Giordano, suvvia, ammettilo. Per un momento, solo per il fatto di essere agricoltore, hai pensato di essere un agricoltore francese. 🙂
Ti capisco, a quel modello vorresti ambire. Ma lo sai, qui siamo indietro di alcuni secoli.
Questo è un piccolo, ma significativo esempio della distanza tra noi e loro. A costo di abusare di un luogo comune, ecco, loro fanno “sistema”. C’è l’evento internazionale organizzato alla perfezione per promuovere la Francia. Ed ovviamente tutti collaborano, si inseriscono nel meccanismo, nell’ambito delle loro competenze.
Bravi, bravi e basta…
Nota che non dicono: “gli agricoltori biologici del 44, fieri di nutrirvi”, ma agricoltori semplicemente, i quali lanciano un messaggio
subliminale, cioè: cari consumatori e cittadini se volete mangiare dovete venire da noi.
I consumatori italiani sanno che mangiano perchè c’è qualcuno che coltiva la terra, io credo di no, credono che il rifornimento degli scaffali del supermercato sia avulso dalla produzione.
In linea di massima condivido, sai come la penso sulla questione dei cartellini. In questo caso il fatto che l’art.68 riguarda questioni ambientali e non qualitative, come si è spesso cercato di far passare, dovrebbe escludere l’obbligo di utilizzo di semente certificata per goderne i benefici. Però a quanto vedo l’art. 68 in Italia viene sempre usato in questo modo: per esempio un allevatore può godere dell’art. 68 solo se ha vacche di razza pura, o al massimo a duplice attitudine, per gli altri incroci non c’è verso, e anche qui non capisco che c’entri con l’ambiente.
E’ il solito problema, quando ci facciamo comprare, lasciando all’autorità pubblica il potere di stabilire il prezzo, prima o poi ci rimettiamo. In questo caso ti possono dire: non vuoi usare semente certificata (che loro chiamano “di qualità ”, ma sorvoliamo…)? Accomodati, non è vietato: però io non ti pago il premio supplementare dell’art. 68.
Secondo me una battaglia più giusta sarebbe quella per abrogare la legge 1096 del 1971, che stabilisce all’art. 12 che non possono essere venduti, posti in vendita o messi altrimenti in commercio i prodotti sementieri se non ufficialmente certificati, e soprattutto l’art. 1 del dpr 1065/1973 che fa rientrare nel concetto di commercializzazione anche l’eventuale attività svolta da cooperative o associazioni anche se al solo scopo della distribuzione ai propri associati.
Guidorzi non me ne vorrà , io sono convinto che il miglioramento genetico sia la chiave per salvare l’agricoltura, ma penso anche che i sementieri italiani, che Alberto definisce spesso, e giustamente, insaccatori, sarebbero incentivati a conseguire risultati migliori se gli agricoltori fossero messi nelle condizioni di non doversi rivolgere necessariamente a loro: è dalla competizione che vengono i risultati migliori, non dalle rendite.
Ma non merita neanche un post questo argomento mi chiedo?
Non rientra nella linea editoriale del blog? Avrei preferito ti fossi occupato di questo piuttosto che di trattori al Tour de France.
E’ quanto risulta da un rapporto sui motivi della presunta stagnazione delle produzioni di grano in Francia negli ultimi 10/15 anni. Il rapporto analizza molti altri fattori.
E’ vero che in Francia il 50% degli agricoltori usa sementi aziendali, ma va fatta una precisazione, la loro ultima moltiplicazione commerciale è l’R1 (da noi è l’R2) e quindi ogni anno acquistano seme R1 delle varietaà che ritengono interessanti e si producono l’R2, ma la loro riutilizzazione finisce qui.
Masini hai ragione, sono polemico. E provo a spiegarti il perchè.
