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Fuori il Bio dall’Italia! Fuori l’Italia dal Bio!

22 giugno 2011

Chicago Blog – 22/06/2011

Cittadini italiani, compagni, amici ambientalisti! La schiacciante vittoria al referendum sul nucleare ci indica la strada per cacciare le fabbriche di morte dall’Italia, una strada che abbiamo il dovere di percorrere nell’interesse dell’ambiente e della salute delle future generazioni.

Oggi, alla luce di quanto accaduto in Germania, chiediamo a gran voce una moratoria dell’agricoltura biologica su tutto il territorio nazionale!

L’agricoltura biologica uccide! La riduzione dell’uso dei prodotti di sintesi nelle fasi di produzione, stoccaggio, conservazione e trasporto dei prodotti aumenta, in maniera proporzionale, le probabilità di contaminazione degli stessi prodotti da parte di muffe, microbi e batteri: una sola piccola azienda biologica della Bassa Sassonia ha provocato più vittime degli incidenti alla centrale nucleare di Fukushima e alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico messi insieme.

L’agricoltura biologica affama l’umanità! Convertire al biologico, come pretenderebbero alcuni irresponsabili, l’intera filiera agricola mondiale, significherebbe tornare a produrre una quantità di cibo enormemente inferiore a quella di cui l’umanità ha bisogno. Significherebbe produrre quantità inferiori a costi superiori, allontanando sempre di più i poveri dal cibo.

L’agricoltura biologica devasta l’ambiente! Produrre la quantità di cibo di cui l’umanità ha bisogno con tecniche poco produttive come l’agricoltura biologica ci obbligherebbe ad abbattere l’intera superficie forestale del pianeta per destinarla all’agricoltura, e probabilmente non sarebbe neanche sufficiente. Un processo ineluttabile che segnerebbe la fine della biodiversità e che avrebbe esiti catastrofici per il clima del la Terra.

Per questo chiediamo, ispirandoci ad analoghe iniziative in Francia e negli Stati Uniti:

  1. Che il governo vieti l’apertura di nuove aziende agricole biologiche e la conversione al biologico delle aziende agricole esistenti fino a che gli esperti non si siano definitivamente pronunciati sui rischi per la salute umana e per l’ambiente e fino a che il legislatore non abbia imposto regole chiare ispirate al principio di precauzione.
  2. Che la moratoria non venga revocata prima che le aziende agricole biologiche non abbiano inequivocabilmente dimostrato che ignorare le moderne tecnologie non comporti maggiori rischi per la salute umana o per l’ambiente.
  3. Che ogni azienda agricola biologica contribuisca ad un fondo nazionale costituito per coprire i costi sociali e le esternalità negative che l’agricoltura biologica scarica sull’intera collettività.

D’altronde, restereste indifferenti se le compagnie aeree cominciassero ad acquistare velivoli realizzati secondo progetti e tecnologie risalenti a prima della Seconda Guerra Mondiale senza aver prima dimostrato che quegli aerei, quei progetti e quelle tecnologie sono più sicuri ed efficienti di quelli all’avanguardia? E il cibo è un bene comune, una risorsa universale, che non può essere sottratta all’umanità in nome degli interessi e dei profitti di pochi.

  • E’ uno scherzo, ovviamente (l’azienda agricola di che scrive è biologica). Da queste parti non ci piacciono i divieti e le moratorie. Ma ci sarebbe da riflettere, eccome…
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15 commenti leave one →
  1. Gian Luca Chiesa permalink
    22 giugno 2011 12:55

    Ovviamente è uno scherzo ma è bellissimo!!!

  2. Alberto Guidorzi permalink
    22 giugno 2011 13:04

    Propongo di applicare il contrappaso di dantesca memoria.

  3. bacillus permalink
    22 giugno 2011 13:10

    E’ uno scherzo? Beh, facciamola diventare una cosa seria, che diamine!

    A proposito, Giordano, capiti a puntino. Sono molto poco informato sulle politiche agricole e di sostegno al reddito. Non so cosa produci, ma nel tuo caso, se la tua azienda NON fosse biologica, riceverebbe di meno in termini di “contributi”? Se sì, puoi esprimere una percentuale?
    Grazie.

  4. 22 giugno 2011 14:47

    Non si può esprimere una percentuale fissa, Bacillus. Un’azienda biologica riceve un contributo, variabile a seconda di quanto stabilito dai piani di sviluppo rurale di ciascuna regione, differenziato a seconda delle colture. Ad esempio nel Lazio i seminativi biologici hanno diritto a una cifra intorno ai 150/160 euro per ettaro, mentre il mais riceve il doppio. Questa cifra, alla quale vanno comunque tolte le spese di certificazione, che variano a seconda dell’ente certificatore, e i costi in tempo e in scartoffie, si somma al normale premio disaccoppiato della PAC che ricevono tutte le aziende agricole, ma che è anche questo variabile, dato che il premio per ogni ettaro è stato calcolato sulla base della media dei contributi ricevuti nel triennio 2000/2002, all’epoca in cui il contributo PAC era differenziato a seconda della coltura.
    Per approssimazione, se un ettaro di seminativo riceve mediamente in Italia 300 euro, e il contributo per il bio è di 150 euro, la percentuale sarebbe del 50% in più.

