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Latte e merda – 2

19 ottobre 2011

Sorvolando sulle pantomime di Dario Fruscio, ex presidente di AGEA, alle quali siamo abituati, non sono domande, queste, che meritano una risposta (come ripetiamo da tempo)?

  • P.S.: la visione di questo video è altamente consigliata ad un pubblico non agricolo, specie quello più propenso a dare giudizi – in perfetta buona fede, s’intende – su questioni che non conosce.
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5 commenti leave one →
  1. baron litron permalink
    19 ottobre 2011 20:24

    io un’idea del “giro” me la sarei fatta…. ditemi se è plausibile:
    c’è un’agenzia (ACEA) che percepisce i contributi europei da distribuire agli allevatori.
    la stessa agenzia tiene i registri delle vacche, e quelli della produzione di latte.
    più vacche denuncia, più soldi prende dalla UE.
    allora (forte anche della produzione dichiarata di latte e LATTICINI) denuncia una (sovra)produzione di latte (tanto le multe le pagano i contadini), e per fare quadrare i conti denuncia una popolazione bovina inverosimile.
    in base a questa popolazione, percepisce i contributi, che poi distribuisce invece agli allevatori in base alla popolazione bovina EFFETTIVA, registrata alle locali anagrafi bovine. il fatto che gli allevatori NON sapessero di avere, sugli elenchi ACEA, simili quantità di bestie (30.000 vacche in un paesino della Valcamonica sono difficili da occultare, ma se chi dovrebbe averle ne ha sempre denunciate 5, e ha sempre ricevuto gli aiuti in proporzione, non c’è motivo alcuno che si metta in allarme. l’importante è tenere i due registri (quello ad usum UE e quello effettivo) ben separati, e soprattutto mantenere il primo completamente nascosto agli allevatori.

    per il capitolo multe invece il giochetto è inverso: a fronte della produzione nazionale denunciata (ipotizzata sulla base dell’anagrafe bovina inverosimile E della produzione di latticini (anche IGP e tipici e via via), stacca le multe ai singoli produttori “colti in flagrante”.
    non so se sia sempre l’ACEA a riscuotere le sanzioni, e poi a stornarle alla UE. in tal caso, fossi nella GdF darei un’occhiata anche a QUEL flusso di denaro…. chissà che non riservi sorprese inaspettate…..

    ci si potrebbe chiedere dove vada a finire la differenza, ma non è questo il posto per avere una risposta, visto che mi pare spopolato di burocrati e funzionari ministeriali vari. confido nell’Arma, che ha dimostrato più volte di conoscere i suoi polli, e non dovrebbe sfigurare quando si cambia capo di bestiame.

    allora, incoraggiante il quadro?

  2. bacillus permalink
    19 ottobre 2011 22:09

    ..sì, sì, ho capito, viene voglia di lanciare un’estintore. Trovatemi il bersaglio esatto,..

    Secondo me, Giordano, stai ponendo (insistendo) il discorso nel modo sbagliato. La ricostruzione storica non può essere orientata sul diritto dei contestatori, ma sul sistema e sulle colpe di chi quel sistema non l’ha organizzato e controllato.
    Io so di chi è colpa. Ma non lo dico. E’ troppo ovvio.

  3. 20 ottobre 2011 00:21

    Bello sopratttutto: “Siamo italiani MA non siamo così ladri!”

  4. paolo g.a. permalink
    20 ottobre 2011 12:58

    baron litron c’è andato molto vicino. La sovrapproduzione di latte rispetto alla quota nazionale è causata dall’importazione clandestina di latte in polvere e non , e comunque anche sprovvista dei requisiti igienico sanitari. Tale latte importato viene fatto dichiarare falsamente ad ignari ex produttori soprattuto di zone svantaggiate o montane ove per legge vige l’esenzione dalle multe. Ciò è ben documentato in una relazione dei carabinieri del ministero agricolo . E questo è un businnes. L’altro business è relativo alla commercializzazione delle quote latte ed è strettamente collegato al primo. Il rischio della multa porta il produttore ad acquistare quote il cui prezzo è variato nel corso degli anni da 15 euro / q a 70 euro /q . Si stima che in 15 anni siano stati commercializzati almeno 50 milioni di quintali di quote ovvero la metà della quota nazionale per un valore stimabile in qualche miliardo di euro. A far da tramite e da filtro e nel filtro in questo caso rimangono parecchi soldini benedetti ,in merito alla commercializzazione delle quote sono le organizzazioni sindacali le quali hanno spinto oltre misura la commercializzazione delle quote si presume in maniera molto interessata. I disgraziati di allevatori rimangono nel mezzo tartassati e svenati da questo abominio ove i primi nemici sono i loro sindacati

  5. luciof permalink
    20 gennaio 2013 21:47

    Paolo g.a. sto cercando di farmi un’idea più precisa sul problema delle quote latte. Mi puoi cortesemente citare un riferimento preciso all’indagine dei carabinieri relativa all’importazione di latte in polvere, o latte in nero, da riciclare nelle zone montane? Mi interesserebbe anche il riferimento normativo per cui in quelle zone, ed in quelle svantaggiate, le multe (prelievo) non si pagano

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