Noto che in un modo o nell’altro l’unica linea coerente del tuo blog è quella di favorire l’espropriazione della semente aziendale all’agricoltore. Per gli OGM, nel nome della libertà economica e di scelta, per l’imposizione del cartellinato, esattamente per motivi opposti, in nome del dirigismo tecnocratico. Ora questa posizione, come agricoltore mi risulta del tutto contraria ai miei interessi, portata avanti da te che dici di essere uno di noi poi mi risulta veramente incomprensibile, se non sospetta, almeno Guidorzi difende il suo lavoro ed il suo Mondo (e lo fa certamente in maniera più preparata di te). Quindi mi dovrei chiedere ma tu quali interessi difendi o favorisci? Prima di sentirmi rispondere con la solita chiosa di circostanza, ti prevengo e ti annuncio che qualsiasi collaborazione tra il mio blog ed il tuo è terminata con effetto immediato. Ti diffido dal pubblicare materiale proveniente dal mio blog, da ora in poi. Ti auguro comunque buona fortuna, anche se non nel campo agricolo, dove certamente è meglio che non ti cimenti.
Caro Granduro, dato che non vuoi frasi di circostanza, proverò essere chiaro: non hai capito un accidente.
Provo a sorvolare sulle insinuazioni a proposito degli “interessi” che difenderei. La dietrologia è uno dei vizi più mortificanti di questo paese, ma è talmente diffuso che ci sono abituato. Passiamo oltre.
“Noto che in un modo o nell’altro l’unica linea coerente del tuo blog è quella di favorire l’espropriazione della semente aziendale all’agricoltore. Per gli OGM, nel nome della libertà economica e di scelta, per l’imposizione del cartellinato, esattamente per motivi opposti, in nome del dirigismo tecnocratico” Ecco, questa frase è sufficiente per rendersi conto che non hai capito, o non vuoi capire, un accidente. Nel nome della stessa libertà di scelta sono sia favorevole agli OGM che contrario all’obbligo di uso di semente certificata, come ho già avuto modo di spiegare, anche nel commento più su, laddove dico che sono contrario non solo al divieto (o al disincentivo) di uso, ma anche al divieto di commercializzazione di semente non certificata. Secondo me un agricoltore ha il diritto di fare l’accidente che vuole in casa sua, e di commerciare quel che vuole con chi vuole senza che nessuna autorità pubblica venga a metterci il becco. Ma non voglio dilungarmi ulteriormente nel tentativo di spiegare un concetto tanto semplice a chi, evidentemente, non ha voglia di provare a comprenderlo.
Oltretutto: mi hai mandato una email ieri per segnalarmi un articolo, ti ho scritto qui sopra che sono d’accordo, ti ho offerto di usare questo spazio per parlarne… se questa è la reazione, dubito che ci sia altro da aggiungere.
Quanto alla mia vita privata, al fatto se io sia o non sia un agricoltore e quanto “autentico”, in quale proporzione con altre attività , e come gestisco oggi e ho gestito finora le mie proprietà , non credo di doverne rendere conto a nessuno.
Giordano, suvvia, ammettilo. Per un momento, solo per il fatto di essere agricoltore, hai pensato di essere un agricoltore francese. 🙂
Ti capisco, a quel modello vorresti ambire. Ma lo sai, qui siamo indietro di alcuni secoli.
Questo è un piccolo, ma significativo esempio della distanza tra noi e loro. A costo di abusare di un luogo comune, ecco, loro fanno “sistema”. C’è l’evento internazionale organizzato alla perfezione per promuovere la Francia. Ed ovviamente tutti collaborano, si inseriscono nel meccanismo, nell’ambito delle loro competenze.
Bravi, bravi e basta…
Bacillus
Nota che non dicono: “gli agricoltori biologici del 44, fieri di nutrirvi”, ma agricoltori semplicemente, i quali lanciano un messaggio
subliminale, cioè: cari consumatori e cittadini se volete mangiare dovete venire da noi.
I consumatori italiani sanno che mangiano perchè c’è qualcuno che coltiva la terra, io credo di no, credono che il rifornimento degli scaffali del supermercato sia avulso dalla produzione.
Giordano, una mail privata ti inviai. Spero vorrai aderire alla nostra giusta battaglia.
