Quesito numero due: la remunerazione del capitale. La storia di Phnom Penh
Tra i tanti argomenti a sostegno del voto al secondo quesito referendario, quello che nelle intenzioni dei proponenti vorrebbe impedire una adeguata remunerazione del capitale investito nella gestione dei servizi idrici (e non solo), si tirano spesso in ballo i paesi in via di sviluppo. Lasciare che l’acqua venga pagata ciò che costa sarebbe immorale, e finirebbe per assetare popolazioni già in un intollerabile stato di indigenza. Per questo sarebbe meglio tenere lontana la logica del profitto dai sistemi di distribuzione dell’acqua. “L’acqua non è una merce!” è lo slogan più gettonato.
Proprio oggi l’emittente NPR ha riportato una storia che merita di essere raccontata. E’ la storia (qui l’audio) di Phnom Pehn, in Cambogia, dove in pochi anni l’acqua potabile ha raggiunto il 92% delle abitazioni. In che modo? Semplice: installando i contatori e facendo pagare l’acqua per ciò che costa.
Le baracche dei sobborghi della città sono piccole e scure. All’interno di una di esse, un paio di tavole separano la camera da letto dallo spazio comune. La luce filtra dal tetto di lamiera ondulata sul pavimento sporco. Ma qui Khive Thol, 60 anni, beve acqua del rubinetto.
Dice che prima doveva far bollire l’acqua dei containers. Comprava l’acqua da un camion che passava ogni settimana. Lei non sa da dove proveniva quell’acqua – probabilmente dal fiume, aggiunge.
Khive Thol pagava 1 dollaro al giorno per dell’acqua sporca e pericolosa. Ora paga circa 4 dollari al mese per l’acqua del rubinetto in casa propria – e così fanno tutti i suoi vicini.
L’artefice di quello che oggi molti definiscono un miracolo è il direttore della Phnom Penh Water Supply Authority Ek Sonn Chan. Nel 1990 accompagnava lui stesso le squadre di operai in giro per una città in cui le perdite ed i furti d’acqua erano la regola cercando di convincere i cambogiani che l’installazione di un contatore dell’acqua e l’imposizione di una tariffa significava risparmiare denaro e vivere più sani.
Sono convinto al 100% che è possibile risolvere i problemi idrici per tutti in questo mondo. Il problema non è nella scarsità delle risorse idriche, non è la mancanza di finanziamenti, ma la mancanza di una buona governance.
Ed infatti oggi sulla agenzia (pubblica) da lui diretta fioccano offerte da parte di numerosi investitori privati, attratti evidentemente non tanto dal desiderio di dar da bere agli assetati quanto di vedere adeguatamente remunerati i loro capitali:
Nel 1994, ci siamo dovuti mettere a sedere attorno a un tavolo con con agenzie internazionali per cinque giorni consecutivi per rastellare da loro 10 milioni dollari di assistenza, dato che le nostre pérformances erano così negative. Oggi possiamo stare qui ad aspettare e la gente viene a bussare alla porta e ci chiede, “avete bisogno di soldi?”
Tra tutti gli argomenti usati in questa campagna referendaria, quello che mette in mezzo le popolazioni dei paesi in via di sviluppo e le loro difficoltà nell’approvvigionamento idrico è forse il più disgustoso e disonesto.
… e allora? che facciamo quindi trasferiamo la gestione dell’acqua da una a genzia pubblica ad una privata? Non mi interessa nulla della Cambogia e di come abbiano attuato le loro politiche sull’acqua o altro.
Qui dove abito, in italia, è stata da poco “privatizzata” la gestione dell’acqua. Bollette raddoppiate per tutti, perdite nella distribuzione e furti di acqua (dalle fontanelle e dalle bocchette, per annaffiare orticelli privati e per laboratori artigianali) che procedono imperterriti come prima del cambio gestione… in più percentuali di arsenico fuori da qualsiasi parametro accettabile per la salute umana… colpa sicuramente anche del sindaco che ha gestito con indolenza la distribuzione in precedenza; solo che il primo non ha chiesto(avendone diritto) i fondi cee per i depuratori, il privato innalzerà eventualmente ancora di più le tariffe, a fronte di un presunto investimento che non ci sà dire quando avverrà…
Per favore, continuate a parlare di biotecnologie, quando lo fate la mia stima non ha confini, lasciate perdere altre tematiche in cui dimostrate una ignoranza soprattutto dei fatti accaduti od in corso di accadimento.
Grazie mille.
scusate, mancava la firma sopra.
