Spreca, e ti sarà dato. La storia della Hylobates Consulting
Libertiamo – 13/01/2012
Più lavoriamo su questa storia e più l’aspetto che ci colpisce non è solo il cavillo, il probabile bisogno di risorse che spiega il tutto, l’atteggiamento, ma il principio che non conta raggiungere l’obiettivo del progetto (occupazione e creazione d’impresa) ma spendere abbastanza soldi pubblici.
Ho chiesto a Luca Bucchini, dottore di ricerca in genetica matematica e specializzato in risk assessment alimentare, di darmi qualche informazione in più sulla vicenda della Hylobates Consulting, la società di consulenza nel settore della sicurezza alimentare da lui fondata, e che ora rischia seriamente la sopravvivenza, e questa è la frase che più mi ha colpito.
La storia della Hylobates l’ha già raccontata efficacemente lo stesso Bucchini alla “Nuvola del Lavoro”, il blog curato da Dario Di Vico sul Corriere.it:
Nel 2003 abbiamo fondato con mia moglie, a Roma, una società altamente specializzata in sicurezza alimentare e nutrizione, venendo da esperienza USA. Oggi siamo in nove – tutti laureati, due dottori di ricerca, ragazzi in gamba -, abbiamo clienti in tutta Europa, facciamo cose direi uniche e, se posso permettermi, stiamo andando sempre meglio. Nel 2003 ottenemmo un finanziamento da Sviluppo Lazio per mettere in piedi l’azienda. Dei 50.000 euro del progetto ne ottenemmo e spendemmo 20.000: ci rendemmo conto che alcune strade messe per iscritto non avevano senso reale. Tutto rendicontato, auditato; obiettivi occupazionali (il fine della legge) superati. Evidentemente però mancava qualcosa: nel 2008 Sviluppo Lazio ci revocò il tutto.
La revoca, e la conseguente richiesta di restituzione dei fondi già erogati, arrivò nel 2008, ma per un disguido (la segretaria del commercialista dove Hylobates aveva sede legale firmò la ricevuta di ritorno della raccomandata e poi se la dimenticò) nessuno se ne accorse fino al 2009. Un disguido che non ha certo contribuito a semplificare la situazione. “Da allora, documenti, scambi di lettere, suppliche, arrabbiature, richieste (tutte negate) di incontri, di prove, di controprove”.
La scusa accampata da Sviluppo Lazio, il fondo d’investimento gestito da Regione Lazio e Camera di Commercio di Roma con una dotazione di 50 milioni di euro, è che Hylobates non ha speso abbastanza rispetto a quanto preventivato, nonostante avesse raggiunto gli obiettivi occupazionali previsti. In più, Sviluppo Lazio avrebbe, nel rivedere i rendiconti, arbitrariamente spostato alcune significative voci di spesa tra le spese di rappresentanza, non coperte dal contributo, cosa che avrebbe ulteriormente abbassato le spese ammesse a finanziamento al di sotto della soglia minima del 51% dell’investimento preventivato, vanificando il tutto.
Una follia. Ti concedono un finanziamento per mettere su un’impresa, ed anni dopo rivogliono tutto indietro. Una somma che da sola vale un quarto del fatturato. Perché sei stato troppo bravo. Perché hai raggiunto gli obbiettivi riducendo i costi, rinunciando ad alcuni progetti semplicemente perché in corso d’opera non si sono rivelati redditizi “ma potevo in coscienza spendere 30000 euro in un progetto bello sulla carta e anche nei sondaggi di mercato astratti ma che di fatto capivo che non andava mentre la domanda era altrove?”.
Ora la speranza di Bucchini è di ottenere una rateizzazione, per evitare la chiusura, mentre Sviluppo Lazio da quest’orecchio sembra non sentirci. E pensare che sarebbe stato così semplice: bastava spendere di più, non importa come, non importa perché.
Dove sono tutti ladri, l’onesto è delinquente
I nostri politici, di destra e/o sinistra e/o centro, amano farsi pubblicità dicendo: “abbiamo stanziato x Euro per y..”.
Sono davvero convinti che l’ aver stanziato dei fondi per una qualsiasi causa sia in sé un risultato positivo. Non ci arrivano.
E molti elettori nemmeno. Purtroppo.
Enrico M
Sono come i concorsi interni che hanno il vincitore prima di bandirli….
In questo caso non sono molto d’accordo. Non discuto certo la buona fede, però mi pare che sviluppo lazio stia facendo il suo dovere, seppur in maniera estremamente rigida.
Se si lasciassero correre situazioni di questo tipo si darebbe facilmente adito a truffe.
Ad esempio se l’impreditore prevede che avrà comunque necessità di incrementare il personale può presentare una richiesta di finanziamento giustificandola con investimenti in parte o del tutto, fittizi e ottenere così un prestito agevolato.
Seguendo le premesse, l’impresa aumenterà il suo capitale umano toccando solo in minima parte il capitale ottenuto dalla regione il quale rimarrà nelle diponibilità economiche pper essere speso in qualunque altro modo che non è detto favorisca l’occupazione (ricordiamoci che lo scopo del finanziamento era quello), magari per coprire vecchi debiti o per fare cassa e all’occorrenza “ammorbidire” i bilanci di fine anno.
Senza contare che così facendo si sottraggono risorse ad altre imprese che forse ne avrebbero tratto maggiori vantaggi.Se sai che ti serviranno 50k e ne chiedi e ottieni 200, avrai tolto ad altre tre imprese la possibilità di un investimento analogo al tuo (diminuendo il “potere occupazionale” di quei 200k)
Mi rendo conto che il caso descritto nel post è un caso limite che andrebbe trattato valutandolo nella sua specificità (tra privati andrebbe così), ma spesso la legge non può permettersi l’elasticità di affidarsi di volta in volta a valutazioni personali del funzionario di turno ed è costretta a generalizzare creando situazioni talvolta paradossali.
In ogni caso un grande in bocca al lupo a tutti i ragazzi della Hylobates!
Stefano – non ti offendere assolutamente per quello che scriverò ma il tuo mi sembra un esempio di quel modo di pensare un po’ cervellotico che affligge soprattutto i tecnici di un settore, e che rende la burocrazia italiana una delle peggiori al mondo.
Se chiedo 200 e spendo 50 e spiego cosa è successo, e dimostro che l’obiettivo è stato raggiunto, dovrei ottenere un premio e basta.
L’obiettivo infatti qual’è? In questo caso, incrementare l’occupazione. Invece nella maggior parte dei regolamenti l’obiettivo diventa ‘scrivere delle regole che impediscano qualunque tipo di truffa’. A discapito, appunto, in questo caso dell’occupazione.
Finché avremo uno Stato che ci considera imbecilli, ladri, truffatori e nemici, continueremo a incartarci in questo bailamme di regole insensate.
Ieri sul NYT si parlava di come in Grecia uno per aprire un business abbia dovuto fare l’analisi delle feci. Non mi meraviglierei anche in Italia le cose andassero allo stesso modo.