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Qualche mito da sfatare sulla distribuzione della ricchezza in Italia

15 luglio 2011

DailyBlog – 15/07/2011

A febbraio un’indagine della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane ha scatenato un putiferio su tutti i giornali. Era l’epoca in cui si cominciava a parlare, a vario titolo, di imposta patrimoniale straordinaria, e i dati della relazione sembravano fatti apposta per dare una copertura ideologica ad un operazione di questo tipo:

Le informazioni sulla distribuzione della ricchezza desunte dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane indicano che alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva.

Ora che la patrimoniale (sotto forma di aumento dell’aliquota sui redditi da capitale e dell’imposta di bollo sui depositi titoli) è stata varata (proprio da chi aveva giustificato la sua discesa in campo, secoli fa, con la necessità di ridurre le tasse) e si prevedono ulteriori inasprimenti fiscali soprattutto per mezzo dell’abolizione di molte deduzioni e detrazioni alle imprese, questa indagine ha cominciato a circolare di nuovo. Se il 10% degli italiani detiene il 45% della ricchezza, si dice, mentre la metà più povera deve accontentarsi di dividere le briciole, allora l’Italia non può che essere un paese in cui la ricchezza è mal distribuita, e un intervento fiscale sui patrimoni è necessario e auspicabile. Una questione di giustizia, insomma. Ma è proprio così?

Leggendo la relazione con più attenzione, si giunge ai valori mediani della ricchezza netta per classi di età: fino a 34 anni 37.000 euro; da 35 a 44 anni 131.172; da 45 a 54 anni 175.595; da 55 a 64 anni 211.200; oltre 64 anni 155.391. In questo modo la musica comincia sensibilmente a cambiare: abbiamo infatti il prospetto di una società in cui la ricchezza aumenta in funzione dell’età e del risparmio, come è ovvio che sia, e in cui il 45% della ricchezza è nelle mani della fascia di età al di sopra dei 55 anni. Più o meno il 10% della popolazione. E non si tratta poi di ricchezze così esorbitanti: se una persona ha sudato una vita di lavoro ed è riuscita a comprarsi un appartamento, fa parte proprio di quella fascia.

Allo stesso modo non dovrebbe stupire che metà della popolazione, quella più giovane, detenga il 10% della ricchezza complessiva. Dove al mondo i giovani sono più ricchi degli anziani? Questo non significa che la nostra sia una società di eguali. Significa semplicemente che, con tutta probabilità, la ricchezza non è la variabile migliore per misurare la diseguaglianze, e che fattori come consumi, redditi e mobilità sociale sarebbero più efficaci per comprendere le contraddizioni di questo paese.

E che l’uso di questi dati per giustificare una tassa patrimoniale è strumentale ed ideologico. La patrimoniale potrebbe (il condizionale è d’obbligo) anche essere l’unica via d’uscita da una situazione disperata in cui la classe politica italiana ci ha trascinato nell’ultimo ventennio, ma farla passare per una necessità di giustizia ed equità sociale è assolutamente demenziale, soprattutto quando si va a colpire l’unica forma di welfare ancora a malapena funzionante di cui possono usufruire i giovani di questo paese: i risparmi (ottenuti attraverso una vita di lavoro già abbondantemente tassato) delle generazioni più anziane. Cerchiamo almeno di non farci prendere in giro.

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8 commenti leave one →
  1. Marco Bollettino permalink
    15 luglio 2011 13:01

    Il cosiddetto wealth gap è un falso problema (vedi http://www.youtube.com/watch?v=d8SQHwyNU1Q) e per capirlo basta porsi una domanda: è meglio la situazione

    a) Il ricco ha una ricchezza di 200, il povero di 100 (gap di 100)

    oppure la situazione

    b) il ricco ha una ricchezza di 100 ed il povero di 50 (gap di 50) ?

    Ridurre il wealth gap a suon di tasse e redistribuzione, come se si potesse considerare in maniera distinta ed indipendente la produzione e la distribuzione della ricchezza, servirà magari a passare da a) a b) ma sicuramente non migliorerà la situazione del “povero”.

