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Fobie europee e crisi alimentari

13 settembre 2012

Il comprensibile entusiasmo per la sentenza della Corte di Giustizia Europea che di fatto autorizza anche in Italia (ministro della Via Gluck permettendo) le semine delle varietà geneticamente modificate iscritte al catalogo comune europeo, non dovrebbe far perdere di vista che in ogni caso l’UE è e rimane l’area in cui gli OGM trovano sul loro cammino i maggiori e più disparati ostacoli, a cominciare da una legislazione che ne rende la diffusione pressocché impossibile. Dato che stiamo parlando di quello che ancora oggi è il mercato più ricco del pianeta, le conseguenze globali sono notevoli, anche se spesso dimenticate.

Ce le ricorda puntualmente Drew Kershen su Biofortified, in un articolo dove illustra efficacemente quelli che a suo avviso (e anche nostro) sono i meccanismi attraverso i quali le fobie antiscientifiche europee inaspriscono pesantemente le crisi alimentari globali:

L’Unione europea ei suoi Stati membri hanno approvato la commercializzazione di una sola varietà geneticamente modificata. Diversi paesi vietano anche questa coltura (un mais Bt) utilizzando giustificazioni scientificamente fasulle per giustificare la loro fobia tecnologica. Di conseguenza, gli agricoltori europei non sono autorizzati a utilizzare i semi migliori disponibili per le loro produzioni. In Romania gli agricoltori hanno coltivato soia resistente agli erbicidi dal 1999 al 2006. Ma quando la Romania ha aderito all’Unione europea, ai suoi agricoltori è stato vietato di piantare questa soia geneticamente modificata e ha perso l’aumento di rendimento del 10% che aveva già sperimentato.

Questo fa sì che l’Europa deliberatamente sceglie di non produrre una parte considerevole del proprio fabbisogno di cibo e di prodotti per l’alimentazione animale, pur essendo nelle condizioni di farlo, e qui veniamo alla prima conseguenza dato che, come è evidente, in questa situazione l’Europa non soffre la fame:

L’Europa compensa le sue rese ridotte importando cibo proveniente da altri paesi. Ma gli importatori europei, che riflettono la stessa fobia tecnologica, spesso richiedono che il cibo importato sia prodotto senza semi geneticamente modificati. Così gli agricoltori di altri paesi perdono un maggiore rendimento e, a seconda se un premio (e quanto grande) viene pagato o meno dagli importatori europei, il reddito supplementare derivante dalla coltivazione delle varietà modificate.

In parole povere, e sono quelle che usa efficacemente Kershen, l’Europa esporta negli altri paesi il deficit alimentare che si è autoinflitta, cosa che può diventare particolarmente pesante nelle nazioni in via di sviluppo:

La fobia tecnologica europea è più profonda a livello politico. L’Europa finanzia, in particolare attraverso agenzie delle Nazioni Unite come il Global Environmental Facility, programmi di formazione in materia di colture geneticamente modificate che sollecitano l’adozione del modello regolamentare europeo – un modello fondato sulla fobia tecnologica e sulla scienza fasulla. Implicito in questi programmi è che le nazioni in via di sviluppo perderanno l’accesso ai mercati europei di alimenti a meno che non si adeguino alle disposizioni europee. I benefici persi per la sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo sono pressocché incalcolabili.

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3 commenti leave one →
  1. Michele Rinaldi permalink
    13 settembre 2012 12:51

    …ministro della via Gluck…..fobie antiscientifiche europee…giustificazioni scientificamente fasulle per giustificare la loro fobia tecnologica….importatori europei che riflettono la stessa fobia tecnologica…la fobia tecnologica europea è più profonda a livello politico…etc.–Ma noi sappiamo con inossidabile certezza a chi attribuire la responsabilità di questa specie di medioevo della scienza : Benedetto Croce e Giovanni Gentile.

  2. 13 settembre 2012 13:42

    Non ho certezze inossidabili, e non ne ho sulla storia della cultura scientifica italiana. Battute a parte, come la mia nell’ultimo post su Serra, credo che il problema sia qui e ora. Discutere eternamente su scelte del passato non può diventare un alibi per continuare a sbagliare.

    ps. Ho cominciato a chiamare Catania “ministro della via gluck” dopo questo post https://lavalledelsiele.com/2012/07/29/il-ministro-della-via-gluck/ e su questa definizione non ho neanche la primogenitura. Però mi sembra calzante e mi diverte usarla, tutto qui

  3. bacillus permalink
    13 settembre 2012 21:46

    …che dire… Rinaldi incarna proprio quella cultura, in un loop autoreferenziale evidentemente autodistruttivo.
    Se qualche giovane passa di qui, si fermi un attimo a riflettere. Non gli ci vorrà molto a trovare vie di salvezza.

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