Arnaldo.
arnaldo, alcune considerazioni:
1) in genere qui parliamo un po’ di quel che ci pare.
2) “trasferiamo la gestione dell’acqua da una a genzia pubblica ad una privata?” se avessi letto con attenzione l’articolo ti saresti reso conto che racconta la storia di un’agenzia pubblica, non privata, che è riuscita a migliorare significativamente la gestione del servizio “remunerando il capitale investito”.
3) “dove abito, in italia, è stata da poco “privatizzata” la gestione dell’acqua” Non so dove abiti, ma spesso si fa confusione tra società private e società pubbliche a diritto privato. Le seconde, anche se sono SpA, sempre pubbliche sono se la proprietà del capitale di maggioranza è pubblico. ACEA è una SpA, ma non credo che Alemanno avrebbe potuto piazzarci dentro 600 compari se il consiglio di amministrazione avesse dovuto risponderne a degli azionisti privati o non avesse avuto la possibilità di scaricarne il costo sulle tasse dei contribuenti.
4) “colpa sicuramente anche del sindaco che ha gestito con indolenza la distribuzione in precedenza” E allora torniamo a dare tutto in mano al sindaco? Ci sono 60 miliardi da spendere sugli acquedotti italiani a causa di milioni di sindaci come il tuo, o il mio, che hanno usato la gestione del servizio idrico come serbatoio di occupazione e consenso per gli amici degli amici. Il 40% dell’acqua, facendo una media nazionale, quindi immagina cosa è il sud, se ne va tra perdite, furti e rotture. Allora le cose sono due: o affidiamo la gestione del servizio attraverso una gara ad evidenza pubblica (cosa che il primo quesito vuole impedire) e attiriamo i capitali necessari per realizzare gli investimenti (e l’unica maniera per attirarli è garantire loro un ritorno adeguato) oppure continuiamo tutto come prima. E guarda, ma non credo che sia un gran segreto, che tutto ciò che non paghi in bolletta lo paghi con le tasse. E con le tasse, se le tariffe sono troppo basse, paghi anche l’acqua di chi la ruba o di chi la spreca. Un esempio: io ho un agriturismo, e due piscine. Io riempio regolarmente le piscine con l’acqua potabile dell’acquedotto comunale perché mi conviene farlo, chiamare una cisterna mi costerebbe di più. E mi conviene farlo perché la maggior parte del costo dell’acqua delle mie piscine viene spalmato sui contribuenti italiani, compreso te e tutti quelli che andranno a votare SI per lasciare le cose come stanno.
Giordano, ti ringrazio della risposta “articolata”. 😉 Articolo anche io la replica
1) (parliamo di quello che ci pare) e vedi un poco, ci mancherebbe altro, ti chiedo scusa ma vi ho confuso con il sito di “biotecnologie basta bugie”… vi leggo tramite feed rss e quando apro l’articolo corrispondente per la lettura a volte non verifico il nome del blog, chiedo venia messere!
2) l’articolo lo ho letto ma mi sembrava sottinteso che si volesse proporre una gestione del servizio idrico esclusivamente in conto profitto… ho frainteso, evidentemente anche a cusa di conclusioni non esplicitate chiaramente.
3) in effetti, ho messo “privatizzato” fra virgolette proprio perchè non è realmente privatizzata (affidata a soggetti interamente privati come già accaduto in alcune realtà italiane ed europee) ma affidata ad una società pubblica con minoranza di soggetti privati, ed a diritto privato, società tipo acea, per intendersi.
4) Ti faccio presente che (da dieci anni ormai ho abbandonato roma) mi trovo in un piccolo paese (poco più grande di Proceno) ed il sindaco non poteva e non può permettersi favoritismi… certo che resta responsabile, ora come in passato per la salute pubblica e la sua indolenza nel fornire la cittadina di depuratori (oltretutto con fondi stanziati dalla cee) prevedo lo farà trovare presto in cattive acque, ma legali.
In merito al discorso di attirare investimenti (garantendo- e come?-) un ritorno adeguato, finora tutte le “sperimentazioni” (passami il termine) attuate si sono dimostrate fallimentari per le utenze… in italia mancano i controlli ed i contratti vengono disattesi senza colpo ferire dai Privati, basti vedere quello accaduto ad aprilia.
Nonostante l’aumento sconsiderato di bolletta e nonostante questo aumento venisse giustificato dalla necessità di migliorie all’acquedotto (come da contratto per la gestione), gli investimenti sullo stesso sono andati diminuendo, nonostante l’impegno contrattuale del Privato.
