“E se fosse colpa” dei luoghi comuni?
Ragguardevole la sintesi di disinformazione e pressappochismo contenuta nell’articolo “Celiachia: e se fosse colpa degli OGM?” pubblicato alcuni giorni or sono da Panorama. Il tema, l’ipotesi da tempo ventilata e mai dimostrata del legame tra celiachia e diffusione della varietà di grano duro Creso.
E dato che far confusione in tema sembra essere più facile che portare chiarezza, cominciamo col ricordare che il Creso non è un OGM. Ovvero, non è una pianta il cui codice genetico è stato modificato mediante la tecnica del DNA ricombinante, e che quindi non ha subito tutti quei controlli ai quali invece gli OGM devono essere sottoposti prima di poter essere commercializzati. Il Creso è stato ottenuto nel 1974 sottoponendo la celebre varietà “Cappelli” ad irragiamento con raggi gamma, una tecnica che è stata usata (ed è ancora usata) per produrre molte varietà alimentari convenzionali.
Quindi, il titolo dell’articolo avrebbe potuto essere “Celiachia: e se fosse colpa del grano convenzionale?“, magari aggiungendo come sottotitolo: “i controlli ai quali vengono sottoposti gli OGM sono sufficienti per escludere qualsiasi rischio“. Ma, al di là di tutto questo, sono fondate le accuse al grano Creso, oppure si tratta della nostra cara, vecchia e rasicurante abitudine di dar la colpa di ciò che non si conosce a ciò che non si conosce? D’altronde non siamo il paese in cui la crisi è colpa della speculazione e in cui fioriscono ogni giorno complottismi di ogni sorta? Giocare al “se fosse…” può essere l’approccio migliore per trovare soluzioni adeguate a problemi complessi?
Nel merito entra, come sempre con molta efficacia, Federico Baglioni, rivolgendosi al prof. Luciano Pecchiai, colui che per primo ha ipotizzato il legame tra celiachia e grano modificato, arrivando a sostenere che se tale legame fosse confermato sarebbe “ovvio eliminare la produzione di questo frumento“:
per quel poco che ne so, per diventare celiaci bisogna essere geneticamente predisposti (in questo mi confortano non solo le review scientifiche, ma anche Wikipedia alla voce celiachia). La quasi totalità dei pazienti celiaci presenta infatti alcuni precisi antigeni: l’HLA DQ2 e/o il DQ8. Questi sono però presenti solo nel 18-30% della popolazione. Sebbene questi antigeni siano in un qualche modo “necessari” a scatenare la celiachia non sono però “sufficienti”. Secondo quanto riportato in questa review del 2007 apparsa sul New England Journal of Medicine il loro contributo allo scatenamento della sindrome sarebbe inferiore al 50%, questo significa che, al massimo, potrebbe diventare celiaco (molto) meno del 30% della popolazione. Sulla base di quali dati lei invece afferma che tuttele future generazioni potrebbero diventare intolleranti al glutine?
Inoltre, anche ammessi i pericoli che lei paventa, per quale motivo sarebbe “ovvio” bloccare tutta la produzione di questi tipi di frumenti (che hanno portato vantaggi stratosferici in termini di resa che solo oggi ci paiono scontati)? Ci si è mai preoccupati di vietare tutti, e sono davvero tanti, quei prodotti alimentari che causano allergie anche molto gravi?
Già, per quale motivo? Ci siamo mai sognati di bandire la produzione di fave? Eppure ci sono regioni, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, in cui il favismo (Carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi) è un problema serio. E poi:
Andrebbe ricordato che il fenotipo (la caratteristica) della taglia nana venne inserita nei piani di miglioramento genetico del grano agli inizi del 1900, a cominciare dal Giappone. Il primo ad ottenere risultati davvero strepitosi fu Nazareno Strampelli (ricordato oggigiorno quasi unicamente per il suo contributo alla “battaglia del grano”, ma vero “padre” della genetica agraria italiana) che, dopo aver ottenuto dal Giappone, nel 1911, la varietà semi-nana Akakomugi, la incrociò con il frumento Rieti dando vita all’Ardito. Strampelli nella sua vita, attraverso circa 800 diversi incroci di grano, riuscì a sviluppare più di dieci grani con diverse caratteristiche che oggi consideriamo storiche e tradizionali.
Non mi risulta che in quegli anni si fossero rilevati aumenti significativi nei casi di celiachia (cosa che invece mi aspetterei se la causa fosse la modifica che ha reso quelle cultivar “nane”).
Lo stesso approccio fu usato anche da Norman Borlaug, premio Nobel per la pace nel 1970, che usò un’altra varietà semi-nana, la Norin10 per costituire le varietà della “Rivoluzione Verde”. Oggi, la quasi totalità delle varietà italiane di grano contengono i geni per il nanismo del Norin10.
Sappiamo perchè il Norin 10 è nano? Conosciamo i geni responsabili? Sì. I geni sono l’rht 1 e 2 (reduced height) e rendono di fatto il Norin10, e le varietà derivate, insensibili a un ormone vegetale: l’acido gibberellico (le varietà ottenute da Strampelli erano, invece, sensibili). Per questo rimangono nane. Cos’abbia, l’insensibilità all’acido gibberellico, a che fare con la presunta modificazione genetica delle gliadine e con la celiachia resta per me un grande mistero. Anche in questo caso, infatti, le varietà derivanti sono state utilizzate per decenni senza che venisse riscontrato un paragonabile aumento dei casi.
