Ricerca partecipata
6 febbraio 2011
Dalla presentazione del programma di sviluppo e innovazione della Fondazione Diritti Genetici, di cui abbiamo già parlato:
La ricerca partecipata si distingue dal modello di ricerca tradizionale per il coinvolgimento di soggetti portatori di interesse e dei beneficiari dei suoi risultati in tutte le diverse fasi del suo svolgimento. La partecipazione rappresenta una forma di alta democrazia dei processi di conoscenza, dove i beneficiari ultimi determinano sia i processi di ricerca che l’interpretazione delle azioni che devono seguire.
5 commenti
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siete sicuri che in Fondazione Diritti Genetici tutti la capiscano, vista l’obnubilazione ideologica? Sicuramente la capisce Capanna che non è un ideologo ma un istrione.
e’ un aberrazione, la ricerca partecipata. I ricercatori non devono avere un agenda politica, ricercando quello che fa piacere o comodo alle lobby di qualsiasi tipo. I ricercatori devono ricercare a 360 gradi (nei limiti dell’etica condivisa universalmente, con le esclusioni piu’ ovvie), DOPO sta alla societa nel suo complesso a decidere cosa e’ utile o inutile, ammissibile o non ammissibile. Sono due ruoli diversi com’e’ ovvio a tutti i ricercatori e a tutti i politici sani di principi.
La “ricerca partecipata” è la premessa ideologica della Santa Inquisizione: la Terra è piatta, lo dice la gente
Temo che la situazione sia ancora peggio. Lo scienziato sta cercando di capire quali malattie vuole la gente, mentre mi pare che qui si stia decidendo di quali malattie far ammalare incoscentemente la gente. L’idea è quella di guidare un gregge ignaro agitando spauracchi a destra e sinistra per pilotarlo verso un destino autodistruttivo.
Stiamo chiudendo 47000 aziende agricole l’anno da 10 anni almeno, la taglia media delle aziende italiane è oltre i 10 ettari, ossia più della tagòlia media delle aziende che nel mondo coltivano OGM e tutti i segnali che vengono da Bruxelles sono di arretramenti.
La FDG va a Bruxelles per drenare altri fondi, serve una lobby alternativa fatta da scienziati ed agricoltori che faccia pressioni a Bruxelles, senza quella siamo fritti,
ciao roberto
Roberto
Ecco perchè chiamo la Confcoltivatori una “confraternita d’ignavi”