  2. bacillus permalink
    17 luglio 2011 23:39

    Corretto il tuo approccio, Giordano, nel rapportare la ricchezza posseduta alle fascie di età. C’è una logica inoppugnabile. Ma forse ti sei lasciato andare a conclusioni un po’ frettolose.
    Quando dici che per la gerontosfera italica, in fondo, si tratta “dei risparmi di una vita” non prendi in considerazione “come” questa ricchezza è stata accumulata. Perché se è fuor di dubbio che i nostri vecchi hanno lavorato (e tanto), è anche vero che lo hanno fatto in condizioni favorevoli sotto diversi punti di vista. Rispetto, dico, al giovane che oggi vorrebbe “affrontare la vita”, insomma.
    Mah, io non voglio ora qui affrontare lunghe disquisizioni storiche. Ma non c’è dubbio, ad esempio, che 30-40 anni fa il lavoro presentava un valore più “distribuito”: le differenze fra gli impieghi meno qualificati e quelli di più alto livello erano meno evidenti. Oppure, per dire, “una volta” i calcoli pensionistici erano basati sul sistema retributivo, mentre per quelli come me vale il sistema contributivo. Oppure ancora, se qualcuno sa come è andata, mi si dica come funzionavano i vecchi ministeri e le vecchie Ferrovie dello Stato, Sip, Enel e per quale motivo ora ci ritroviamo con un debito pubblico del 120% del PIL. Vogliamo anche prendere in considerazione le ganzissime svalutazioni competitive dei bei tempi andati e l’eredità che quelle pratiche ora chi hanno lasciato nel contesto della moneta unica?
    Insomma, il quadro è complesso. Non tanto dal punto di vista “economicistico”, ma più che altro dal punto di vista morale.

    Parliamoci chiaro. Personalmente, pur non essendo ormai un giovane, ho maturato un odio viscerale nei confronti della gerontocrazia. Il tuo post, Giordano, non fa che confermare questo mio stato d’animo. Vorrei tanto confrontare quelle cifre con quelle di altri paesi moderni e capire come mai in certi paesi si sono verificati fenomeni come Gates, Brin-Page, Jobs, Zuckenberg e via dicendo e quale è il loro peso nelle statistiche… magari le percentuali alla fine saranno le stesse, ma la sostanza di quelle cifre è completamente diversa.
    Sono dettagli importanti, Giordano. Solo dopo averli presi in considerazione, secondo me, possiamo rivolgere strali contro le ipotesi di “patrimoniale”.

  3. 18 luglio 2011 17:45

    Serve un chiarimento: ho usato i dati statistici in modo piuttosto approssimativo, date le dimensioni dello spazio che avevo a disposizione: ad esempio, ovviamente la fascia oltre i 55 anni supera il 10%, ma è anche ovvio che non tutti gli over 55 dispongano di quella quota di ricchezza. Quel che mi premeva evidenziare è che queste sono le classiche palle ideologiche usate per dare copertura ad un furto legalizzato, ovvero la patrimoniale, ed illudere le vittime che in realtà si va a colpire qualcun altro, qualcuno che in fondo se lo “merita”.

    Bacillus, tocchi dei tasti dolenti. Come ho scritto anche nel post, la mobilità sociale è uno di quei fattori che danno un quadro più corretto delle contraddizioni del paese: se il gradino della scala di fronte al tuo è perennemente occupato, è difficile che tu possa fare passi avanti, e sarà lo stesso per chi sta dietro a te. E se i gradini più alti sono occupati da mediocri, i fenomeni come Gates, Brin-Page, Jobs, Zuckenberg ce li possiamo allegramente scordare… Siamo, paradossalmente, una società tendenzialmente egualitaria dal punto di vista della distribuzione della ricchezza, ma assolutamente ingiusta per quanto riguarda le opportunità e il riconoscimento del merito.

