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Un Fatto è un Fatto – 2

19 marzo 2011

A distanza di pochi mesi l’uno dall’altro un paio di amici della Valle, Dario Bressanini e Michele Boldrin, sono intervenuti sul Fatto Quotidiano per criticare la scarsa serietà professionale dei giornalisti italiani, ognuno nell’ambito di sua competenza: la scienza e l’economia. Bressanini:

Questo è un articolo che avrebbe dovuto essere postato nella sezione “Scienze” de Il Fatto. Se ci fosse. C’è “Piacere quotidiano”, “Tecno” e persino “Sport e Miliardi” ma non Scienze. Questo è purtroppo tipico della considerazione che le scienze hanno in Italia negli ambienti “intellettuali”. Anche sul web. Il recente Macchianera Blog Award che ha visto premiato ilFattoquotidiano.it aveva categorie per tutti: blog erotici, musicali, cinematografici, persino il “miglior blog andato a pu##ane”. Ma boia se c’era una categoria “scienza”. E non è che in Italia manchino i blog di Scienza.

Gli italiani sono pronti a innamorarsi dell’ultima ca##ata hi-tech, a patto che serva per comunicare e faccia sentire un po’ più cool e social, ma in scienze sono mediamente ignoranti, a volte con buffe conseguenze. Alla tecnica diagnostica chiamata Risonanza Magnetica Nucleare anni fa hanno dovuto togliere la parola “Nucleare” perché le persone ne avevano timore, associandola all’energia nucleare o alle radiazioni. Il termine invece si riferiva ai nuclei degli atomi (solitamente idrogeno) che vengono rilevati dalla macchina.

Quando guardiamo una pubblicità di uno yogurt sentiamo parlare di “fermenti” perché il consumatore medio ha paura della parola corretta: batteri, che associa alle malattie.

Cittadini disinformati producono intellettuali e politici egualmente disinformati, e che spesso sento pontificare di argomenti scientifici di cui non hanno neanche le basi minime per discutere, disinformando a loro volta altri cittadini. Si confondono energia e potenza parlando di energia, o si continua a parlare dell’idrogeno come di una “fonte di energia” e non invece come di un modo per “trasportarla”, visto che l’idrogeno lo si deve produrre in qualche modo.

Quasi parallelo Boldrin:

Fatte salve rare eccezioni, il giornalismo economico italiano appare popolato da incompetenti il cui unico obiettivo sembra essere ingraziarsi qualche “potente” propagandone le “teorie”. Incuranti dell’analisi economica più elementare, delle statistiche e dei fatti noti a tutti. Gli esempi d’incompetenza e servilismo sono così frequenti da rendere imbarazzante la scelta.

L’embrassons-nous, insomma, è generale: poche sere fa, nel corso di una trasmissione televisiva, Tremonti, Fausto Bertinotti, Ferruccio de Bortoli ed Eugenio Scalfari discutevano dell’impoverimento delle economie occidentali e dell’avanzata di quelle orientali. Già la formulazione del tema disinforma: l’unica economia occidentale che, nell’ultimo decennio, si è impoverita è quella italiana. Tutte le altre si sono arricchite, alcune in modo sostanziale. Questo banale fatto viene sistematicamente celato dai media italiani: rischia, se rivelato, di far evaporare l’illusione collettiva secondo cui i nostri guai non sono il frutto di folli politiche nazionali (condivise da destra e sinistra), ma di una non ben identificata speculazione internazionale, e dei cinesi, ovviamente.

Durante la trasmissione, il ministro Tremonti – con didattica lavagnetta – ha proferito un’improbabile valanga di corbellerie. Non solo il conduttore, Michele Santoro, sembrava perfettamente a proprio agio in tale orgia della chiacchiera, ma anche i due giornalisti presenti che, almeno per il loro passato professionale, qualcosa di economia dovrebbero capirci, hanno evitato attentamente di fare al signor ministro alcune ovvie domande. Tipo quelle poste da Giulio Zanella su Noisefromamerika.org: 1) Tutti i paesi Ocse fanno parte del Wto, sono aperti al commercio internazionale, in particolare con Cina e India: perché l’Italia soffre più di tutti ed è l’unico paese dove il tenore di vita è inferiore a 10 anni fa? 2) Poiché per ogni acquisto “speculativo” deve esserci una vendita, può spiegare, signor ministro, in che modo gli speculatori creano “carovita”, ovvero spingono tendenzialmente in alto i prezzi? 3) Perché il deficit spending a livello nazionale fa disastri, mentre a livello europeo, se si seguisse la raccomandazione su cui lei insiste di emettere eurobond, regalerebbe un futuro roseo ai giovani?

Il che racconta perfettamente un paese in cui si evita con cura di entare nel merito delle cose per evitare che analisi corrette e comprensibili possano fornire argomenti agli avversari, e in cui l’informazione contribuisce a generare la melma e il fango nei quali si rotolano e si azzuffano gli Orazi e i Curiazi della nostra politica.

Ed è curioso come sia possibile affrontare argomenti del genere solo dalle pagine del Fatto Quotidiano: c’entrerà qualcosa l’indipendenza economica della testata che non deve la sua sopravvivenza a sussidi pubblici, ovvero alla benevolenza della politica?

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3 commenti leave one →
  1. bacillus permalink
    19 marzo 2011 18:20

    Condivido appieno queste tue considerazioni, Giordano. Fatta salva la sostanza degli interventi di Bressanini e Boldrin, che resta sacrosanta, aggiungo un paio di note a margine che sono insignificanti, ma che forse è utile prendere in considerazione.

    A quanto pare dopo quel ficcante intervento di Dario, Il Fatto ha creato una sua sezione “scienze”: si chiama Saturno. E’ un recupero in estremis, ma resta il vulnus di non averci nemmeno pensato all’inizio. Non importa.
    Non posso mancare di notare, però, che proprio Il Fatto, in termini di manipolazione dei fatti, non si discosta più di tanto dal resto del panorama informativo italiano. Gli esempi si sprecano e non basta la comparsa di un paio di saggi interventi per dare qualità al progetto. E’ il dramma culturale del giornalismo italiano fatto di faziosità, abitudine alla strumentalizzazione, incompetenza, arroganza, ed in cui sono veramente rari i casi di alta professionalità.
    A questo punto c’entra poco la fonte del finanziamento. Se non cambiano gli atteggiamenti culturali alla radice non ne veniamo fuori: da una stampa assoggettata alla politica passeremo ad una stampa assoggettata alle corporazioni. Non c’è differenza.

  2. bacillus permalink
    19 marzo 2011 18:23

    Ma si dice estremis o extremis? Maledizione, vedi quanto sono ignorante? 🙂

  3. 20 marzo 2011 00:03

    extremis, suppongo… 🙂

    è vero, il Fatto ha il merito di essere aperto a ogni tipo di interventi e commenti, ma come giornale non si discosta dagli altri: ovvero, che Dario, Michele e molti altri (ma tra i molti altri c’è anche una quantità inverosimile di cazzari) possano ogni tanto scriverci è senz’altro cosa buona e giusta, ma il problema è l’informazione e la divulgazione, più che il commento.
    Non esistono redazioni econmiche o scentifiche degne di questo nome: le pagine scientifiche dei giornali pubblicano notizie di studi solo sulla base di quanto sono curiose o bizzarre, senza mai verificare l’attendibilità degli studi in questione, quelle economiche fanno lo stesso rilanciando i comunicati stampa di questa o quella corporazione, senza mai farsi sfiorare dal dubbio che senza verificare si potrebbero scrivere cazzate, come 9 volte su 10 avviene.

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