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OGM e contaminazione. 2 – La barbabietola da zucchero

3 giugno 2011

Ormai le notizie secondo le quali un tratto OGM immesso in una specie coltivata va ad “inquinare” una coltivazione della stessa specie, ma di altro tipo, oppure delle specie selvatiche apparentate e fecondabili, vengono rilanciate dai massmedia e riprese dagli anti OGM (leggasi Petrini, Capanna e ministri vari) per allarmare un’opinione pubblica totalmente digiuna di meccanismi genetici ed anche di principi botanici di base. Tanto se la notizia fa colpo (uomo che morsica il cane) è più letta e colpisce meglio l’immaginario del pubblico. L’ignoranza di cose scientifiche ed in particolar modo vegetali è tale che se dico che una capra ha fecondato un elefante nessuno mi crede, ma se invece dico che una fragola è stata fecondata da un pesce si trova sempre qualcuno che ci crede.

Vediamo allora di fare chiarezza relativamente alle piante Geneticamente Modificate che si coltivano nel mondo. Abbiamo cominciato dal Colza, oggi parliamo della barbabietola da zucchero. Nelle prossime puntate prenderemo in considerazione la Soia e il Mais.

Le risultanze di cinque anni di prova di bietole resistenti al glyfosate ci mostrano come la sarchiatura manuale (120 ore di di lavoro a mano per ettaro) ed il diserbo selettivo (2,7 Kg di p.a. medi con una forcella d’utilizzo che va da 1 a 4 kg e che comprende da 3 a 6 molecole differenti di p.a.), possa essere risolto con 2, 5 trattamenti medi e l’utilizzo di 0,7 kg/ha di p.a.

La coltivazione della bietola tollerante al glyfosate si semplifica, in luogo di 4 trattamenti se ne fanno 2,7 in media e si usa sempre lo stesso principio, si guadagna produttività in quanto gli avvicendamenti sono facilitati (si eliminano bietole selvatiche, ricacci di colza o di patate e piante infestanti pluriannuali difficili da estirpare). Il guadagno in produttività è del 5% ed inoltre non si hanno arresti di vegetazione, perché la bietola tollerante sopporta benissimo il glyfosate. Si è calcolato che ciò comporti da un 3 ad un 5% di produttività.

Si è pure riscontrato che il nuovo modo di diserbare la bietola comporta benefici all’ambiente. Sono stati usati due indici d’impatto ambientale, lo Yardstick e l’ I-Phy, ebbene la combinazione bietola resistente + glyfosate ha effetti meno inquinanti e tossici per il suolo e le falde freatiche, rispetto alla coltivazione tradizionale.

Il beneficio per gli agricoltori ha già superato l’esame pratico, negli USA l’introduzione della varietà di bietola resistente quattro anni fa, ha trovato un riscontro tale che nel 2010 il 95% delle bietole USA erano state seminate con la varietà resistente al glyfosate. In Francia è stato calcolato che ci sarebbe un risparmio di 12 milioni di €/anno.

La bietola coltivata, da zucchero e non, è una pianta resa biennale (radice primo anno e scapo fiorale il secondo). I produttori di sementi eseguono sistematicamente una selezione per impedire che nel seme che vendono ci sia qualche pianta che va a seme al primo anno. Il fiore è ermafrodito (ma esistono anche linee maschiosterili). Il seme era inizialmente plurigerme (vari fiori si saldavano assieme) mentre ora la semente è monogerme (il fiore è singolo e isolato). La bietola produce del polline abbonante che può essere trasportato a grandi distanze dal vento ed ha la caratteristica di essere allogama (il polline non feconda il fiore della stessa pianta) e l’impollinazione è anemofila. La bietola da zucchero può fecondare o essere fecondata dalla bietola inselvatichita, dalla bietola rossa, dalla bietola da costa ed anche dalla bietola marittima (Beta vulgaris subsp marittima).

Una parentesi la merita la bietola inselvatichita in quanto è definita pianta ruderale, cioè una pianta che discende dall’uso romano di coltivarla per le foglie (blitum) e come alcuni fanno ancora con le “bietole da taglio”. Con l’abbandono essa si è inselvatichita ed espansa tanto che si può trovare in tutte le terre argillo-calcaree messe in coltivazione dell’Europa. Diverso è il caso della bietola cosiddetta “marittima” la quale invece vegeta solo sui litorali dove la bietola coltivata non arriva. Tuttavia, dato che le bietole selvatiche sono sistematicamente distrutte in tutte le coltivazioni messe in atto e che la bietola marittima è delocalizzata rispetto alle coltivazioni industriali le possibili impollinazioni praticamente non si realizzano. Restano le bietole coltivate negli orti, ma qui, come avviene già da molti anni nelle zone di moltiplicazione del seme, si scelgono le distanze e si possono fare accordi per evitare l’inconveniente.

