Vai al contenuto

Intanto, qualche secolo più avanti…

15 giugno 2012

Mentre sui campi sperimentali della facoltà di agraria dell’Università della Tuscia si consuma uno degli ultimi atti di un Medioevo tanto degradante quanto lontano dal terminare, segnalo un paio di notizie interessanti in tema di colture geneticamente modificate.

La prima, di carattere scientifico, arriva dall’Accademia di Scienze Agrarie di pechino, dove è stato valutato positivamente l’impatto ambientale del cotone BT, resistente ai parassiti: il fatto che moti insetti utili non vengano danneggiati da questa sorta di pesticida selettivo naturale di cui dispongono le piante, ha procurato un vantaggio indiretto anche alle colture non geneticamente modificate. Infatti questi insetti, non trovando prede sui campi OGM, si riversano su quelli convenzionali riducendo la necessità di usare pesticidi chimici.

La seconda, di carattere giuridico, arriva dal Brasile, e ce la racconta Nature: la Corte Suprema di Giustizia del paese sudamericano ha sentenziato l’illegittimità delle royalties pretese da Monsanto per la soia Roundup Ready, e la cosa potrebbe costare alla più importante multinazionale biotech miliardi di dollari di mancati profitti. Questo è un perfetto esempio di come si dovrebbero fare le cose in un paese in grado di distinguere la lana dalla seta e di non farsi accecare dal furore luddista e dall’ottusità di certi suoi ideologi wanna be.

Perché una cosa è la tecnologia, un’altra l’uso che se ne fa. Si può mettere tranquillamente in discussione l’applicazione delle leggi che tutelano la proprietà intellettuale senza per questo demonizzare una tecnologia. Gli agricoltori brasiliani, infatti, neanche si sognerebbero di rinunciare alla coltivazione della soia RR. Anzi, a suo tempo furono loro stessi, nello Stato del Rio Grande Do Sul, a mettere i legislatori brasiliani di fronte al fatto compiuto, importando soia geneticamente modificata dalla vicina Argentina in grande quantità.

Facile, vero? Pare di no, a guardare le cose da quaggiù.

Pubblicità
2 commenti leave one →
  1. Alberto Guidorzi permalink
    15 giugno 2012 15:47

    Giordano

    circa il primo aspetto posto anche qui un commento già fatto in altro blog, perchè si complementa con quanto tu riporti

    :Già nel 2008 il lavoro citato qui sotto diceva la cosa apparsa su Nature, non solo ma la cosa è stata verificata anche in India (è per questo che gli indiani si suicidano, non vogliono che il cotone OGM li aiuti a coltivare meglio…..)

    Wu K.-M.,Y.-H. Lu, H.-Q. Feng, Y.-Y. Jiang, J.-Z. Zhao (2008). Suppression of Cotton Bollworm in Multiple Crops
    in China in Areas with Bt Toxin–Containing Cotton. Science Vol. 321. no. 5896, pp. 1676 – 1678. DOI:
    10.1126/science.1160550

    Questi autori hanno valutato le popolazioni di Helicoverpa armigera dal 1992 al 2007 in diverse coltivazione in quanto la farfalla nottua è polifaga (Mais Bt e non Bt, soia, arachide e colture orticole) in 6 provincie con 38 milioni di ettari di cui 3 milioni di ettari di cotone e 22 milioni di altre coltivazioni (vi sono 10 milioni di piccoli coltivatori). Ebbene la densità delle uova di Helicoverpa è inversamente correlata con l’aumento della superficie a Cotone Bt, ma la cosa interessante è che questa correlazione è verificata anche su arachide, , soia e coltivazioni orticole. Infatti la nottua si sviluppa di preferenza sul cotone, ma in mancanza va anche su altre piante.

    In India un piccolo coltivatore piazzato in mezzo a campi di cotone Bt e che semina Cotone tradizionale, per più anni ha un reddito assicurato, quando invece altri lontani, in certi anni il loro raccolto è invendibile e probabilmente si suicidano per l’invidia…..

    Circa il secondo aspetto:

    Dipende dalle legislazioni che si sono dati i vari Paesi (Ma allora queste tanto potenti multinazionali hanno anche loro la necessità si confrontarsi con poteri altrettanto potenti…)

    Tuttavia è la royalty sulla pianta che include il tratto genetico ad essere messa in discussione e non il brevetto sul tratto genetico. Questo rimane brevettato per 20 anni (e siamo a più della meta del periodo di validità) e chi se ne appropria senza aver stipulato un accordo con Monsanto viene condannato anche dai tribunali del Brasile.

  2. Alberto Guidorzi permalink
    15 giugno 2012 16:19

    I lettori del Blog potrebbero leggersi questi due link L’intervista è interessantissima.

    Sperabile che chi non ha ancora preso una posizione li legga con attenzione, perchè sono fatti obiettivi e non c’entrano nulla con le multinazionali,

    Evidentemente in Giappone ed in Inghilterra non ci sono i nostri funzionari e ministro dell’ambiente

    http://www.fwi.co.uk/Articles/18/05/2012/132986/Meet-the-man-behind-the-GM-wheat-trial.htm

    http://westernfarmpress.com/management/gm-papayas-lesson-biotech-benefits

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: