Crisi o non crisi (alimentare)? Simulations vs. self-reporting
Una ricerca di Derek Headey per l’International Food Policy Research Institute suggerisce che le certezze a proposito degli effetti dell’aumento dei prezzi del cibo sulle popolazioni dei paesi in via di sviluppo potrebbero fondarsi su analisi quanto meno incomplete, e che da riscontri ed evidenze sul campo possono emergere contraddizioni e sorprese.
L’aumento dei prezzi del cibo ha fatto male ai poveri, o li ha aiutati? Finora, tutte le risposte a questa domanda si basano su analisi di simulazioni da parte della Banca Mondiale, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Queste simulazioni quasi invariabilmente suggeriscono che l’aumento dei prezzi alimentari internazionaliglobali nel 2007-08 ha notevolmente innalzato (da 60 a 160 milioni) il numero di persone povere o che soffrono la fame ovunque nel mondo. Ma date le limitazioni intrinseche dell’analisi basata sulla simulazione, è importante esaminare anche evidenze basate su analisi sul campo.
Mostriamo i nuovi risultati di uno studio che utilizza solo stime basate su un sondaggio sulle tendenze globali di insicurezza alimentare, basato su un indicatore del Gallup World Poll (GWP). Per molti aspetti, i risultati contraddicono le stime delle simulazioni. Per esempio, in un campione che rappresenta la maggioranza della popolazione mondiale in via di sviluppo l’insicurezza alimentare è diminuita durante la crisi, non aumentata. Molti grandi paesi asiatici erano relativamente ben protetti dall’inflazione alimentare contenuta e da una forte crescita economica. Tuttavia, analogamente a molte analisi di simulazione, i risultati mostrano anche che l’insicurezza alimentare è aumentata in gran parte dell’Africa e dell’America Latina. Dal momento che anche questi indicator soffrono di limitazioni, è importante interpretare questi risultati con attenzione. Nel complesso, le istituzioni internazionali dovrebbero fare uno sforzo maggiore per migliorare la misurazione dell’insicurezza alimentare, soprattutto quando si misura l’impatto delle grandi crisi economiche.
Autocitarsi è poco elegante, ma effettivamente non troppo tempo fa proprio su queste pagine avevamo suggerito che il prezzo elevato delle materie prime agricole potrebbe avere effetti positivi sia nel sostenere la produzione, sia nella riduzione degli sprechi, e che tentare di contenerlo non potrebbe che portare ad un peggioramento della situazione.
Ovvero, anche in questo caso potremmo avere la dimostrazione che il modello superfisso non funziona. Mai.