Ora un commento a quel giudice californiano che ha interdetto le semine del 95% delle bietole coltivate negli USA per timore di danni ambientali. Innanzi tutto la bietola “ruderale” per evidenti motivi storici non esiste in USA, e pure la bietola marittima che è tipica dei litorali europei (mediterranei in particolare) e non delle Americhe. Rimangono le bietole da orto, che in California sono riprodotte e coltivate, ma qui c’è solo bisogno di studiare spaziamenti e distanziamenti idonei. D’altronde in Romagna, dove esistono i quattro tipi di coltivazione (bietole industriale e bietola da seme, coltivazioni ortive di biete e moltiplicazione del seme di queste) il problema è stato ben risolto da trent’anni con soddisfazione di tutti.

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23 commenti leave one →
  1. OGM basta bugie! permalink
    3 giugno 2011 13:32

    “La problematica legata al flusso genico verticale non è un argomento nuovo: il passaggio di geni da piante coltivate a varietà silvestri è un caso piuttosto frequente tra varietà non modificate, purché geneticamente affini [3]. Ma fino a oggi ci si è preoccupati di capire come avvenga il flusso genico dalle piante spontanee verso quelle coltivate, problema particolarmente sentito nella produzione delle sementi, laddove bisogna assolutamente evitare il flusso genico proveniente dalle varietà silvestri per poter assicurare una purezza varietale sufficientemente alta. L’esempio tipico che rispecchia questa problematica si riferisce a quanto avvenuto alla produzione di sementi di barbabietola da zucchero in Europa, dove la contaminazione dei semi ne ha reso sempre più difficile e antieconomica la coltivazione per la presenza, ogni anno più massiccia, di barbabietole annuali che fiorivano durante l’annata agraria [4].

    Oggi, l’introduzione delle PGM nei sistemi agrari ha proposto la problematica contraria: non bisogna più solo evitare il flusso genico dalle parentali selvatiche alle coltivazioni per proteggere le produzioni di sementi, bensì bisogna controllare che non esista flusso genico dalle piante GM coltivate alle piante silvestri per evitare la diffusione incontrollata dei transgeni.

    Tratto da:

    http://www.galileonet.it/articles/4c32e1be5fc52b3adf001faf

  2. Alberto Guidorzi permalink
    3 giugno 2011 14:53

    OGM basta bugie!

    Ti do una risposta quando tu mi avrai elencato quali sono le bietole selvatiche.

  3. Alberto Guidorzi permalink
    3 giugno 2011 14:59

    Scusa ho dimenticato un pezzo.

    Mi devi descrivere anche perchè e come si sono formate.

