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Libertà d’impresa, questa sconosciuta…

3 marzo 2011

Ogni volta che appare all’orizzonte qualche nuova proposta per la riforma della PAC prevista per il 2013, viene la tentazione di sprangare porte e finestre e oliare il fucile, non prima di aver messo da parte scorte adeguate di viveri non deperibili.

Se finora gli indirizzi in discussione sembravano già sufficientemente paradossali, adesso con l’ultima proposta del tedesco Albert Dess si raggiungono vette sublimi. L’europarlamentare bavarese, iscritto al PPE e titolare (ma guarda un po’…) di una fattoria didattica, propone di tagliare drasticamente i fondi destinati agli aiuti diretti, non solo per equiparare i pagamenti finora molto diseguali tra nazione e nazione (cosa che già si sapeva), ma per spostarne una bella fetta verso il secondo pilastro, quello degli aiuti allo sviluppo, che verrebbe orientato pressocché esclusivamente verso misure di tutela ambentale.

Non solo: anche per accedere agli aiuti diretti bisognerebbe impegnarsi ad utilizzare, nell’ambito di rotazioni biennali o triennali, pratiche agricole “ecocompatibili”, e queste pratiche diventerebbero di fatto obbligatorie, ovvero chi non le rispetta verrebbe sanzionato.  L’esproprio per ora ci viene risparmiato (anche se a questo punto potrebbe essere la soluzione più ragionevole), almeno fino al prossimo giro di pista.

Finora la proposta ha ottenuto solo critiche, anche se l’esperienza ci dice che ogni volta che una nuova proposta organica entra prepotentemente a sparigliare giochi già fatti, come in questo caso, le discussioni e i negoziati successivi difficilmente riescono a non tenerne conto. E avanti il prossimo.

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