Protezionismo, ma quanto mi costi?
Questa è una di quelle storie che il famoso marziano, dopo essersi fatto la sua famosa passeggiata sulla Terra, racconterebbe ai nipotini davanti al caminetto.
Dunque, gli Stati Uniti sussidiano i coltivatori di cotone: la cifra varia di anno in anno (2,3 miliardi di dollari nel 2003, 4,2 nel 2005, 872 milioni l’anno scorso) ma non sono pochi soldi. La cosa non è mai piaciuta al Brasile, che nel 2003 ha portato gli Stati Uniti di fronte all’International Trade Court, sostenendo che il governo americano stava ingiustamente rafforzando le sue esportazioni di cotone mettendo al tempo stesso gli esportatori brasiliani in una posizione di svantaggio. Il Brasile ha vinto, nel 2005 ha sconfitto gli Stati Uniti anche in appello, ma la battaglia legale è continuata sul fatto se gli Stati Uniti si siano o meno nel tempo adeguati alla sentenza del WTO.
Per tagliare la testa al toro, nel 2010 il governo degli Stati Uniti ha raggiunto un accordo con il Brasile, grazie al quale si impegna a versare al governo brasiliano 12.275 milioni di dollari mensili (oltre a un paio di una tantum di 30 e 4,2 milioni di dollari) per… finanziare i produttori brasiliani!
In soldoni, per poter continuare a godere dell’impagabile soddisfazione di sussidiare i produttori nazionali, il contribuente americano deve farsi carico anche dei sussidi degli altri. Il totale dei pagamenti degli Stati Uniti al Brasile dovrebbe raggiungere 157 milioni di dollari entro la fine di questo mese.
E’ la politica pubblica più stupida che abbia mai incontrato
ha detto il repubblicano del Massachussets Barney Frank, e non c’è dubbio che abbia ragione, ma nonostante la Camera abbia approvato una legge di bilancio che impone di ridurre la spesa pubblica per 5.800 miliardi dollari in 10 anni, medicare e medicaid compresi, i sussidi al cotone brasiliano non sembrano essere nella lista dei tagli previsti.
Le gioie del protezionismo.