Lo stesso, se proprio vogliamo uscire dal nostro cortile, è accaduto a Parigi dove il Privato non ha pensato ad altro che al profitto, senza migliorare di nulla l’acquedotto, attualmente stanno riportando l’acqua in gestione diretta del comune.
Mi piacerebbe che si facessero dei veri e severi controlli sulla qualità dell’acqua e sulla gestione pubblica della stessa, per quanto possibile sono otto anni che lo faccio, insiema ad altri cittadini, in questo comune.
Grazie di aver letto questa articolata risposta.
Infatti, Arnaldo, la materia oggetto del primo quesito non è la “privatizzazione” o meno dell’acqua (quella resta pubblica) e neanche la privatizzazione del servizio. Il quesito riguarda la modalità di affidamento del servizio di gestione. Secondo il decreto Ronchi dovrebbe essere affidato tramite gara ad evidenza pubblica, secondo i referendari dovrebbe essere affidato in house, ovvero senza rendere conto a nessuno della modalità della scelta. E’ vero che sarebbe stato meglio prevedere un’authority indipendente, ma già la gara mi sembra un passo in avanti, anche perché sulla correttezza della gara e sulla rispondenza del gestore ai requisiti richiesti (dall’autorità pubblica) può sempre vigliare la magistratura.
Invece se prevalessero i si a entrambi i quesiti avremmo una situazione a mio avviso medioevale, con il sindaco e l’assessore che decidono per conto loro la società a cui affidare il servizio (la quale potrebbe essere comunque anche privata, nulla lo vieterebbe nella realtà e nulla finora lo ha vietato) e i costi resterebbero anche nascosti agli utenti, dato che verrebbero accollati in larga parte sulla fiscalità generale. La società (pubblica, privata o mista) presenta il conto e l’amministrazione paga.
Il paradosso sarebbe che un comune dovrebbe fare gare per qualsiasi cosa, dall’acquisto delle scrivanie all’asfalto dei marciapiedi, ma non dovrebbe farla per servizi fondamentali come l’acqua e i trasporti (il quesito riguarda tutti i servizi pubblici locali). E non ho ancora incontrato un amministratore in carica che non inviti a votare si. Qualche domanda la cosa me la ispira… 🙂
mi sembra che giriamo tutti intorno al problema senza individuarne la causa e cioè che questi politici non riescono a garantire il minimo di regole che dovrebbero essere la base forte del sistema paese. e quindi cercano di allontanare il problema, creando autority, giocando sulle parole pubblico e privato, dando al Paese una parvenza di credibilità. Ma questa è messa a dura prova proprio dal comportamento del Pd e Idv che firmarono con Prodi per la privatizzazione dell’acqua e oggi sono diventati alfieri del contrario. Dire che questo comportamento fa schifo è dire poco. Quello che penso è che nel Pubblico ci devono andare i migliori, lo stato deve essere governato dai migliori che devono gestire la res publica attraverso concorsi rigorosi e seri. Solo così si risolve la faccenda. Altrimenti siamo sempre schiavi delle famose “politiche” le quali non decidono mai perchè si devono confrontare con i voti da prendere. E anche con l’autority siamo bravi a dar loro il certificato di santità e intoccabilità. Da quando ci sono non ho visto nessun giovamento e nessun atto che favorisca l’utenza. In più hanno il vantaggio di non poter essere criticate perchè “autonome”. Io invece vorrei che direttamente un ministero prendesse le sue decisioni e rispondesse ai cittadini. E questo comporta ormai la nostra assenza da tutte le decisioni importanti che vengono prese sulla nostra testa. E se non pagate? beh non preoccupatevi, c’è Equitalia che vi confisca anche l’appartamento!!! Questo è il nostro stato di peones, altro che acqua pubblica e privata!!!!!
Vorrei vivere in un Paese in “movimente”, vivo e vitale, culturalmente e intellettualmente onesto , dove per risolvere i problemi si usano tutti gli strumenti a disposizione… e non solo quelli ideologicamente “idonei”. Vorrei vivere in un Paese come la Francia, dove per gestire l’acqua hanno provato il metodo “privato”, dove per anni hanno goduto, insieme ai difetti, dei vantaggi garantiti da tale metodo (vale anche per il nucleare) e dove adesso senza ideologia passano a quello pubblico: pronti a sommare i benefici di entrambi i metodi … vorrei vivere … anzi… non vorrei vivere in Italia: Paese arretrato bloccato dall’ignoranza e dall’ideologia… ma non ho altra scelta!