In linea di massima condivido, sai come la penso sulla questione dei cartellini. In questo caso il fatto che l’art.68 riguarda questioni ambientali e non qualitative, come si è spesso cercato di far passare, dovrebbe escludere l’obbligo di utilizzo di semente certificata per goderne i benefici. Però a quanto vedo l’art. 68 in Italia viene sempre usato in questo modo: per esempio un allevatore può godere dell’art. 68 solo se ha vacche di razza pura, o al massimo a duplice attitudine, per gli altri incroci non c’è verso, e anche qui non capisco che c’entri con l’ambiente.
E’ il solito problema, quando ci facciamo comprare, lasciando all’autorità pubblica il potere di stabilire il prezzo, prima o poi ci rimettiamo. In questo caso ti possono dire: non vuoi usare semente certificata (che loro chiamano “di qualità ”, ma sorvoliamo…)? Accomodati, non è vietato: però io non ti pago il premio supplementare dell’art. 68.
Secondo me una battaglia più giusta sarebbe quella per abrogare la legge 1096 del 1971, che stabilisce all’art. 12 che non possono essere venduti, posti in vendita o messi altrimenti in commercio i prodotti sementieri se non ufficialmente certificati, e soprattutto l’art. 1 del dpr 1065/1973 che fa rientrare nel concetto di commercializzazione anche l’eventuale attività svolta da cooperative o associazioni anche se al solo scopo della distribuzione ai propri associati.
Guidorzi non me ne vorrà , io sono convinto che il miglioramento genetico sia la chiave per salvare l’agricoltura, ma penso anche che i sementieri italiani, che Alberto definisce spesso, e giustamente, insaccatori, sarebbero incentivati a conseguire risultati migliori se gli agricoltori fossero messi nelle condizioni di non doversi rivolgere necessariamente a loro: è dalla competizione che vengono i risultati migliori, non dalle rendite.
No, aspetta l’art. 68 non nasce per il seme certificato (questo è un punto inequivocabile).
Ed infatti finora non è stato connesso ad esso.
La domanda giusta è: ti piace il certificato? compralo liberamente.
Se non ti piace, non vedo perché devi essere punito perdendo una parte di contributo che è stato istituito per le rotazioni agrarie e per questioni ambientali. Creando uno svantaggio per gli agricoltori italiani rispetto alla zona euro. Maggiori costi solo per noi. Mah!
Ma non merita neanche un post questo argomento mi chiedo?
Non rientra nella linea editoriale del blog? Avrei preferito ti fossi occupato di questo piuttosto che di trattori al Tour de France.
granduro, non capisco il tono polemico: non ho una redazione al lavoro, magari mi potessi occupare d tutto quel che vorrei… 🙂
comunque un po’ di tempo fa un post sull’argomento l’avevo fatto, te l’avevo anche segnalato: https://lavalledelsiele.com/2010/12/18/meglio-meglio-brevettato-che-certificato/.
Pensavo effettivamente di dedicare un nuovo post alla cosa, se hai un pochino di pazienza, ma forse puoi farlo tu.
ps. se mi va di fare un post sui trattori al tour de france lo faccio. punto.
Giordano e Granduro
Posso darvi ragione in relativo, ma non in assoluto. Io sono vissuto in questo mondo.
“Selon un rapport réalisé en septembre 2004 par le Groupe d’étude et de contrôle des variétés et des semences (Geves), rien à signaler à ce sujet. Christian Leclerc, secrétaire général du Comité technique permanent de la sélection des plantes cultivées (CTPS), se veut pour sa part rassurant : « Dans l’ensemble de nos essais, nous n’avons pas observé de stagnation, ni avant, ni après 2000 ». Selon le Pr Gallais, le progrès génétique engendrerait une augmentation de rendement de 0,9 q/ha/an en conditions intensives traitées (avec fongicides) et de 1,4 q/ha/ an en conditions intensives non traitées, signe que la résistance aux maladies est l’un des facteurs pris en compte dans la sélection des variétés modernes. L’agronome émet toutefois quelques réserves : « Les expérimentations Geves démontrent que le progrès génétique continue, mais ne permettent pas une assez grande précision pour conclure s’il y a ralentissement du progrès ».
