I conti con la realtà
Sarà interessante vedere come andrà a finire, nelle file del fronte del Si ai referendum sull’acqua, tra chi attribuiva ai quesiti un valore meramente simbolico e chi invece è seriamente affezionato al risultato. In poche parole, tra chi i quesiti li ha letti e compresi e chi invece non lo ha fatto (o ha fatto finta di non farlo) in nome della spallata finale al giullare di Arcore, rimandando i conti con la realtà a quorum raggiunto e a festa finita, in un paese ormai talmente anestetizzato da vent’anni di berlusconismo da essere pronto ad ingoiare qualsiasi fesseria e qualsiasi smentita post mortem.
L’ultimo di una lista che in queste prime settimane si è ingrossata ogni giorno di più è nientemeno che Nichi Vendola, che ha ricordato, a margine di un assemblea dell’acquedotto pugliese in cui ha ribadito che le tariffe non verranno abbassate, neanche di quel famigerato 7 percento di remunerazione del capitale investito che il referendum avrebbe abrogato, che
è indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo.
E a spiegare ancora meglio la differenza tra costi remunerati e profitti ci pensa il suo assessore alle opere pubbliche, Fabiano Amati, con parole che avremmo voluto trovare noi alla vigilia del 12 e 13 giugno:
In Puglia la remunerazione del capitale investito del 7% è un costo: quello che pagheremo ogni anno fino al 2018 sul bond in sterline pari al 6,92% contratto durante la gestione dell’era Fitto
Certo, è un costo un po’ ovunque, non solo in Puglia, e per coerenza oggi il Nichi nazionale per pagarsi il suo bond in sterline dovrebbe riempire di addizionali i suoi conterranei, sottrarre loro altri servizi, magari imporre tasse di soggiorno ai numerosi turisti che stanno andando a ballare la Pizzica in Salento, di tutto, insomma, ma coprire quel costo in tariffa no. Ma che importa? Ci siamo abituati. Anche allo stile insopportabilmente paraculo che il Governatore sembra avere appreso alla perfezione dal suo nemico numero uno, se è vero che ha risposto, a chi gli chiedeva perché queste cose non le avesse dette prima, “nessuno me lo ha chiesto“.
Resta solo da sorridere di fronte a chi si ostina a dire che a svuotare di significato le consultazioni referendarie è chi decide di non parteciparvi, e soprattutto resta da vedere cosa succederà di fronte alla proposta di Benedetto della Vedova, Linda Lanzillotta ed altri parlamentari del Terzo Polo che hanno fatto proprio il ddl Bersani sui servizi idrici, depositato dal Pd nel novembre 2010, e lo hanno presentato come emendamento alla legge comunitaria.
Silenzio in sala, inizia il secondo atto.