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Chi tocca i fili muore

17 settembre 2011

Non ho letto Falce e Carrello, il libro di Bernardo Caprotti sugli intrecci tra il mondo delle Coop e la politica, e anche se lo avessi letto non sarei probabilmente in grado di capire se le affermazioni che contiene corrispondano o meno alla verità.

Non sembra però essere questo il problema. Il patron di Esselunga autore del pamphlet è stato condannato per avere commesso, secondo i giudici “un’illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia“. Il giudice, quindi, avrebbe fatto un vero e proprio processo alle intenzioni dell’autore, le avrebbe giudicate illegittime e lo avrebbe di conseguenza condannato insieme al coautore Stefano Filippi, al curatore della prefazione Geminello Alvi e alla casa editrice Marsilio:

decade l’accusa di diffamazione per la ricorrenza della discriminante dell’esercizio del diritto di critica mentre le domande avversarie sulla concorrenza sleale sono invece fondate

La sentenza prevede anche l’obbligo di ritirare il libro dal mercato e il divieto di future ristampe. Non so quante sentenze del genere vi siano state in Italia dopo il ventennio fascista, sarebbe interessante appurarlo. Sicuramente nessuno ha avuto niente da ridire sulle campagne denigratorie e piene di evidenti falsità che Coop Italia ha diffuso negli anni a favore, per esempio, dell’agricoltura biologica e contro l’uso della biotecnologia in agricoltura.

Scrivere nero su bianco che “un gene prelevato dal pesce artico inserito in fragole e patate conferisce la resistenza al freddo e permette la coltivazione di questi prodotti in zone caratterizzate da bassissime temperature” e che in conseguenza di ciò la Finlandia “ha interrotto quasi del tutto le importazioni di fragole, consumando quelle coltivate sul proprio territorio, per lunghi periodi dell’anno costantemente coperto da spessi strati di ghiaccio” non sembra essere per nessuno una forma scorretta e illegittima di propaganda commerciale. Diverso è affermare, se sei il titolare di una ditta concorrente, quello che in questo paese sanno anche i bambini, ovvero che le Coop godono della protezione della politica e che questa protezione distorce la libera concorrenza caricando un peso ingiusto sulle spalle dei consumatori.

Ma se il problema, come sembra indicare la sentenza, è l’autore e non il contenuto, potrebbe essere sufficiente ripubblicare il libro con la firma di un autore differente. Se l’autore è d’accordo, e sempre che si trovi un editore disposto a farlo, dopo la sentenza di oggi.

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5 commenti leave one →
  1. 17 settembre 2011 23:07

    Pane per i denti di Leonardo Facco Editore, gran patròn del Movimento Libertario 😉

  2. Alberto Guidorzi permalink
    17 settembre 2011 23:18

    Di giudici asserviti non è difficile trovarne!

  3. Alberto Guidorzi permalink
    19 settembre 2011 11:51

    Aggiunta all’intervento precedente:

    Li ha trovati anche la COOP per sbarazzarsi del libro di Caprotti. Non entro nel merito della condanna per diffamazione, sono un agronomo, ma in quanto amante della libertà trovo inconcepibile che che se ne sia ordinata la fine delle ristampe e la distruzione delle copie in giacenza. Questo non è più difesa del diritto, ma oscurantismo.

  4. zac permalink
    24 settembre 2011 11:00

    Intanto l’effetto Streisand ha di nuovo colpito come un boomerang.
    Su amazon il libro e’ al secondo posto tra i best seller.

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