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Cambi di stagione

30 settembre 2011

Dario Fruscio, ex presidente di Agea (il carrozzone di Stato che gestisce le erogazioni in agricoltura) ha aggiunto un nuovo quarto d’ora di celebrità alla sua già stravagante collezione intervenendo lunedì pomeriggio a Focus Economia, la trasmissione di Radio24 condotta da Sebastiano Barisoni.

Nel suo intervento Fruscio ha sostenuto l’ipotesi che il commissariamento di Agea sia stata una punizione nei suoi confronti operata dal ministro Romano e dalla Lega Nord, che non gli perdonerebbero la sua linea “intransigente e rigorosa” nei confronti degli splafonatori delle quote latte. Dal Corriere della Sera (grassetti nostri):

L’ intervistatrice, Valentina Furlanetto, gli ha chiesto quanto abbia pesato la sua posizione legalitaria riguardo alle quote latte: «Ha pesato tutto. Perché non solo il signor Romano ha un forte potere di ricatto sul governo, ma anche il mio movimento ha una posizione forte». Per cui, secondo Fruscio, «il problema delle quote latte, secondo le modalità patrocinate dall’ onorevole Bossi – cioè, un tratto di penna e finiamola lì – era assecondato da gran parte dei ministri».

Sennonché, prosegue Fruscio, «la legge Zaia obbliga al pagamento questi inadempienti. A prescindere da quello che posso pensare su questi dissennati sforatori, e dunque di gente che si è arricchita ai danni dell’ erario». Le cifre sono da brivido: «Circa 3,6 miliardi già pagati, e il residuo è di circa 1,6 miliardi». Fruscio racconta che lui spiegava che le multe andavano pagate: «Finché mi son sentito dire, da parte dei miei della Lega: ma allora non ci senti… dimettiti. Allora, sarai commissariato». Fruscio ha voluto astenersi dal rispondere alla domanda se ci sia relazione tra questo episodio e il voto di domani sulla sfiducia a Romano. Si è però detto «non deluso, ma ai limiti della demoralizzazione»

Comprendo la delusione, anche se non voglio (non me ne può fregare di meno) entrare nel merito dei suoi rapporti col partito che tempo addietro l’aveva imposto alla guida di AGEA, e i motivi per i quali questi rapporti si sarebbero deteriorati. Quel che mi riesce più difficile comprendere è questa presunta linea intransigente e legalitaria di Fruscio. Proprio l’anno scorso di questi tempi, e l’avevamo riportato su queste pagine, dichiarava:

Io continuo, anzi voglio continuare a sperare che chi ne ha facoltà possa lavorare fattivamente nella prospettiva di risolvere il caso. In sostanza che la politica voglia trovare per questo drappello di brava e laboriosa gente una via d’uscita. Diversamente sarà il dramma. Dietro questi produttori ci sono migliaia di famiglie, le quali si traducono in chissà quant’altre decine di migliaia di portatori di speranze e di angosce. Chi più può, chi ha più sensibilità, amore e rispetto per la proprietà contadina e per il mondo rurale, più fortemente dovrà sentirsi impegnato a togliere da tale possibile baratro una parte così significativa del mondo rurale. E’ uno sforzo riparatorio di generosità che la politica deve alla “gente della terra”, indipendentemente da posizioni e divisioni politiche e da più o meno responsabilità di ciascuna parte rispetto alla gravità della questione.

Non rilevate una straordinaria somiglianza  proprio con la politica del “tratto di penna e finiamola lì” tanto cara a Bossi? E sorvoliamo sul giudizio nei confronti degli allevatori, che l’anno scorso erano “brava e laboriosa gente” mentre oggi sono “gente che si è arricchita ai danni dell’ erario“. Complimenti.

Giusto un annotazione: chi andasse a rileggere i miei vecchi post sul problema delle quote latte potrebbe rilevare che su alcuni aspetti della questione ho cambiato idea. Ebbene, anche se dubito che la cosa possa interessare quacuno, è proprio così. Capita. Se non ho cambiato idea sul fatto che la soluzione non può in nessun caso essere il tratto di penna o il colpo di spugna per gli splafonatori, soprattutto dal momento che c’è chi invece ha pagato e sta pagando, oggi ritengo che anche la soluzione apparentemente opposta, “pagate e silenzio”, sia allo stesso modo sbagliata e controproducente.

