Lega Nord: padroni a casa tua, fin dentro il piatto
Almeno a giudicare dal progetto di legge regionale presentato in Lombardia dai consiglieri Longoni, Bossi (detto “trota“), Bianchi, Ciocca, Colla, Pedretti, Toscani, Cecchetti, Parolo, Romeo, Galli, Bossetti, Marelli, Ruffinelli, Orsatti e Bottari, dal titolo “Norme in materia di emissione deliberata in ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM) e in materia di consumo di alimenti nelle mense scolastiche“.
E’ già edificante l’introduzione (i grassetti sono nostri):
Circa le basi giuridiche a sostegno di questo provvedimento, oggi possiamo decisamente affermare che tutte le istituzioni competenti hanno espresso la chiara volontà di lasciare agli stati membri la facoltà di vietare su tutto il territorio nazionale, o parte di esso, la coltivazione di vegetali geneticamente modificati
Abbiamo capito bene? Non c’è più bisogno di cercare nella giurisprudenza, regionale, nazionale o comunitaria il fondamento giuridico di un progetto di legge. Ormai è più che sufficiente dare uno sguardo a google news, e riportare qualche lancio d’agenzia. E poi:
In conclusione, senza entrare nel merito delle tematiche sanitarie, agronomiche, sociali ed economiche relative agli OGM, sulle quali si sono scritti fiumi di parole e ancora oggi non vi sono certezze per consumatori ed agricoltori, chiediamo con questo PDL uno slancio di coraggio da parte del Consiglio regionale per delineare una posizione netta e precisa in materia
Questa cosa di non voler mai entrare nel merito sembra essere il minimo comun denominatore di ogni buon anti-OGM che si rispetti, sia che si chiami Renzo Bossi, sia che si chiami Mario Capanna. Non che la cosa meravigli, o vi aspettereste forse che chi non riesce a entrare nel “merito” giuridico sia capace di entrare nel “merito” scientifico”?
Passiamo all’articolato, secondo il quale diventerebbe punibile (con ammenda fino a 50.000 euro) l’immissione di OGM nelle seguenti aree regionali:
a) territori classificati come parchi e riserve naturali definiti a livello regionale e territori facenti parte della rete Natura 2000;
b) aree investite da produzioni agricole oggetto di certificazioni di tipicità e qualità ai sensi delle normative europee, nazionali e regionali in vigore;
c) aree investite da produzioni agricole biologiche e biodinamiche;
d) ogni altra area agricola la cui proprietà inoltri alla Regione la richiesta di classificazione come terreno libero da OGM;
e) le aree del demanio regionale e ogni altra area che la Regione ritenga debba essere preservata ai fini della tutela della biodiversità e dell’ecosistema.
Ovvero praticamente ovunque, ma se fosse rimasto fuori qualche ettaro
il divieto di emissione deliberata nell’ambiente di OGM viene esteso a tutte le porzioni di territorio regionale esterne e contigue alle aree di cui al comma 1 per una distanza utile ad evitare ogni forma di contaminazione diretta.
Ma pensano che abbiamo tutti l’anello al naso? Se poi guardiamo l’art. 5, quello che si occupa delle mense scolastiche, si esordisce con toni millenaristici:
La Regione tutela la salute quale fondamentale diritto dell’individuo e promuove tutte le azioni necessarie a prevenire i possibili rischi alla salute umana derivanti dal consumo di alimenti contenenti OGM o prodotti derivati da OGM
Sapevate che tra i diritti fondamentali dell’individuo vi fosse quello di non magiare OGM? E che questo diritto prevale su quell’altro, il diritto di proprietà, effettivamente un po’ antiquato e fuori moda, secondo il quale ognuno a casa sua fa l’accidente che gli pare?
E quali sarebbero i rischi per la salute umana derivanti dal consumo di alimenti contenenti OGM? Ah, già… Loro non entrano nel merito. Ma a casa vostra ci entrano, eccome, e si infilano anche nel piatto:
nelle mense prescolastiche e scolastiche, negli ospedali e nei luoghi di cura e di assistenza, gestiti in qualsiasi forma da soggetti pubblici o privati, devono essere somministrate le seguenti tipologie di prodotti:
a) prodotti non derivati da OGM o che non contengano OGM;
b) carni e prodotti ittici le cui origini in termini di filiera siano riportate espressamente in etichetta, secondo le disposizioni europee, nazionali e regionali in vigore;
c) prodotti dell’agricoltura biologica e biodinamica;
Se non avete presente cosa sia esattamente l’agricoltura biodinamica, così come fu codificata da Rudolf Steiner, potete ripassarlo qui, prima di correre a scuola a riprendere i vostri figli, ché è quasi ora di pranzo.
Sì, volevamo farlo anche noi un post su sta roba, davvero schifosa.