Arrivano gli OGM di seconda generazione, e qui non si è ancora vista la prima
Libertiamo – 11/01/2012
Una nuova tecnologia che si rende disponibile per un settore produttivo non sarebbe in sé una notizia degna di particolare attenzione, se non fosse che la tecnologia in questione viene da Monsanto, che il settore in questione è l’agricoltura e che questa tecnologia sarà vietata per i nostri produttori, mentre sarà utilizzata ovunque nel mondo.
Si tratta, in poche parole, del mais resistente agli stress idrici, detto comunemente “resistente alla siccità” (drought resistant), prodotto da Monsanto in collaborazione con BASF, e la cui commercializzazione è stata approvata pochi giorni fa dall’USDA, il ministero dell’agricoltura statunitense. Se fino ad oggi la ricerca biotech aveva avuto particolare successo nello sviluppare piante resistenti ai parassiti, agli erbicidi e ai virus patogeni, quello di oggi può essere considerato un salto di qualità epocale, tanto che si parla già di OGM di seconda generazione.
Il tratto genetico del Bacillus subtilis inserito nel mais riduce l’effetto limitante della scarsità d’acqua per la capacità di fotosintesi della pianta: nonostante le prove in campo attestino una sostanziale corrispondenza con le rese delle varietà tradizionali in caso di abbondanza d’acqua, e allo stesso tempo gli stessi produttori ammettano che la coltura non sarebbe in grado di salvarsi in caso di siccità estreme, test effettuati in Kansas e in California, dove gli stress idrici sono frequenti, dimostrano una maggiore produttività, fino al 16% in più.
Non è cosa da poco. Può comportare una significativa riduzione degli input produttivi (e dei relativi costi) nelle zone in cui è necessario ricorrere ad abbondanti irrigazioni (l’Italia sarebbe una di queste), così come è lecito attendersi la diffusione del mais in territori in cui finora le condizioni climatiche hanno scoraggiato gli agricoltori, a cominciare da ampie aree del Sudamerica e dell’Africa. Il fatto che alcuni paesi africani abbiano deciso, superando le resistenze delle ONG ambientaliste, di ammettere la coltivazione di OGM sul loro territorio è giustificato proprio dall’attesa di questa nuova varietà, di cui si parla da tempo.
Ma il paradosso che gli ambientalisti si troveranno a dover affrontare riguarda proprio gli indiscutibili benefici per l’ambiente che possono derivare dall’uso di piante con questo tratto genetico (per ora è il mais, ma gli sviluppatori stanno lavorando a molte altre specie): dopo aver parlato per anni, spesso con buone ragioni, dei bilanci idrici negativi dovuti all’attività agricola in molte zone semiaride del pianeta, sarà difficile opporsi all’introduzione e alla diffusione di una varietà di mais destinata a ridurre sensibilmente l’impronta idrica dell’agricoltura globale, e che al tempo stesso rappresenta un’imperdibile occasione di sviluppo per molti paesi ancora condannati ad un’agricoltura di sussistenza.
Nel frattempo, registriamo che già dalla prossima primavera gli agricoltori dei Great Plains americani potranno beneficiare di una varietà che contiene sia i tratti della resistenza alla siccità che quelli che conferiscono resistenza agli erbicidi e ai parassiti. Quello che per alcuni è realtà, per noi è ancora fantascienza, e ci condanneremo a diventare ancor più dipendenti dalle produzioni estere, e a marginalizzare i nostri agricoltori, alle prese con problemi antichi e ovunque superati, proprio quando la straordinaria crescita della domanda asiatica di materie prime agricole potrebbe rappresentare e rappresenta uno stimolo allo sviluppo dell’agricoltura di tutto il mondo.
Giordano
La notizia di un vero OGM di seconda generazione, cioè di un OGM che non favorisce esclusivamente i coltivatori, ma anche il consumatore direttamente è questa:
http://www.farmchemicalsinternational.com/news/aroundtheindustry/?storyid=3358
Si tratta di un olio ricavato da una soia transgenica (MON 87705) che oltre a conservare la tolleranza al glifosate è stata modificata nella sua composizione degli acidi grassi in senso salutistico
Ha il 60 per cento in meno di grassi saturi, con un significativo aumento di grassi monoinsaturi, il che porta sostanzialmente a migliorare la stabilità dell’olio rispetto a olio di soia convenzionale. A causa della maggiore stabilità, Vistive olio di soia oro non ha bisogno di essere idrogenato, e, di conseguenza, non contiene grassi trans e può sopportare di essere fritto.
Se manterrà le promesse questa nuova PGM darà il colpo di grazia alla soia convenzionale, non se ne troverà più neppure un chicco.