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Prezzi del cibo. Ci risiamo

20 marzo 2012

Tanto il Wall Street Journal che il Finacial Times si soffermano sul pericolo di una nuova impennata dei prezzi delle materie prime agricole, dovuto al combinarsi di diversi fattori, in primo luogo climatici: da eventi siccitosi negli stati brasiliani del Paranà e Rio Grande Do Sul (il governo brasiliano ha rivisto le previsioni per il prossimo raccolto di soia al ribasso rispetto allo scorso anno del 8,7% e previsioni simili sono state fatte dall’USDA anche per le produzioni argentine e paraguayane), cosa che preoccupa non poco i mercati asiatici e soprattutto il colosso cinese, ormai da tempo diventato net importer di soia, fino alla primavera particolarmente asciutta che in Europa minaccia i raccolti di frumento e che secondo le previsioni del WSJ non è destinata a terminare prima di giugno con le uniche eccezioni di Regno Unito e Spagna.

A ciò si aggiunga l’esiguità delle scorte, che ancora non si sono riprese dai recenti shocks, e la domanda globale di cibo, in costante aumento (e non potrebbe essere altrimenti) e il quadro è completo. L’unica nota positiva è la previsione del più grande raccolto di mais di tutti i tempi negli Stati Uniti, stando almeno alle previsioni di semina per la stagione in corso, sul quale però è presto per fare stime che non risultino troppo azzardate.

A preoccupare è soprattutto l’effetto che un nuovo rally delle soft commodities potrebbe avere sull’inflazione. In particolare, “è la politica la cosa che dobbiamo temere di più“, afferma al WSJ Michael Swanson, analista di Well Fargo:

se l’offerta mondiale si contrarrà ulteriormente, questo potrebbe aumentare il pericolo che i leaders delle principali nazioni esportatrici siano indotti ad imporre tariffe e a ridurre le esportazioni con l’obbiettivo di contenere l’inflazione a livello locale

Con gli effetti devastanti a livello globale dei quali siamo stati già testimoni e che abbiamo descritto abbondantemente su queste pagine. Da tenere a mente, quando quegli stessi leaders (uno in particolare, che ora si sta baloccando in campagna elettorale) vi verranno a raccontare che è tutta colpa della speculazione sui derivati.

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