Perché entrambe le soluzioni, che guarda caso prescindono dall’esame approfondito delle risultanze dell’indagine dei Carabinieri della quale ho raccontato giorni fa, servono solo a poter ricominciare come prima: si faccia luce su ciò che è avvenuto, in circa tre lustri, attorno alle quote latte e al sistema delle erogazioni in agricoltura, e poi chi deve pagare paghi (e nel caso, chi deve essere risarcito venga risarcito adeguatamente).

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12 commenti leave one →
  1. Gianluca Paganelli permalink
    30 settembre 2011 10:50

    Grazie ancora.

  2. bacillus permalink
    30 settembre 2011 20:51

    Anche ieri a Focus Economia si è parlato di quote latte. A rispondere alle domande di Barisoni c’era l’avvocato di parte civile in un processucolo in cui è uscita in questi giorni la sentenza (non so se qui se ne sia parlato) che vedeva coinvolti alcuni dei nostri eroi e Massimo Mucchetti, autore di un articolo sul tema sempre in questi giorni.
    Non è stato un bel sentire.

    Non vado nel dettaglio di quel piccolo dibattito, ma una cosa impressiona. I ribelli sarebbero 657 su un totale di 31000 circa soggetti in regola. La sproporzione tra i fessi (oltre trentamila) ed i dritti lascia un po’ perplessi, no?
    Anche perché mi chiedo. Se è vero che nel calcolo ed assegnazione delle quote ci sono state delle truffe, nel momento in cui i prodi 657 hanno splafonato ed ora non vogliono pagare proprio per quel motivo, vuol dire che essi sapevano. Sapevano che le quote non erano state determinate in modo corretto e che loro, quindi, avevano diritto a produrre di più. Non vorrei sbagliarmi, ma a quel tempo non ci furono assalti alle sedi istituzionali per denunciare il misfatto.
    Insomma, qualcosa non quadra. Delle due l’una. Se sapevano e non hanno denunciato, sono complici. Se invece non sapevano, hanno splafonato nella consapevolezza che avrebbero dovuto pagare.

    Insomma, Giordano, a ‘sto giro non ti seguo.

  3. Paolo g.a. permalink
    30 settembre 2011 22:14

    Gli splafonatori sono 15000 infatti I 687 sono solo quell con prelievo esigibile. Dimenticandosi ovviamente dei 9000 allevatori con multe dal 1995 al 2002. Sono solo 687 perche’ questi hanno In carico le multe di circa 10000 allevatori soci delle sindacali.prima di parlare di quote informatevi

  4. bacillus permalink
    1 ottobre 2011 08:44

    Ah, ma siamo qui per capire, Paolo. E con il tuo linguaggio agro-burocratico mica si capisce tanto.
    Piuttosto, chi ha scritto questo articolo è secondo te bene informato?

    http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/27/Agricoltura_misteri_della_Lega_del_ce_0_110627057.shtml

  5. 1 ottobre 2011 09:20

    Sufficientemente informato, Bacillus, rispetto alla media. Eppure continuo a non capire troppo bene (anzi, forse lo capisco benissimo) per quale ragione qualsiasi soluzione al problema debba prescindere dall’approfondimento dell’indagine di Mantile. L’articolo che hai citato dice che l’indagine è usata come alibi dagli splafonatori per mettere in discussione il sitema delle quote. E ci mancherebbe altro che non la usassero! E’ più che comprensibile. Meno comprensibile, casomai, è tutta questa fretta nel gettare discredito su Mantile senza entrare nel merito di ciò che ha affermato. Anzi, il fatto che venga usata come grimaldello per scardinare il sistema è già un passo avanti rispetto a chi la usa solo per difendere la sua posizione particolare.

