La Terra (per fortuna) riesce a fare a meno dei summit dell’ONU
Libertiamo – 25/06/2012
Se il documento finale della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile inizia riaffermando solennemente i principi che hanno ispirato la dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo di vent’anni fa, allora è segno che vent’anni sono davvero passati invano.
Perché, se il primo Summit di Rio del 1992 vaticinava l’aumento delle disparità tra ricchi e poveri e l’incarognirsi della povertà globale, in questi due decenni abbiamo assistito ad una realtà completamente diversa: la povertà è diminuita significativamente, così come sono diminuite le disparità, mentre lo sviluppo tecnologico ha ridotto significativamente l’impatto ambientale delle attività umane sul pianeta.
Se dal 1970 al 2006 la popolazione mondiale è cresciuta dell’80%, nello stesso lasso di tempo il numero delle persone costrette a vivere al di sotto della soglia di un dollaro al giorno è calato del 64%, da 967 milioni a 350 milioni.
Eppure ancora oggi si continua a discutere dei “limiti” della Terra, e la discussione ruota attorno ai cosiddetti “punti di non ritorno” che non dovrebbero essere superati, pena il collasso dell’intero sistema. Uno di questi, teorizzato insieme ad altri a Stoccolma nel 2009, ipotizza che non bisognerebbe mai superare la soglia dell’15% di superficie mondiale destinata all’agricoltura (oggi siamo a poco meno del 12%).
Non sappiamo bene perché questo 15% sia considerato un limite invalicabile, presumiamo che la retorica ambientalista abbia bisogno di nutrirsi di soglie psicologiche e ipotesi di catastrofe imminente. Quello che però sappiamo per certo è che se le tecniche agricole fossero rimaste ferme agli anni ’60 (tecniche rimpiante da molti ambientalisti), per nutrire gli abitanti della terra avremo bisogno di destinare all’agricoltura una superficie enormemente maggiore, pari a quella della Russia. Altro che 15%. L’intensificazione agricola ha ridotto, non incrementato come comunemente si crede, la produzione di gas serra, così come ha contribuito a restituire, almeno nei paesi sviluppati, i terreni marginali e meno produttivi agli ecosistemi naturali.
E’ grazie allo sviluppo tecnologico, al mercato e alla globalizzazione che la popolazione mondiale sta vivendo oggi, sulla terra, molto meglio e in maniera molto più sostenibile di quanto non riuscisse a fare vent’anni fa. La Terra e i suoi abitanti riescono a fare tranquillamente a meno dei summit e delle loro solenni dichiarazioni. Questa in fondo è l’unica, vera buona notizia.
“. Quello che però sappiamo per certo è che se le tecniche agricole fossero rimaste ferme agli anni ’60 (tecniche rimpiante da molti ambientalisti)”
Solo che non sanno quello che rimpiangono:
Negli anni 1960:
-Si concimava con concimi chimici? Eccome!. Perchè gli effetti della concimazione bilanciata (primi concimi complessi) era visibilissima sui campi e molti agricoltori esageravano.
– Si diserbava. Eccome! Anzi si usavano diserbanti ormai abbandonati perchè rivelatisi pericolosi per l’ambiente diserbi ormonici e soprattutto triazine.
– Si letamava? certo, ma si era scoperto che la concimazione fosfopotassica fatta sul letame aveva un’azione migliore.
A loro fa comodo non andare più indietro perchè dovrebbero mettere nel contesto anche la scarsità di cibo, mentre negli anni ’60 ormai il problema da noi era ressochè superato.
Sono i soliti, imbrogliano le carte perchè vi sono tanti che non sono capaci di giudicare e soprattutto non vogliono giudicare o fare comunque un’analisi critica.
vuoi sapere quello che penso:
e’ passata da alcuni anni una consuetudine
(e mi sa che ho visto la transizione dato che son nato nel 76)
secondo la quale se non capisci una cosa , non e’ colpa tua, ma colpa di quella cosa stessa , quello che e’ complicato e’ diventato sbagliato, chi sa piu’ cose di te , perche’ se le e’ imparate con l’impegno , e’ un nemico da eliminare,
si parla meritocrazia ma si vuole l’assistenzialismo
l’invidia , mi sembra che sia diventata il sentimento dominante…..
e lo si puo’ vedere in tutti settori immaginabili
andrea
am
Gli effetti del 1968 non sono ancora finiti, anzi siamo governati da ex-68ini ed ancora imperversano, vedi Capanna.