  4. Alberto Guidorzi permalink
    3 giugno 2011 23:57

    Eravamo nel 1967 (tu Claudio stavi per entrae nelle pubertà…) e lavoravo in Francia. In quell’anno individuammo presso un agricoltore una prefioritura anomala di bietole forragiere rosse in una striscia in diagonale al campo. Da indagini che facemmo, dato che il coltivatore non aveva mai seminato a sua memoria bietole foraggere, scoprimmo che erano semi riportati in superficie a causa di un’aratura più profonda e risalenti alla prima guerra mondiale. Dunque il seme aveva conservato la sua vitalità per ben 50 anni. La scoperta fece oggetto di una comunicazione all’IIRB in quanto a quel tempo si stava verificando un fenomeno che gli agricoltori sottovalutavano. Ormai la zappatura a mano stava scomparendo e si cominciava a diserbare, quindi eventuali bietole selvatiche che avevano il gene dell’annualità non erano più asportate con la zappa, mentre con l’introduzione del diserbo selettivo invece si salvavano, andavano a seme e disseminavano. Gli agricoltori benchè sensibilizzati lasciarono che il seme cadesse sul terreno in quanto credevano che dopo tre o quattro anni, quando sarebbe ritornata la bietola il seme avrebbe perso di vitalità. Non cedettero minimamente a quanto si era scritto circa i semi rimasti vitali per cinquant’anni nel suolo. Con questo sistema molti agricoltori impestarono i loro terreni di bietole selvatiche, cosidette ruderali, che divennero malerbe e che inoltre salivano a seme il primo anno.
    Ora il seme commerciale venduto è selezionato per la resistenza alla prefioritura (salita a seme al primo anno) e quindi un buon seme da bietole che prefioriscono raramente, al massimo in un ettaro si possono contare 10 piante, quindi facili da estirpare prima che avvenga la fioritura. Bisogna sapere che una bietola ad equilibrio biennale (cioè selezionata per dare una grossa radice al primo anno e salire a seme solo al secondo anno se lasciata piantata) perche le più sensibili alla salita a seme salgano a seme il primo anno (anno della coltivazione industriale) occorre una grossa recrudescenza di freddo quando la bietola ha almeno 4/6 foglie vere ed inoltre quando scatta il meccanismo della formazione dello scapo forale (solitamente maggio-giugno) non si devono verificare periordi particolarmente caldi perché questi avrebbero effetto inverso. Quindi il pericolo che qualche bietola proveniente da seme commerciale selezionato allo scopo nel nord dell’Europa salga a seme al primo anno è molto raro, anche se non escluso.
    Bene allora dimmi CLAUDIO se io ho una varietà di bietola OGM perche Roundup Ready e la semino in un campo infestato da bietole selvatiche annuali cosa capita secondo te?

    Capita che diserbando con glifosate le bietole malerbe che nascono le elimino tutte, infatti, le bietole seminate sono resistente al diserbo, ma quelle provenienti da semi caduti nel terreno negli anni precedenti muoiono tutte in quanto non hanno il transgene.

    GUARDA CASO LA BIETOLA OGM MI RISOLVE UN PROBLEMA PRIMA IRRESOLUBILE IN QUANTO USAVO DISERBI SELETTIVI CHE NON UCCIDEVANO TUTTE LE PIANTE DI BIETOLE SEMINATE O SPONTANEE.

    Restano le poche piante che eventualmente salgono a seme (queste si con il gene della resistenza al roundup), ebbene se il bieticoltore è furbo le toglie e se sa fare i suoi conti pretende che gli venga venduto seme sempre più resistente alla prefioritura (s’intende fioritura prima del secondo anno)

    Le impollinazioni con Beta cicla o Bieta piatta d’Egitto (bietola rossa di cui si mangiano le radici) se sono state risolte in andata, quando, cioè, non si voleva che queste impollinassero le bietole da zucchero in moltiplicazione per fare il seme da vendere, ammetterai che la stessa soluzione è valida anche in ritorno.

    VEDI CLAUDIO CHE SULLE BIETOLE NE SO MOLTO PIU’ DI TE (anche se tu non machi mai di dire la puttanata che io non conosco la bietola) CHE DI GALILEONET CHE TU CITI ACRITICAMENTE?

    HO RAGIONE IO O PETRINI? SEI CONTENTO DELLA FIGURA DEL “PIRLA” CHE HAI FATTO DISCUTENDO SU ARGOMENTI DI CUI HAI SOLO SENTITO DIRE?

  5. OGM basta bugie! permalink
    4 giugno 2011 07:42

    rimane il fatto che la bietola può andare a seme il1° anno ed ha fatto bene il giudice americano a sospenderne la vendita.

    http://www.unionesarda.it/Articoli/News/191848

    Comunque dario bressanini racconta in giro che non è vero che con gli OGM esiste un problema di contaminazione incontrollata. Per fortuna che ci sono giudici seri.

  6. @franco permalink
    4 giugno 2011 07:46

    se tutti i bieticoltori son furbi
    se tutti le vedono tutte ,le bietole andate a seme
    se tutti i bieticoltori pretendono che gli venga venduto seme sempre più resistente alla prefioritura
    se tutti i bieticoltori ottengono che gli venga venduto seme sempre più resistente alla prefioritura
    se tutte le ditte riescono a produrre seme sempre più resistente alla prefioritura

    se… se… se mia nonna avesse avuto 5 palle ..era un flipper!!

  7. Alberto Guidorzi permalink
    4 giugno 2011 13:32

    @ Franco

    Hai mai coltivato delle bietole tu? Ti sei mai interessato dei problemi agronomici della bietola da zucchero? Mi pare di no!