    Comunque qui le cose sono due: o l’indagine dice cazzate, e allora Mantile e i suoi collaboratori andrebbero cacciati a pedate, oppure dice il vero, e allora bisognerebbe riscrivere i libri di storia sulle quote latte. E qualsiasi sfumatura di grigio tra le due ipotesi sarebbe comunque un atto di accusa gravissimo nei confronti della gestione delle erogazioni in agricoltura, sistema nel quale, come è facile comprendere data la quantità di quattrini che vi passano, non è ammissibile sgarrare. Il fatto che Agea ammettesse imprecisioni (leggasi inghippi) per “sole” 50.000 vacche a me sembra già sconcertante, dato che ogni singola vacca becca soldi dall’UE.

  6. 1 ottobre 2011 16:55

    Paolo la maggior parte di noi è qui per informarsi e cercare di capire pur non essendo del settore, magari tu potresti darci lumi sulla vicenda, ad esempio:
    se sono gli allevatori a dover pagare le multe vuol dire che è stato comprato loro del latte “fuori quota”, chi lo ha acquistato? Come è stato possibile? Erano convinti di comprare latte ancora nella quota? E se invece sapevano cosa stavano comprando che tornaconto avrebbero avuto?

  7. paolo g.a. permalink
    1 ottobre 2011 19:50

    l’acquisto di latte fuori quota è legittimo e impone all’acquirente il versamento della multa per conto del produttore in relazione all’esubero produttivo rispetto alla quota individuale .Nel processo di milano gli allevatori sono stati condannati al carcere e a risarcimenti per circa 40 milioni di euro solo per il fatto che le cooperative di acquisto da loro costituite pagavano anche il latte fuori quota al socio allevatore non versando la multa a agea. Con questo comportamento non han creato nessun danno a alcuno tantomento erariale in quanto hanno spostato la responsabilità del versamento della multa sul produttore. In questo caso gli allevatori hanno incassato i soldi delle multe e Agea doveva imputare direttamente agli allevatori il pagamento.Piccolo ragguaglio per i disinformati ; dal 1995 al 2002 come detto vi sono 9000 allevatori con multe da pagare. Dal 2003 in poi i delinquenti di agea hanno interpretato la legge facendo in maniera che la responsabilità di tutti gli esuberi di quota si concentrasse solo su circa 700 produttori.

  8. 1 ottobre 2011 20:41

    @stefano: “se sono gli allevatori a dover pagare le multe vuol dire che è stato comprato loro del latte “fuori quota”, chi lo ha acquistato? Come è stato possibile?”

    forse qui puoi trovare qualche chiarimento: https://lavalledelsiele.com/2011/09/28/faq-sulle-quote-latte/

    vendere (e quindi acquistare) del latte fuori quota è possibile, benché rischioso, in quanto solo in caso di superamento della quota complessiva nazionale viene chiesto agli allevatori il pagamento del prelievo supplementare che, come spiegavo nel post che ti ho linkato, è un tributo, non una sanzione.

  9. 1 ottobre 2011 21:27

    Grazie a tutti delle risposte,
    Ma quindi gli allevatori erano coscienti che c’era il rischio di superare la quota nazionale e che quindi, avendo loro superato la quota “personale” potevano essere chiamati a restituire parte dell’incasso? Se sì, a mio parere, dovrebbero pagare comunque, all’epoca non potevano sapere dell’indagine dei carabinieri e dei presunti falsi nella “contabilità lattiera”. Chi ha pagato subito era più fesso degli altri che invece avevano capito che c’era qualcosa che non andava? E fino a quest’ultima indagine a cosa si appellavano gli allevatori per non pagare, quale era secondo loro il motivo per cui non avrebbero dovuto pagare subito?
    Paolo mi spiegheresti, se possibile, l’escamotage per cui agea chiede di versare il tributo solo a 700 allevatori? inoltre, senza nessun fine polemico, il non pagamento del tributo per lo splafonamento dalla quota non ha fatto scattare una procedura di infrazione europea (con relativa multa) nei confronti dell’Italia o ho capito male io? Cioè non è che la protesta (legittima o meno) degli allevatori la stiamo pagando tutti?

  10. paolo g.a. permalink
    2 ottobre 2011 07:48

    bisognerebbe scrivere una enciclopedia.
    1) dal 1994 si contesta l’applicazione del regime quote latte e ogni qualvolta persone esterne all’apparato del ministero e di agea ficcano il naso nei comportamenti dell’amministrazione ne escono pesanti denunce . Nel 1998 3 commissioni di indagine hanno denunciato gravi negligenze nella gestione del regime mettendo in dubbio tutte le multe . Il legislatore sotto pressione di tutto l’apparato dette incarico ai primi responsabili di tutti gli errori ossia le regioni ,di andare a verificare tutti gli errori . Ovvio che non trovarono nessun errore in quanto si sarebbero autocastrati. Nel 2002 l’allora comandante del Comano carabinieri presso il ministero agricolo fece una relazione sulle quote latte da rabbrividire ( ho il testo su carta . chi lo volesse paologolfre@alice.it ). Alemanno per ringraziarlo lo spedì a fare il vigile a Cassino. Nel 2010 lo stesso comando affermò che dall’incrocio di diverse banche dati ( agea ,aia,bdn ) si ponevano fortemente in discussione tutte le multe .Sono state interessate 70 procure le quali hanno delegato gli stessi carabinieri a ulteriori indagini ; le quali hanno evidenziato le vacche di 83 anni utili a mungere il latte fuori quota
    2)La legge nazionale e europea sul metodo di applicazione delle multe prevede una prima fase in cui si raffronta la produzione nazionale di latte rispetto alla quota nazionale . Lo stato italiano deve pagare la multa se la produzione è superiore alla quota proporzionalmente all’esubero.Nel frattempo lo stato o agea ha incassato dagli allevatori che hanno superato la propria quota individuale tutta la multa in proporzione all’esubero ( es. Ho 5000 q. di quota ,ne ho prodotti 7000 q. , devo pagare la multa su 2000 q. .La multa è di 2000* 27 euro = 54000 euro ). é ovvio però che se vi sono allevatori che hanno prodotto più della loro quota ,ce ne sono anche che ne hanno prodotto meno. Di conseguenza dei miei 54000 euro versati sicuramente ne ho diritto alla restituzione almeno di una parte grossa o piccola che sia. E qui si innesca la disciplina della RESTITUZIONE DEL PRELIEVO PAGATO IN ECCESSO ,la quale prevede che nel momento che lo stato incassa dai produttori l’importo che deve alla Ue come prelievo nazionale ovvero l’esatto esubero dalla quota nazionale ,le somme che incamera in più le deve restituire secondo priorità prestabilite agli allevatori che hanno versato. Invece cosa è successo in italia dal 2004 al 2009 ? C’erano 2 categorie di produttori .Quelli che da sempre hanno contestato la multa avendo sospensive al tar i quali non hanno mai pagato . E quelli invece che hanno sempre pagato. Cosa fa qui Agea ? Invece di tenersi buoni i soldini incassati li restituisce integralmente (demenziale applicazione della legge 119/03 art. 9, legge 204/04 art.2 comma 4 e legge 71/05 ) e imputa le multe restituite agli allevatori che contestandole non avevano versato le loro. Così questi hanno imputato le loro e quelle degli altri. La ripercussione sulle casse statali è ovvia : la Ue reclama le multe e lo stato avendole restituite le deve mettere di tasca propria . Riepilogo breve; dal 1995 al 2002 le multe sono state imputate solo agli allevatori di pianura in quanto quelli di montagna e zona svantaggiata erano sempre esentati per legge . Dal 2003 in poi rimangono sempre queste esenzioni sommate alle imputazioni delle multe restituite di tutti quelli che avevano versato . Il tutto sulle spalle di poche centinaia di allevatori criminali delinquenti parassiti palla al piede dello stato

  11. Alberto Guidorzi permalink
    4 ottobre 2011 02:09

    Ieri sera ormai anche Lerner ha fatto parlare Dario Fruscio.

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