I problemi complessi richiedono soluzioni complesse, perché siano efficaci. Per i quarti d’ora di celebrità, invece, potete continuare ad accusare gli OGM, la massoneria, il Mossad, le scie chimiche ed il signoraggio bancario.
- Update: avevo da poco finito di scrivere questo post e subito mi segnalano quest’altra perla. Senza parole. “Dopo lunga malattia, i Fatti sono morti“, titolava giorni fa il Chicago Tribune, e con essi il metodo scientifico. “Lasciano tre sorelle: Voce, Insinuazione ed Affermazione Enfatica“.
Vorrei precisare che il Creso è il frutto di un incrocio tra un mutante indotto del frumento Cappelli, la linea CpB144, con una linea del CIMMYT.
La nanizzazione dei frumenti teneri è invece avvenuta in gran parte per incrocio con due grani giapponesi Akakomughi e Saitama 27 che apportarono i geni del nanismo. Però questi geni erano sul genoma D, presente solo nel grano tenero, quindi la via dell’incrocio nel grano duro era impossibile (anche se poi presso il CIMMIT riuscirono con il Norin 10).
Come si fa ad affermare con tanta leggerezza che sono i geni del nanismo che fanno aumentare la celiachia e non il materiale del CIMMYT, o nessuno dei due, ma la sola diagnostica più di punta? E questi si ritengono scienziati.
Ma vi è di più
Degli sforzi di ricerca sono concentrati oggi verso l’identificazione della natura esatta e la sequenza di aminoacidi nel glutine che possono esserne la causa e se lo sono. Dato poi che gli alimenti senza glutine costano un Perù, si pensa di eliminare gli amminoacidi verificati eventualmente essere la causa, tramite modifiche genetiche apportate dal DNA ricombinante.
Vedremo, se ciò capiterà, se i celiaci preferiscono tenersi le loro intolleranze pur di non nutrirsi di farine OGM prive di quei particolari amminoacidi
Certamente il Creso non c’entra nulla.
Per quel che so, non ci può essere relazione tra Creso e celiachia, il primo ha trovato diffusione quasi esclusivamente in Italia, mentre la celiachia sembrerebbe diffusa in tutto il Mondo occidentale. Anzi una delle percentuali più alte di celiaci si trova in Irlanda, e là non mi pare che la pasta di grano duro sia particolarmente diffusa.
Granduro
quello che da fastidio e che il Creso sia stato ottenuto per irradiazione e che non sia compreso negli OGM. Vi è quindi una pressione per far comprendere anche questa tecnica che aumenta la variabilità sfruttabile nella selezione. Gli anti OGM francesi li chiamano già “OGM cachés”. Solo che sarà difficile convincere l’opinione pubblica che è da anni e decenni che si nutrono di ben 2500 varietà ottenute con questo sistema e nessuna epidemia ha colpito i consumatori.
anche sul mio blog osservo un interesse quasi maniacale verso l’argomento Creso.
Io penso che sia una querelle oramai superata dai tempi, il Creso è quasi scomparso, i suoi discendenti sono in netto declino (meno del 5% del certificato). Nessuno lo utilizza più nei programmi di miglioramento per ovvi motivi di immagine.
Purtroppo ho il sospetto che si alimentino paure soltanto per meschini interessi commerciali. Vedi la recente moda delle varietà antiche di grano duro.
Richiedere l’ingresso della mutagenesi tra le tecniche OGM non sarebbe errato in linea di principio. Anzi sarebbe del tutto coerente, io credo. Tuttavia il dibattito che si sviluppa in Italia, a me appare, il solito scontro tra tifosi che non porta a nulla.
In Francia è tutto ad un altro livello di consapevolezza e di conoscenza, la nuova legge sui Cov francesi, poi, è molto meglio dell’abominio italiano dell’art.68.
Le cause sono semplici, sono gli effetti ad essere complessi: gli uomini sono mammiferi che per centinaia di anni hanno avuto diete chiuse, improvvisamente subiscono l’introduzione di prodotti che il loro organismo non è abituato a processare, tipo il grano creso, con il doppio di glutine, composto da un mix modificato di Cappelli e una variante messicana. Improvvisamente in Italia c’è stato un boom di celiaci, non il 5/10/20% in più, ma 1/2000%, una esplosione oltre a centinaia di migliaia di morti per tumori legati allo stomaco. Nessuno ha il diritto di modificare cio’ che altri esseri devono mangiare, questo dovrebbe essere imposto come principio, i danni impiegano anni per essere rilevati e sono devastanti. E nemmeno devo essere io a dimostrare la tossicità con studi peer rewied dei prodotti che vuoi modificare tu!!!
Caro Roberto, se “nessuno ha il diritto di modificare cio’ che altri esseri devono mangiare”, è probabile che tu ti nutra di funghi e frutti selvatici che raccogli nei boschi, poiché tutto il resto è stato abbondantemente modificato dall’uomo dal neolitico ad oggi (a meno che tu non stia facendo un po’ di confusione attorno al concetto di “naturale”, e non voglio pensarlo).
Una scelta più che legittima, per carità, se non si pretende di imporla agli altri, che hanno tutto il diritto di fare una dieta più ricca e più sana della tua, se ne hanno voglia. Poiché tra gli effetti devastanti del miglioramento genetico che “impiegano anni per essere rilevati” c’è anche un miglioramanto esponenziale della qualità e dell’aspettativa di vita, oltre a circa 5 miliardi di persone (solo dal 1950 ad oggi) che non soffrono più la fame.
“Creso con il doppio di glutine”? ma che stai a dire? L’avrà mica detto Berlusconi per caso?