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La patrimoniale siamo noi

10 dicembre 2011

Sembra ormai chiaro, anche se non se ne parla molto, che l’agricoltura pagherà un conto salatissimo alla manovra del governo Monti. L’abolizione dell’esenzione dal pagamento dell’Ici-Imu sui fabbricati rurali, dall’abitazione ai fabbricati strumentali all’attività, seppure si configuri come la rimozione di un privilegio del quale la categoria ha beneficiato finora, si traddurrà in un aumento della pressione fiscale di proporzioni epocali. Cito dalla sintesi redatta da Alberto Grimelli per Teatronaturale.it, basata sui calcoli di Confagricoltura (grassetti nostri):

Sui terreni agricoli l’imposizione sale sensibilmente perchè il moltiplicatore passa dall’attuale 75 a 120 e perchè l’aliquota è fissata al 0,76% contro il precedente 0,4%.

In termini pratici, secondo calcoli Confagricoltura, un’azienda con 50 ettari di seminativi che prima pagava 2200 euro all’anno oggi si troverebbe a pagare, solo su questi terreni, 4400 euro. Un raddoppio dell’imposizione.

Oltre a questo va calcolata l’Imu sui fabbricati rurali.

Per quanto riguarda l’abitazione non ci sono agevolazioni particolari, anche se trattasi di rurale. L’aliquota, nel caso di prima casa, è dello 0,4% e il coefficiente di moltiplicazione è 160.

Per gli edifici strumentali (capannoni, alloggi agrituristici, locali di degustazione, trasformazione, ecc.) l’aliquota è fissata allo 0,2% e il coefficiente moltiplicatore, per la categoria D10, a 60. Nel caso di stalle censite come C6, tuttavia, in assenza di ulteriori elementi di chiarezza, il coefficiente moltiplicatore sarebbe 160.

Sempre secondo i calcoli di Confagricoltura, unica associazione di categoria ad aper aperto una vertenza sull’Imu per gli agricoltori, la stessa azienda agricola di 50 ettari con 4 fabbricati rurali, di cui uno come abitazione, si troverebbe a pagare 4200 euro all’anno.

Il risultato finale? Prima l’azienda agricola utilizzata a titolo esemplificativo pagava un’Ici pari a 2200 euro, oggi si troverebbe a pagare 8600 euro, ovvero il 300% dell’attuale carico fiscale.

Un salasso. E senza contropartite di nessun tipo, per giunta, dato che la politica agricola è materia di competenza europea e regionale, sulla quale difficilmente l’azione del governo può avere effetti significativi, se non per quanto riguarda la rimozione di vincoli, costi burocratici, divieti assurdi e ingiustificati che costringono i nostri agricoltori a produrre a costi superiori e a contare su rese inferiori rispetto al resto del mondo.

Si spera (per usare un eufemismo) almeno che qualche passo in direzione  della deregulation del settore venga fatto.

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3 commenti leave one →
  1. 10 dicembre 2011 22:57

    Col risultato che se non hai i soldi per pagare ti confiscano i beni e li mettono all’asta,
    Ma scusate quand’è che si promuovono i colpi di stato del cdx?

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