  5. Alberto Guidorzi permalink
    22 giugno 2011 18:01

    Almeno le produzioni biologiche in coltura forzata in serra si dovrebbero escludere, se privilegiamo il “naturale” (anche se la mia accezione di naturale non è quella di altri)

  6. 23 giugno 2011 17:39

    A proposito di biologico..
    So che a livello europeo non esistono LMR per il biologico diversi da quelli che esistono per il convenzionale. Ovviamente solo per i pesticidi ammessi. Quali sono invece le soglie ammesse per pesticidi non autorizzati? A quanto mi risulta in Italia (in un decreto legislativo del 2011) si parla di 0,001 mg/kg di prodotto . Superata questa soglia il prodotto non può essere etichettato bio.
    Prima di questo decreto, c’erano LMR diversi per i pesticidi non ammessi oppure valevano anche in questo caso quelli stabiliti per il convenzionale?
    Se la certificazione biologica si basa sul metodo di produzione e non sui prodotti chi fa questi controlli, con che frequenza?
    Grazie

  7. bacillus permalink
    24 giugno 2011 06:57

    Grazie Giordano. Domanda scema: anche i soldi per il biologico, anche se stabiliti in modo diverso da ogni PSR, sono fondi europei, giusto?

  8. 24 giugno 2011 14:00

    Si sono fondi europei, fanno parte del cosiddetto “secondo pilastro” della PAC, ovvero gli aiuti allo sviluppo. Dalle nostre parti risentono del problema che c’è un intermediario in più, la regione (gli aiuti diretti passano invece dall’UE ad Agea e quindi alle aziende), che tende a gestirli e ad erogarli per ragioni di consenso, e a volte c’è il sospetto che li usi anche per coprire i buchi di altre voci di bilancio (vedi Lazio dove per due anni non hanno pagato i PSR, poi hanno fatto la corsa del somaro sotto elezioni e ora, giunta diversa, si sono fermati di nuovo)

  9. GIANNI permalink
    24 giugno 2011 15:17

    A tutti coloro che piace mangiare O G M potrbbero fate le valigie etrasferisi in quei paesi dove è libbero e lasciare mangiare a no le schifezze bio
    bonsai22

  10. 24 giugno 2011 18:04

    Inizia a preoccuparti Gianni perché gli ogm si possono mangiare anche in Italia.

  11. Alberto Guidorzi permalink
    24 giugno 2011 19:26

    Gianni

    Non solo stai mangiando OGM senza saperlo, ma ti curi anche con molecole prodotte da OGM. Digerisci e “metabolizzi” solo con l’apparto intestinale, ma non con il tuo apparato nervoso, ecco la sola differenza.

  12. _Salvatore permalink
    4 luglio 2011 18:56

    Gianni
    i vari prosciutti DOP che tanto amiamo vantarci di produrre quali “prodotti tipici”, provengono, in buona parte, da allevamenti i cui suini sono alimentati da mangimi prodotti con mais e soia OGM. Tra l’altro, acquistabili anche ai Consorzi Agrari (gestiti da Coldiretti).

  13. Alberto Guidorzi permalink
    5 luglio 2011 16:12

    Giordano

    Ho fatto un piccolo calcolo in base ai dati che possiedo nella mia Webteca per documentare la tua affermazione: Il biologico affama l’umanità” (io direi “affamerebbe” perchè per fortuna restiamo al 2% di biologico nel mondo occidentale)

    Nel 1900 l’agricoltura supportava i bisogni alimentari di circa 1,6 miliardi di abitanti del pianeta e si praticava principalmente un’agricoltura estensiva su 850 milioni di ettari (potremmo benissimo definirla agricoltura più che ecologica).

    Se praticassimo lo stesso tipo di agricoltura oggi, la potremmo fare su circa 1,5 miliardi di ettari (tale è divenuta la superficie coltivata dopo un secolo) e se la matematica non è un’opinione si nutrirebbero circa tre miliardi di umani.

    Conclusione: Il 50% della popolazione attuale non avrebbe niente da mettere sotto i denti, mentre l’altro 50% si nutrirebbe alla stessa stregua dei nostri nonni, vale a dire con un’alimentazione generalmente inappropriata.

    POTREBBE ESSERE UN BUON MODO DI CONTROLLO DEMOGRAFICO (CHI SCEGLIE CHI?)

    P.S: Giordano non riesci a fermare quelle benedette icone che mi saltano sempre nel testo mentre sto scrivendo?

  14. 7 luglio 2011 12:11

    Alberto, non ho idea di cosa ti salti nel testo mentre scrivi.. non sarà un problema del tuo browser?

    Quanto ai tuoi calcoli sul biologico, ricordano un po’ questi
    http://www.pnas.org/content/107/26/12052.full?sid=3914d2f3-1d02-461a-854a-2ecf7d467f88
    di cui avevo parlato qui
    https://lavalledelsiele.com/2010/11/08/quello-che-nessuno-vi-dice-del-cibo-biologico/

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