  8. Alberto Guidorzi permalink
    4 giugno 2011 13:34

    @ Claudio

    Altra bella fugura di pirla.

    Il 4 giugno le bietole in USA sono già tutte seminate e sono per il 95% OGM, fino a prova contraria gli USA sono nel nostro stesso emisfero.

  9. OGM basta bugie! permalink
    8 giugno 2011 11:25

    alberto,

    dopo il post di Franco, neanche ti rispondo.

    Comunque fai bene a dire in giro che la bietola in Italia non ha problemi di contaminazione incontrollata con altre piante parentali selvatiche, così quelli che ti leggono imparano a conoscerti.

  10. 8 giugno 2011 21:19

    Il punto Claudio è che i problemi che sollevi esistono sì ma sono comuni a tutti i tipi di sementi, gm e non. I problemi di contaminazione ci sono anche ad esempio per chi vuole produrre seme (agricoltore o industria sementiera che sia) e anche per quelle varietà hr non ottenute con le tecniche del dna ricombinante. I problemi colturale tra queste ultime e quelle gm sono pressochè identici eppure non leggo mai nessuno stracciarsi le vesti per questo, a riprova del fatto che è più importante demonizzare la tecnica più che guardare ai risultati. Le pgm sono piante normali selezionate dall’uomo attraverso determinate tecniche discriminate per legge come gm (chissà poi perchè alcune si e altre no, bho!) e presentano vantaggi e svantaggi colturali come tutte le specie e varietà agrarie (a volte, come ben sai, danno qualche noia in meno)

  11. @franco permalink
    9 giugno 2011 08:28

    stefano
    se valuti ogm rr e bt dal punto di vista del singolo agricoltore/allevatore e nella annualità non emergono particolari criticità agronomiche ( tralasciamo quelle salutari e economiche)

    se invece li valuti nel lungo periodo emergono criticità ,sia per il singolo agricoltore ,che per la collettività,

    .quando sorgono resistenze a erbicidi tollerati da colture ogm hai perso l’uso di quell’erbicida…che era un ottimo mezzo spesso l’unico che ti permette di applicare quelle tecniche a basso impatto ambientale..e uno dei mezzi per chi non le applica
    .
    http://www.agriculture-de-conservation.com/LE-GLYPHOSATE-EST-IL-LE-4E-PILIER.html

    negli states Sta succedendo a un principio attivo dopo l’altro.

    http://deltafarmpress.com/management/express-train-resistance

    se gli indirizzi non si aprono ( su le scienze e il fatto capita che dopo qualche giorno non si aprono più) basta copiarli e incollarli sulla finestra del motore di ricerca

    dal mio punto di vista il vantaggio dell’uso non regolamentato di ogm rr e bt è inferiore allo svantaggio di perdere la possibilita di usare tecniche meno impattanti
    viene a mancare un mezzo per ridurre i costi e aumentare la sostenibilità del metodo di produzione che sarà molto probabilmente d’obbligo con la nuova pac.
    Insieme al calo produttivo è uno dei motivi per cui i farmer abbandonano la coltivazione in certe contee,non riescono a rispettare più gli obblighi di conservazione del suolo,divieti di uso di principi attivi..etc
    sono nati perfino servizi di consulenza legale a riguardo, e pressioni per ottenere deroghe legislative..a cui si oppongono associazioni di consumatori ambientalisti etc.
    si potrebbe regolamentare la soluzione e/o informare capillarmente i farmer,ma non esiste una sola soluzione efficace e risolutiva da quel punto di vista,in teoria si prospettano molte soluzioni basate su,2,3 4 anni di tolleranza zero ,nessuna infestante o ricaccio rr deve essere lasciata andare a seme( prevede molti interventi manuali) miscele e rotazioni di erbicidi e colture e nessuna lavorazione che interri semi..ma non funziona qualcosa sfugge sempre e si ricomincia da capo..al che molti lasciano la rr . o abbandonano la coltivazione.. ora che sembra che i prezzi tengano tornano all’aratura e ai diserbi pre.

