Greenpeace vs Barbie: colpita e affondata
Si potrebbe dire “centrati al primo colpo”. A pochi giorni dal lancio in grande stile della campagna contro la bambola più famosa del mondo, Mattel alza bandiera bianca e si adegua al diktat di Greenpeace, impegnandosi a cambiare i fornitori del materiale legnoso usato per il packaging delle sue confezioni.
Un altro importante gruppo industriale comincerà quindi a rifornirsi di merce protetta dallo standard FSC, ovvero l’ente di certificazione ambientale di cui Greenpeace è socio fondatore.
E adesso a quanto pare è il turno di Disney (ma sarà un caso che si rivolgono sempre ad aziende che hanno i bambini come target commerciale? Da noi era toccato a Pigna, una cartiera che produce essenzialmentte materiale scolastico).
L’altro giorno qualcuno mi ha rimproverato: parlare di ‘pizzo’ sarebbe esagerato. Giudicate voi…
Se il pizzo non va bene, potremmo provare con Ghino di Tacco, se non è zuppa è pan bagnato!!
Che schifo… Intendiamoci non mi interessa nulla di Mattel o Disney ma penso ai loro fornitori di legname (o carta) che perderanno un cliente solo perchè la loro certificazione non è in linea con il pensiero di paceverde
C’è da sottolineare poi che gli standard di certificazione a livello mondiale sono due e Greenpeace non ha mai voluto riconoscere PEFC come standard che da le stesse garanzie di FSC (lo ha stabilito il Parlamento Europeo). In più PEFC è il più diffuso al mondo, ma meno conosciuto perché non ha l’approccio minaccioso e simil-estorsivo di Greenpeace. E’ auspicabile che un’associazione ambientalista prenda le parti delle foreste e non dello standard. Come anche è auspicabile che la scelta di grandi aziende porti all’aumento delle foreste certificate al mondo e non alla vittoria di uno standard… la vittoria di Pirro direi.