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I cavoli a merenda

17 luglio 2011

Per comprendere la differenza tra vendite effettive e vendite allo scoperto, ovvero per farsi un’idea del significato della parola speculazione e di quanto questa parola c’entri come i cavoli a merenda con quanto è la scorsa settimana sui mercati, è perfetto l’ultimo post di Giulio Zanella su noiseFromAmerika:

Che differenza c’è tra vendite allo scoperto e vendite effettive? E perché le prime sarebbero speculative mentre le seconde no? Facciamo un esempio. Il governo ha emesso un titolo che promette il rimborso di 100 a scadenza. Tizio lo compra a 98 e ottiene quindi, a scadenza, un interesse di 2, cioè del 2/98 = 2,04%. Una vendita effettiva funziona così: dopo un po’ di tempo Tizio, osservando ad esempio che mentre il debito pubblico dilaga il governo rimanda il pareggio di bilancio mentre il primo ministro se la prende col ministro dell’economia e il braccio destro di quest’ultimo viene indagato per corruzione, comincia a temere che il governo potrebbe non rimborsare a scadenza e quindi vuole vendere il titolo. Per farlo abbassa il prezzo fino a 97. A quel prezzo Caio è disposto a comprare e otterrà a scadenza, se il governo rimborsa, un interesse pari al 3/97 = 3,09%: il titolo è percepito come più rischioso e quindi rende di più. Tizio non si fida e vuole vendere, per questo il prezzo cala e il rendimento per chi è disposto a comprare aumenta. Niente di speculativo, quindi.

Una vendita allo scoperto, invece, funziona così: Sempronio è un avvoltoio, uno speculatore professionista. Annusa che Tizio non si fida più del governo e inferisce che sarà disposto a realizzare una perdita pur di sbarazzarsi del titolo. Quindi lo anticipa, lui che è un veloce professionista, e vende lui (Sempronio) oggi il titolo a Caio anche se ancora non lo possiede (da cui vendita “allo scoperto”), con un contratto che dice che glielo consegnerà dopodomani. Glielo vende al prezzo che Caio è disposto a pagare, cioè 97. Poiché Caio ha già comprato, Tizio oggi non trova da vendere e domani, innervosito come Sempronio si aspettava, sarà disposto a vendere a Sempronio al prezzo di 96. A questo punto Sempronio ha il titolo che ha promesso a Caio e fa soldi: Sempronio ha comprato a 96 e venduto a 97, realizzando un profitto di 1. La vendita è stata speculativa, basandosi sull’aspettativa (corretta ex-post, ma notate che Sempronio dovendo comprare per comprare per onorare il contratto si sta assumendo ex-ante il rischio di non vedere realizzata l’aspettativa di ribasso del prezzo) di poter comprare a poco e vendere a molto. Poiché il prezzo di mercato del titolo è sceso — a causa dell’attività di Sempronio — a 96, la speculazione ha accelerato la caduta del prezzo (rispetto al caso di vendita effettiva) e l’aumento del tasso di interesse sul titolo, che è adesso pari al 4/96 = 4,17%.

Ma quel che dovremmo ripeterci almeno 500 volte al giorno è che, come riportato lunedì scorso da Consob,

Ad una prima analisi, ancora provvisoria e soggetta a verifica, sembra che le vendite allo scoperto abbiano avuto un ruolo marginale nella seduta di oggi. Dai riscontri che la Consob ha avuto, l’impressione e’ che non si tratti di vendite allo scoperto, ma di vendite effettive.

Il che significa che non siamo di fronte a nessun tipo di attacco speculativo, che non siamo assaliti da iene e avvoltoi che si stanno cibando dei nostri poveri resti, che nessuno si sta arricchendo a spese nostre. Semplicemente, un buon numero di possessori di titoli del nostro debito pubblico ha preferito realizzare delle perdite pur di liberarsene.

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