L’olio di Petrini
7 marzo 2011
Il meccanismo è sempre la stesso: qualcuno (per superficialità o malafede, o più probabilmente per entrambe) capisce fischi per fiaschi, ma dato che è abituato a pontificare senza che nessuno gli faccia notare i limiti angusti della sua competenza, sale sul pulpito e spara ad alzo zero. Gli organi d’informazione, poi, che non hanno la più pallida idea di come si verifica l’attendibilità di una notizia, mandano giù tutto il beverone e rilanciano la bufala ai quattro venti.
La solita storia della solita penosa figura. Protagonisti: Carlo Petrini, Slow Food, Sole24Ore, Corriere della Sera, Repubblica ed altri. Consumatori e produttori sentitamente ringraziano.
Per un resoconto completo, Luigi Caricato su TeatroNaturale.
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Ma volete mettere un olio proveniente da olive biodinamiche dove è stato macerato un corno di bovino di razza podolica? Qui sta la vera “verginità” (non quella Rubyca…)
Bando alle ciance, i consumatori di olio dovrebbero consoscere
il vecchio modo empirico di stabilire l’accettabbilità di un olio e la sua più o meno acidità. Esso consiste nel mettere una o due gocce dell’olio sul palmo della mano e poi con l’altra mano aperta sfregare bene in modo da produrre calore e scaldar bene i due palmi. Fatto questo portatevi il palmo al naso ed in questo modo sentite gli odori e se il’olio ha un’acidità eccessiva.