Li chiamavano “reciprocità”
Chiediamo regole di reciprocità. In Europa non sempre vengono applicate e una buona volta penso sia giusto pretenderle.
Maurizio Sacconi, PdL
Reciprocità sì, protezionismo no. Accanto a un atteggiamento difensivo ce ne vuole uno offensivo a sostegno delle imprese e della loro capitalizzazione.
Enrico Letta, PD
Come scrive Fabiano Schivardi su lavoce.info, da cui ho tratto la tabella qui sopra,
proteggere le imprese dalle scalate, particolarmente estere, danneggia l’economia del paese, ma fa comodo a gruppi di potere influenti. Aiuta i “capitalisti senza capitali”, che attraverso catene di controllo, patti di sindacato e banche di sistema controllano le imprese con lo zero virgola del capitale di rischio. Piace a una ristretta cerchia di manager autoreferenziali che si muovono con molta grazia e poco sforzo da un consiglio di amministrazione all’altro, senza doversi preoccupare troppo della performance delle aziende che gestiscono, forti di un sistema di relazioni inossidabile. Fanno comodo a un potere politico che preferisce un interlocutore imprenditoriale nazionale, possibilmente debole e sensibile alle istanze della politica. Con questi interessi in gioco, è facile prevedere come andrà avanti la “battaglia” per l’italianità.
Ma per favore, almeno non parliamo di reciprocità.
i valori riportati in tabella sono indici semplici o ponderati? in quanto nel primo caso numeri sarebbero distorti da una forte presenza di micro imprese, nel secondo no.
Sono dati omogenei relativi alle imprese manifatturiere con almeno dieci addetti.