E’ quanto risulta da un rapporto sui motivi della presunta stagnazione delle produzioni di grano in Francia negli ultimi 10/15 anni. Il rapporto analizza molti altri fattori.
E’ vero che in Francia il 50% degli agricoltori usa sementi aziendali, ma va fatta una precisazione, la loro ultima moltiplicazione commerciale è l’R1 (da noi è l’R2) e quindi ogni anno acquistano seme R1 delle varietaà che ritengono interessanti e si producono l’R2, ma la loro riutilizzazione finisce qui.
Masini hai ragione, sono polemico. E provo a spiegarti il perchè.
Noto che in un modo o nell’altro l’unica linea coerente del tuo blog è quella di favorire l’espropriazione della semente aziendale all’agricoltore. Per gli OGM, nel nome della libertà economica e di scelta, per l’imposizione del cartellinato, esattamente per motivi opposti, in nome del dirigismo tecnocratico. Ora questa posizione, come agricoltore mi risulta del tutto contraria ai miei interessi, portata avanti da te che dici di essere uno di noi poi mi risulta veramente incomprensibile, se non sospetta, almeno Guidorzi difende il suo lavoro ed il suo Mondo (e lo fa certamente in maniera più preparata di te). Quindi mi dovrei chiedere ma tu quali interessi difendi o favorisci? Prima di sentirmi rispondere con la solita chiosa di circostanza, ti prevengo e ti annuncio che qualsiasi collaborazione tra il mio blog ed il tuo è terminata con effetto immediato. Ti diffido dal pubblicare materiale proveniente dal mio blog, da ora in poi. Ti auguro comunque buona fortuna, anche se non nel campo agricolo, dove certamente è meglio che non ti cimenti.
Un saluto per tutti (anche per Guidorzi)
Caro Granduro, dato che non vuoi frasi di circostanza, proverò essere chiaro: non hai capito un accidente.
Provo a sorvolare sulle insinuazioni a proposito degli “interessi” che difenderei. La dietrologia è uno dei vizi più mortificanti di questo paese, ma è talmente diffuso che ci sono abituato. Passiamo oltre.
“Noto che in un modo o nell’altro l’unica linea coerente del tuo blog è quella di favorire l’espropriazione della semente aziendale all’agricoltore. Per gli OGM, nel nome della libertà economica e di scelta, per l’imposizione del cartellinato, esattamente per motivi opposti, in nome del dirigismo tecnocratico” Ecco, questa frase è sufficiente per rendersi conto che non hai capito, o non vuoi capire, un accidente. Nel nome della stessa libertà di scelta sono sia favorevole agli OGM che contrario all’obbligo di uso di semente certificata, come ho già avuto modo di spiegare, anche nel commento più su, laddove dico che sono contrario non solo al divieto (o al disincentivo) di uso, ma anche al divieto di commercializzazione di semente non certificata. Secondo me un agricoltore ha il diritto di fare l’accidente che vuole in casa sua, e di commerciare quel che vuole con chi vuole senza che nessuna autorità pubblica venga a metterci il becco. Ma non voglio dilungarmi ulteriormente nel tentativo di spiegare un concetto tanto semplice a chi, evidentemente, non ha voglia di provare a comprenderlo.
Oltretutto: mi hai mandato una email ieri per segnalarmi un articolo, ti ho scritto qui sopra che sono d’accordo, ti ho offerto di usare questo spazio per parlarne… se questa è la reazione, dubito che ci sia altro da aggiungere.
Quanto alla mia vita privata, al fatto se io sia o non sia un agricoltore e quanto “autentico”, in quale proporzione con altre attività , e come gestisco oggi e ho gestito finora le mie proprietà , non credo di doverne rendere conto a nessuno.
Stammi bene.