Il fumo senza arrosto
A giudicare dalle ultime voci provenienti dal MIPAAF, che negli ultimi tempi si sta caratterizzando sempre di più come sede distaccata dell’Ufficio Complicazione Affari Semplici, nel 2012 potremo assistere all’ennesimo boom delle partite Iva agricole fittizie. Sarà questo infatti l’unico risultato della differenziazione, prevista dal ministro Catania nel magico mondo di Milleproroghe, del moltiplicatore per il calcolo dell’Imu sui terreni agricoli tra chi è conduttore e chi semplice proprietario del terreno.
Sembra che l’individuazione della figura dell’Agricoltore Attivo sia l’ultima ossessione di tutte le autorità che hanno voce in capitolo in agricoltura, dall’UE, che l’ha caratterizzata nella maniera più fumosa e inconcludente possibile, fino al nuovo (il quarto in poco più di un anno) ministro dell’agricoltura: agli agricoltori incazzati per la patrimoniale basta far credere che qualcuno pagherà più di loro, e si risolve tutto.
E’ più che evidente che chi possiede terreni agricoli già ne è formalmente conduttore, non foss’altro per beneficiare dei sussidi europei che vengono concessi in base alla superficie, e se proprio qualcuno è rimasto indietro avrà tutto il 2012 per rimediare alla lacuna.
In realtà è difficile sostenere la necessità dell’esenzione dall’Ici per fabbricati rurali come gli agriturismi (quello del sottoscritto, per esempio), che producono reddito, hanno un valore ben distinto da quello del terreno sul quale ricadono e spesso hanno goduto anche di finanziamenti a fondo perduto per la loro realizzazione, e lo stesso può dirsi per gli altri edifici che compongono un’azienda agricola.
Diverso il discorso dei terreni, per i quali il pagamento dell’Imu raddoppiata rispetto all’Ici va a confliggere clamorosamente con i contributi obbligatori ai carrozzoni inutili Consorzi di Bonifica che, come abbiamo avuto già modo di dire, svolgono (dovrebbero svolgere) nei territori rurali la stessa funzione che svolgono i Comuni nelle aree urbane. Si finisce per pagare due volte la stessa tassa, e non se ne vede la ragione.
Forse è qui che si dovrebbe intervenire, semplificando per una volta, oltre che sul fatto che per una patrimoniale di queste proporzioni non è prevista nessuna contropartita tra liberalizzazioni e deregulation di un settore che annaspa sotto il peso dell’intervento pubblico e dell’intermediazione sindacale. Ma qui, lo sappiamo, ci stiamo sgolando invano.