuto nel corpo degli animali. Anche questo è discutibile perché pascoli e colture agricole, e effluenti zootecnici, cioè letami, liquami, e polline, trattengono una enorme quantità di carbonio.
Va stornata dalla stima anche la quota di carbonio che dai prodotti animali è diventata parte del corpo delle persone durante la recente crescita demografica. Inoltre per un confronto serio bisognerebbe calcolare non la deforestazione totale, ma la differenza della deforestazione dovuta ai terreni usati per la zootecnia e quella dovuta ai terreni usati per una dieta alternativa. Non sono calcoli semplici, però non fanno nulla di tutto ciò.
Solo le foreste giovani, cioè in accrescimento, captano il CO2 e la immagazzinano nella biomassa della foresta (carbon stock), le foreste mature, cioè in equilibrio, non alterano la concentrazione di carbonio atmosferico. Invece le colture agricole per sostenere la zootecnia captano molto carbonio perchè le produzioni sono incentivate da lavorazioni, concimazioni e irrigazioni. Facendo un confronto di crescita: un ettaro di silomais ( foraggio per bovini) ha un fabbisogno in azoto che è quasi 4 volte il fabbisogno di un ettaro a pioppo, che cresce comunque più velocemente di una foresta spontanea, perché coltivato.
I due scienziati danno per certo:
– che il terreno agricolo e i pascoli siano stati ottenuti tramite deforestazione: ma non è così, molti pascoli e terreni erano originariamente praterie, malghe, paludi, steppe, tundre o savane, dove non riesce a crescere una foresta. La zootecnia sfrutta molte zone altrimenti improduttive, dove non possono crescere altro che erba, licheni o arbusti ecc.
– che la deforestazione attuale sia dovuta alla ricerca di nuovi pascoli e di terreni agricoli destinati alle produzioni zootecniche, questo è vero solo in parte perchè dove c’erano milioni di ettari di foresta adesso ci sono piantagioni di eucalipto e di canna da zucchero, e ultimamente di mais per etanolo, che nulla hanno a che fare con la zootecnia. Inoltre se nel mondo fosse vietata la zootecnia, la deforestazione ci sarebbe comunque, come in Africa, perché il legname è una fonte di reddito, a prescindere dallo sfruttamento come pascolo o terreno agricolo della zona deforestata.
Alle emissioni dovute alla deforestazione Robert Goodland e Jeff Anhang aggiungono le emissioni prodotte dai combustibili fossili, per produrre la stessa quantità di energia che si potrebbe ottenere dalle colture bioenergetiche, coltivate proprio sui terreni ora destinati alla zootecnia. Il ragionamento è talmente contorto da rasentare la fantaeconomia. Tra l’altro reputo le bioenergie la scelta energetica più sbagliata perché determinano competizione alimentare, non sono energie pulite e hanno costi del kWh più elevati dei combustibili fossili come gas e carbone di un fattore 5 a 20.
I due consulenti ambientali fanno i seguenti errori:
– non fanno il confronto con una dieta alternativa, che necessita comunque di terreni agricoli
– non calcolano che su gran parte dei pascoli nulla cresce di bioenergetico, e che gran parte dei mangimi sono sottoprodotti che vanno stornati
– danno per scontato che i politici dell’intero pianeta sostengano con incentivi la produzione di bioenergie su milioni di ettari
– non considerano che milioni e milioni di ettari sono coltivati per prodotti non alimentari o non strettamente necessari alla vita: carta, legnami, alcolici, tabacco, caffè, thè, e colture tessili, e non fanno alcun cenno alla necessità di diminuirne i consumi
– non analizzano le molte azioni che l’uomo potrebbe intraprendere per evitare la ricerca di nuove terre da coltivare e quindi la deforestazione. Ad esempio:
- l’irrigazione e la meccanizzazione di tutti gli attuali terreni agricoli nei paesi in via di sviluppo che potrebbero aumentare enormemente la quantità di calorie prodotte sul pianeta. A mio parere questa dovrebbe essere la forma più efficace di aiuto ai paesi in via di sviluppo
- la transizione graduale delle culture alimentari legate al riso ad altri cereali con produzioni ettaro più elevate come il mais, o che necessitano meno acqua come il grano.
- la coltivazione di alghe, da foraggio o da biomassa energetica, attuata sia direttamente in mare, sia in vasche come alternativa all’attuale depurazione dei reflui urbani.
Continua…
Le puntate precedenti:
La fiera del catastrofismo zootecnico – prima parte: le equivalenze
La fiera del catastrofismo zootecnico – seconda parte
La fiera del catastrofismo zootecnico – terza parte: il metano
La fiera del catastrofismo zootecnico – quarta parte: CO2 e N2O
La fiera del catastrofismo zootecnico – quinta parte: la respirazione animale