  12. Alberto Guidorzi permalink
    9 giugno 2011 11:13

    Stefano

    Ti prendo come giudice, visto che il Franco si è permesso di fare dell’ironia su un qualcosa che non conosce, perché lui la bietola non sa neanche dove stia di casa (dalle sue parti non si è mai coltivata) e dal modo come ha risposto si capisce che sua nonna non gli ha ceduto tutti i geni della perspicacia. Claudio invece sa tre cose che ripete all’infinito e quando non sa cosa fare si auticita, perché se non lo sai il poco Ch.mo Professore Claudio Malagoli della “soidite” università di Pollenzo e ”OGM basta bugie” sono la stessa persona.

    Se io avessi un campo di bietole (nelle mie terre le bietole le coltivo ancora faccio 120 q di saccarosio regolarmente e non ho problemi di bietole selvatiche e di erbe strane) impestato di bietole ruderali annuali e erbe che normalmente sfuggono ai diserbi selettivi normalmente in numero di tre o quattro (attenzione non perché le malerbe siano reistenti, ma perché hanno nascita scalare e ritardata) attualmente non lo potrei più coltivare a bietole, perché produrrei troppo poco. Se però avessi una varietà di bietole resistente al gliphosate come agirei? Seminerei innanzitutto su terreno pulito, farei un primo diserbo allo stadio di cinque o sei foglie vere delle bietole e colpirei tutte le erbe che sono nate, intanto porto a copertura del suolo la coltivazione, poi quando a fine maggio iniziano a crescere gli scapi fiorali delle bietole annuali per i semi contenuti nel mio terreno faccio un altro trattamento a base di gliphosate e le faccio morire tutte (queste bietole non contengono il gene della resistenza), successivamente a causa della possibile infestazione da abutilon o giavone o altro queste piante cominceranno a spuntare oltre le foglie delle bietole ecco che allora intervengo in modo da eliminarle sempre col gliphosate.

    Secondo te risolvo il problema? La bietola RR mi è utile? Io direi che mi sarebbe utile anche nella mia azienda in qunato diserberei in modo molto più facile. Non ho potuto, in questo modo, riseminare bietole laddove non avrei più potuto farlo?

    Veniamo alla coesistenza.

    Dunque le bietole annuali del campo non possono ricevere più polline. Resta quella qualche bietole che ho seminato che sale a seme che potrebbe trasmettere il suo gene alla qualche bietola annuale ruderale che si trova sparsa per la campagna (fossi e incolti). Ecco qui Franco si è permesso di fare dell’ironia dovuta all’ignoranza di come si fa il seme bietola. Parallelamente alla selezione da sempre si sono fatti dei campi a semina molto anticipata in modo che il freddo faccia selezione e mandi a seme quelle meno biennali. Tutte le parcelle non idonee sono eliminate e dalla progenie della selezione per le rese anche il corrispondente materiale. Con questo sistema in annate particolarmente favorevoli alla prefioritura al massimo si ha una pianta ogni 10000 che può andare a seme, ma siccme in un ettaro non ci sono più di 120.000 piante, al massimo abbiamo 12/13 piante prefiorite per ettgaro. Attenzione però non tutti gli anni ciò capita bensì solo in annate particolarmente favorenti la prefioritura. Se io le estirpo però il pericolo di contaminazione pollinica per questa via non esiste.
    Si potrebbe pensare che il seme che compro si sia contaminato per effetto di polline di bietole annuali, ma nache siò è previsto: tutti lotti di seme sono esaminati per campioni in semine in serra illuminate nottte e giorno in modo da vedere se il lotto di seme è inquinato. In caso positivo è eliminato. Franco forse non sai che le ditte che producono seme valido sono tre e sono tutte di una serietà esemplare. Quindi prima di fare dell’ironia documentati, come ho sempre fatto io.
    Ci puo essere il problema delle moltiplicazioni delle bietole da orto (bietola da costa e bietola rossa), ma qui il problema è già stato risolto con in distanziamenti tra le coltivazioni. Sicoome poi sono tutte coltivazioni sotto contratto, sarebbe sufficiente delocalizzare le coltivazioni e ciò è possibile.
    Ma le bietole rosse e da coste sono coltivate anche negli orti, ma qui la risoluzione è semplice, basta impedire la salita a seme delle poche piante che ci sono in un orto e il problema è risolto, d’altronde impedire la salita a seme è un vantaggio anche per l’ortolano in quanto lui mangia radici (bietole rosse) e foglie (bieta da costa) non certo i semi.