  4. Aemme permalink
    4 febbraio 2012 03:12

    2.5 milioni di famiglie (ovvero il 10% delle famiglie italiane) detiene più di 4 miliardi di euro in ricchezza lorda. Fanno 1.7 milioni di euro di ricchezza lorda, a famiglia. Parlo di famiglia, quindi quel 55enne più moglie, più un figlio.

    Tu la chiami patrimoniale, io la vedo diversamente: maggiori imposte–> quindi un po di tassa sugli immobili, un po sulle attività finanziarie, sul reddito anche, quindi un’imposizione complessiva.

    Fai il 2% in più. Moltiplicato per 4 miliardi fanno 80 miliardi di euro di gettito in più.

    Il 2% è tanto, perchè sarebbero 34mila euro di tassazione annua in più?
    Bene è come chiedere 340 euro in più a chi ha una ricchezza di 17000euro, ovvero chi ha una casa in affitto e prende poco più di mille euro al mese. Direi che a quel “poveretto” di questo esempio prenderanno MOLTO DI PIU’.
    Mentre SE PRENDESSERO dal 10% più ricco, io credo che con una ricchezza di 1milione e 666mila euro , NON GLI SCONVOLGI IL SUO TENORE DI VITA, e FAI EQUITA’ ECONOMICA.

  5. 4 febbraio 2012 17:35

    Pur di non ridurre spesa e sprechi siamo disposti ad accettare di tutto, eh?

  6. Aemme permalink
    4 febbraio 2012 18:20

    Ma SPRECHI, EVASIONE, ETC… sono da considerare come SCONTATI. Io intendo “inoltre”..

    D’altra parte si parlerebbe di redistribuzione equilibrata, evitando distorsioni, paradossi e quant’altro. L’idea è prendere reddito e patrimonio e verificare da dove arrivano le maggiori entrate: infatti io posso ereditare una villa con giardino che vale 2 milioni di euro, ma avere uno stipendio di soli 1500 euro al mese. Chiaro che rientrerebbe nei casi da escludere, per evitare appunto distorsioni.
    Ma un notaio, che oltre ad avere 5 appartamenti e 2 case al mare, ha pure un reddito di 200mila euro all’anno, è EQUITA’ sociale che lui CONTRIBUISCA molto di più.
    O no?? o se la deve cavare con la ridicola progressività delle aliquote irpef e l’antiprogressività delle addizionali? no bello mio..qui è tutto che non va.

    In francia e germania penalizzano i erdditi poco o nulla produttivi, e incentivano quelli produttivi.

  7. Paolo permalink
    11 giugno 2012 03:15

    Non avrebbe senso neanche scriverlo questo post visto che i dati sono più manipolati dei sondaggi di berlusconi.
    Uno su tutti… in italia (basta vedere qualunque statistica sulle piramide di età) la popolazione oltre i 50 anni è di 25 milioni!!!!!! oltre un terzo.. (in fatti è un paese di vecchi)… per prendere la fetta di età del 10% più vecchia (6.000.000 persone) bisogna “accontentarsi” degli over 76… quindi immagino che seppur bankitalia abbia esaltati i numeri, non c’entri nulla il ragionamento del post.

  8. Andrea permalink
    31 dicembre 2012 01:14

    Ridicola progressività delle aliquote IRPEF?
    Aemme, un reddito da 200mila euro annui paga circa 80mila euro annui di IRPEF, più che equità a me pare un furto, anche se sono ben distante da guadagnare tali cifre!
    Chi ha casa in affitto e guadagna 1000 euro al mese di IRPEF paga quasi zero.
    Invece di voler colpire chi dichiara molto bisognerebbe voler stanare chi evade.
    Sono grato a chi guadagna onestamente molti soldi perché con le sue tasse tiene in piedi il paese, questo bisognerebbe dire.
    Segnalo poi che il 2% di 4 miliardi fa 80 milioni non 80 miliardi, 4 miliardi diviso 2,5 milioni non fa 1,7 milioni, ci siamo giocati un fattore 1000…. Forse intendeva 4 mila miliardi, boh, mi spiego la ridicola progressività….

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