Etichettatura e protezionismi
Il legame stretto tra etichettatura e politiche protezionistiche è il tema del paper pubblicato da Antoine Bouët, Guilaume Gruère e Latitia Leroy perl’International Food Policy Research Institute, che valuta gli effetti distorsivi sul commercio, sui prezzi e sul welfare che deriverebbero dall’applicazione dei requistiti di etichettatura proposti dal protocollo di Cartagena sui prodotti che potrebbero contenere OGM. Queste le conclusioni:
Utilizzando un semplice modello analitico, per prima cosa dimostriamo che tale regolamentazione potrebbe creare tensioni di prezzo con vinti e vincitori. Utilizziamo quindi un modello empirico per convalidare la nostra ipotesi, nel caso di mais e soia. Troviamo che in base a presunzioni di costo relativamente conservativi, gli obblighi di informazione avrebbero un effetto significativo sul mercato mondiale sia per il mais che per la soia. Ma essi avrebbe effetti ancora maggiori sul commercio, creando gravi distorsioni commerciali che devierebbero le esportazioni dalla loro destinazione originaria. In particolare, i paesi produttori di OGM non membri del protocollo vedrebbero ridotte le loro esportazioni verso i paesi membri, ed anche i paesi membri produttori di OGM dovrebbero dirottare le loro esportazioni verso nuove destinazioni, a seconda dello scenario. La misura ridurrebbe il commercio mondiale e la produzione di mais e soia, con significativi effetti sul benessere globale.
A livello globale, secondo lo scenario più costoso, gli effetti sul benessere totale (consumer and producer surplus plus tax revenue) scenderebbero fino a 1,036 miliardi dollari l’anno per il mais e fino a 716 milioni dollari l’anno per la soia, con una significativa eterogeneità tra i diversi paesi. Mentre i paesi membri non produttori di OGM trarrebbero beneficio da una maggiore protezione, i consumatori e i produttori dei paesi dell’Africa Sub-Sahariana sarebbero chiamati proporzionalmente a pagare un prezzo molto pesante per questo tipo di regolazione. Anche quei paesi che oggi traggono benefici da questo tipo di rendite protezionistiche si troverebbero in difficoltà se decidessero di adottare colture GM potenzialmente benefiche ancora in fase di sviluppo, come i mais resitenti alla siccità. Questa situazione imporrebbe ai governi dell’Africa e di altri paesi colpiti di riconsiderare il loro sostegno a questo nuovo regolamento, che non presenta alcun evidente beneficio ma, se applicato, potrebbe essere associato a costi significativi per le generazioni a venire.
Qualcuno ne consigli la lettura a tutti coloro (qui e qua un paio) che si sono quasi pisciati addosso lasciati andare ad entusiastiche manifestazioni di giubilo per l’approvazione del DDL 2260 “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari“.