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Biologico, integrato… Semplicemente OGM

29 Maggio 2012

Forse non ho la preparazione adeguata per farlo, ma credo che dopo tanto baccano due parole andrebbero spese per illustrare le caratteristiche del grano resistente agli afidi studiato nei campi sperimentali del Rothamsted Research. Per una spiegazione tecnica più approfondita e dettagliata, rimando al sito del Rothamsted e soprattutto all’ottima intervista rilasciata dalla dott.ssa Gia Aradottir a Biofortified, alcuni giorni fa.

Gli afidi emettono il feromone (E)-β-farnesene (EBF) quando sono in pericolo. Serve ad avvertire la colonia di una minaccia imminente, e li induce ad andar via dalla pianta. Ebbene, il tratto genetico modificato del grano in questione sintetizza una proteina che consente alla pianta di emettere l’EBF. Questo significa che la pianta diviene “repellente” per gli afidi. Guardate il video qui sotto, che mostra la reazione di una colonia di afidi nel momento in cui una siringa deposita una goccia del feromone sulla pianta.

Se paragoniamo questo tratto al più noto BT, che rende le piante resistenti agli insetti, le differenze sono evidenti. La pianta non diviene tossica per il parassita, semplicemente lo induce ad andarsene altrove. Non credo che ci sia bisogno di spiegare i benefici per la biodiversità e per l’ambiente che porterebbe con sé lo sviluppo di una simile tecnica di difesa delle colture.

Ma c’è un aspetto che rende la cosa ancora più affascinante: tutti sappiamo che qualsiasi forma di difesa, da quelle fitosanitarie ai tratti GM più diffusi, può provocare delle resistenze. Se uso tutti gli anni lo stesso insetticida (o lo stesso diserbante) è probabile che si diffonderanno insetti (o malerbe) resistenti proprio a quel prodotto, grazie alla selezione naturale. E’ possibile quindi che anche gli afidi, col tempo, imparerebbero a disinteressarsi del segnale lanciato dal feromone, oppure che il processo selettivo favorirebbe esemplari non più in grado di riconoscerlo, vanificandone col tempo l’efficacia.

Ebbene, il feromone EBF non viene riconosciuto solo dagli afidi, ma anche dagli insetti loro predatori. L’emissione dell’EBF da parte delle piante provocherebbe una maggiore presenza di insetti, innocui per le colture ma nemici degli afidi, ed è quindi presumibile che gli afidi subiranno una pressione selettiva che li indurrebbe a continuare a rispondere positivamente al segnale lanciato dal feromone. L’efficacia di questo sistema sarebbe dimostrato anche dal fatto, non insignificante, che l’EBF viene già “utilizzato” da molte piante senza che nessuno scienziato ci abbia mai messo le mani. Si tratterebbe di dotare anche il grano, ed eventualmente molte altre colture, di uno straordinario sistema di difesa non tossico già presente in natura.

Adesso che avete capito di cosa si tratta, armatevi pure di torce e forconi.

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5 commenti leave one →
  1. 29 Maggio 2012 23:56

    Bravissimo. Ottimo articolo con argomenti solidissimi… che proprio per questo non arriveranno mai sulla stampa mainstream 😦

    Saluti,

    Mauro.

  2. 30 Maggio 2012 07:58

    Grazie, Mauro. Sei sempre troppo buono ! 🙂

  3. _Salvatore permalink
    30 Maggio 2012 20:29

    Io, agricoltori biologico, sarei favorevole a questo sistema di controllo dei parassiti.

  4. Alberto Guidorzi permalink
    31 Maggio 2012 00:42

    Salvatore

    Chi ragiona sa distinguere, chi è ideologizzato segue i guru e questi per restare tali dicono sempre no e squalificano chi non la pensa come loro.

    Il tuo autonomo accettare conferma ciò che io sostengo: se vogliamo capirci dobbiamo considerare la tecnica di creazione di OGM un mezzo è uno strumento, non la tecnica che risolve tutto.

    Il miglioratore vegetale è come un qualsiasi artigiano che appeso nella bacheca del suo laboratorio ha esposto vari strumenti che usa al bisogno e sa bene che non troverà mai un solo strumento che spazzerà via tutti quelli di cui man mano si è dotato

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  1. Il vero biologico è tecnologico « La Valle del Siele

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