    Esiste la beta marittima che sulle nostre coste esiste ma non si discosta di più di 100 metri dal litorale e quindi non può divenire mai infestante, pertanto l’eventuale impollinazione non ci interessa. Al massimo avremo qualche sme di beta marittima resistente al gliphosate che non è detto che sopravviva visto che non vi è pressione selettiva.

    Secondo te Stefano la coesistenza è possibile.

    Allora sti due bellimbusti di Claudio e Franco che si permettono di fare dell’ironia fuori luogo e frutto della lora grande ignoranza agronomica e della loro mente tarata e refrattaria alla logica solo perché sono ideologizzati ed hanno deciso che l’OGM è un pericolo mortale perché non sono più capaci di ragionare.

  13. @franco permalink
    9 giugno 2011 13:11

    Masini c’è un mio post in risposta a stefano in moderazione .se le è possibile me lo sblocca per favore grazie

    servirebbe anche per alcuni chiarimenti con Guidorzi..

    Guidorzi la mia non è ironia nei suoi confronti (i se erano da contestualizzare ,con coesistenza e infestanti resistenti in generale)

    ma la constattazione che quello che lei sostiene era possibile un tempo , con le condizioni di allora e la mentalità di allora.. nelle condizioni attuali qualcosa sfugge sempre..Le mentalità di oggi da noi sono simili a quelle dei farmer americani che si son fatti sfuggire tutte quelle infestanti..

    la mia famiglia è originaria delle sue parti,lei mi ricorda mio padre…stesse discussioni/,incomprensioni
    quando andavamo d’accordo lo facevamo in silenzio ..non ci siamo mai insultati.

  14. Alberto Guidorzi permalink
    9 giugno 2011 19:23

    Scusami Franco ma allora secondo te l’agricoltura professionale deve rinunciare all’innovazione perchè ci sono degli scalzacani che non operano secondo tecnica?

    No! Non si recede di fronte a questi, anzi si pretende che la politica faccia delle leggi che espella dal settore gente come questa.

    Tanto veh, quando scarseggeremo di cibo o questo diverrà caro questa gente dovrà essere espulsa se vorremme avvicinarci il più possibile all’autosufficieza alimentare, non ci arriveremo mai, ma fare il maggiore sforzo possibile questo sì.

    Ti informo che benchè non siano ancora entrate sul mercato ma il miglioramento genetico si è già appropriato di tecnniche che si vuole non far ricadere nella categoria degli OGM. Uno di questo è il trasferimento all’interno di una stessa specie di un gene non più mediante retroincrocio (7 o 8 generazioni) ma mediante le tecniche di transgenesi che in questo caso si chiamerebbero di CISGENESI.

    Negli USA è molto probabile l’accettazione e questo sai cosa vuol dire? Significa che la creazione varietale prende uno slancio enorme, che le resistenze divengono più facilmente trasmissibili ecc. ecc. Il vantaggio maggiore che si avrebbe se la cisgenesi non fosse considerata OGM sarebbe che non occorrerebbe presentare per l’iscrizione dei dossier costosissimi e lunghi da preparare per dimostrare che la transformazione non incide sulla salubrità della derrata e che è ininfluente per l’ambiente.

    Anche l’Europa sta discutendo di ciò, ma solo a livello di indagine conoscitiva, ancora una volta resteremo indietro.

    P.S.
    Nel precedente intervemto hai voluto fare dell’ironia fuori luogo (io stavo facendo un ragionamento molto serio e con validità tecnica),
    ecco il motivo perchè ti ho risposto piccato e sopra le righe.

  15. 9 giugno 2011 22:40

    @Franco le criticità emergono anche con il normale uso di erbicidi in agricoltura convenzionale (il glyphosate si usa in presemina anche in Italia) sta alle agricoltore adottare tutti gli scrupoli per far si che ciò non avvenga: rotazioni, variare le colture, lasciare aree di sfogo per evitare una eccessiva pressione selettiva che potrebbe far insorgere resistenze etc… Ripeto la distinzione tra gm e non è manichea e frutto di una scelta legislativa dettata, nella migliore delle ipotesi, da crassa ignoranza, spiegami se no perchè varietà hr analoghe a quelle gm ma convenzionali non debbano subire la stessa legislazione e le stesse critiche.
    Non sono molto informato sulla situazione americana ma certo per quindici anni hanno goduto tutti i benefici della tecnologia che ha avuto un successo tale da facilitare notevolmento l’insorgere di tolleranze, ma anche qui esistono espedienti ben precisi, nulla di trascendentale, basterebbe alternare Glyphosate resistenti ad altre hr o a sementi convenzionali ad esempio o variare la coltura. Ancora una volta torniamo allo stesso punto: questi sono problemi che si affrontano in tutta l’agricoltura moderna.
    Tra parentesi anche in Italia si segnalano diverse insorgenze di resistenza al glyphosate

    Alberto, ti ringrazio per l’onore ma è una responsabilità troppo grande che non mi sento di assumermi 🙂
    comunque sono d’accordo che le nuove tecnologie sono una risorsa formidabile che usata con criterio (come qualunque cosa) può portare notevoli vantaggi all’agricoltore.

