Il piccolo farmer d’Inghilterra
Sembra che la pubblicazione dell’ultima fatica letteraria del principe Carlo d’Inghilterra, 46 pagine dal titolo “The prince’s speech on the future of food” (trattasi di un celebre discorso tenuto alla Georgetown University di Washington nel maggio 2011) stia scatenando svenimenti e strozzati gridolini di piacere (un campionario dei quali potete trovarlo qui) tra gli appassionati della decrescita e del localismo alimentare, soprattutto negli Stati Uniti.
Siamo sufficientemente abituati alle idiozie antiscientifiche del futuro sovrano d’Inghilterra (lunga vita alla Regina!) da non farci sconvolgere per così poco. Il testo, efficacemente smontato qui da Rob Walson in un pezzo molto divertente che consiglio di leggere, non è altro che la solita sfilza di luoghi comuni sull’insostenibilità del nostro sistema agroalimentare, e sulla necessità che i governi si attivino per riportarci (evidentemente a suon di sussidi), “a una forma di agricoltura che non superi la capacità di carico del suo ecosistema locale e che riconosca che il suolo è la risorsa rinnovabile più vitale del pianeta“.
Il che, detto da uno che ricava ogni anno 17,8 milioni di sterline di rendita (una parte non indifferente della quale pagata in sussidi dai contribuenti europei) solo dai 54.424 ettari (avete letto bene) delle sue tenute, non è affatto male.
Accidenti, ma forse forse è vero che Charles è un rettiliano che ha come unico scopo quello di distruggere l’ umanità…
In ogni caso almeno le capacità intellettive sembrano accomunarlo alle nostre lucertole..