    Saluti a entrambi

  16. @franco permalink
    10 giugno 2011 00:02

    e va be …..buonanotte …

    vado leggermi @rturo uno dei piu interessanti commentatori dei blog del Bressanini

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/08/il-difficile-mestiere-del-detective-di-batteri/116705/#comments

  17. @franco permalink
    10 giugno 2011 07:58

    @guidorzi
    non era ironia e non mi aspettavo che fosse percepita come tale,da noi è un modo spiccio che si usa tra chi opera, per sottolineare le difficoltà pratiche di realizzare progetti, che chi fa, spesso esige ,senza considerare i mezzi a disposizione di chi li deve realizzare..

    i piu anziani qua ne usano un altro ( spero non si offendano ne gli ingegneri ne le donne )

    a je tre manere par pudeie andè a Ramengo :ai bische,ai fumne,e daie trop da menta ai ingegnè
    ci son 3 mezzi che possono mandarti in in malora :l’azzardo , le donne,e dar troppo retta agli ingegneri..

    tornando a tema
    ho forti dubbi che siano quelle le vere innovazioni dato che : i problemi stanno nelle soluzioni,

    occorebbe inoltre avere: una classe politica..una vera informazione.agricoltori che si danno e accettano regole,manodopera qualificata che gli freghi qualcosa di quello per cui li paghi.consumatori e cittadini che usino la testa e non si muovano come broyler in un capannone o pecore in un gregge..
    per evitare queste continue oscillazioni di prezzi , consumi alimentari e costi materie prime che ci costringono sempre più a lasciare la libera impresa e affittare le nostre aziende a dei soccidari che ci “riassumono come dipendenti”.

    forse quando l’acqua arrivera alla gola ci si sveglierà,speriamo non sia troppo tardi .

  18. claudio permalink
    11 giugno 2011 20:00

    è venuto a mancare il prof. Giorgio Celli. Peccato, a mio parere poteva ancora fare tanto.

  19. Alberto Guidorzi permalink
    12 giugno 2011 12:42

    Esprimo le mie più profonde condoglianze per l’uomo, un po meno per lo scienziato!

  20. claudio permalink
    12 giugno 2011 13:11

    guidorzi…………se tu nella tua vita avessi fatto 1 miliardesimo di quello che ha fatto il prof. Giorgio Celli per la Società, ti saresti autoproclamato Dio!!!!

    del resto ormai tutti ti conoscono su questi blog:
    – intervieni su tutti gli argomenti….possibile?
    – sei logorroico;
    – hai problemi di DS;
    – fai disinformazione sostenendo che la barbabietola non va a seme il primo anno;
    – non conosci le problematiche relative all’apomissia inducibile negli OGM;
    – quando non hai argomenti riesci solo ad offendere (in questo caso anche il prof. Celli).
    – i tuoi topic non li caga nessuno………..

    mi meraviglio di averti risposto a di aver così aumentato il contatore dei post, ma credo non succederà più!

  21. Alberto Guidorzi permalink
    12 giugno 2011 16:20

    Dio ti ringrazio!!!!

    “Uno (nel senso di interlocutore) come ti lo cato anche dietro l’angolo” dicono i veneti.

    A proposito di Apomissia, la cosa è ancora nella mente di qualcuno, inoltre i semi apomittici indotti non avranno mai patria in Europa perchè sono contrari alle regole dell’UPOV, in Africa non si sognano neppure di proporli, come in America Latina e pure in Asia. Ci resta solo gli USA ed il Canada, quindi ben poca cosa. Adesso sei servito anche qui. Sei un’incompetente in biologia, in genetica e fisiologia delle piante, pur fregiandoti di accademico dell’Università più sconquassata d’Italia e vuoi continuare a discuterne.

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