Cos’è il Genio?
Il Genio è colui che riesce a far credere ai gonzi che i suoi affari siano anche affari nostri, e che la loro tutela sia una sorta di dovere civico e morale. A questa categoria appartiene senz’altro Oscar Farinetti, patron di Eataly e sostenitore di Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra. In un intervista al Corriere, viene a spiegarci cosa dobbiamo fare, e soprattutto cosa non fare, per continuare a garantirgli successo e profitti, successo e profitti che, secondo il suo punto di vista, sono un patrimonio pubblico da proteggere. Se non dall’Unesco, almeno dal Ministero delle Politiche Agricole.
Il Genio propone una idea di marketing del Made in Italy agroalimentare che coincide, quasi una fotocopia, con quella della sua azienda:
«Il pulito è no ogm, no concimi chimici, no diserbanti. Penso a un unico grande disciplinare dell’agricoltura del cibo vero italiano», spiega Farinetti. «Chi lo rispetta metterà una mela tricolore sui prodotti. Così indicherà il rispetto delle tre regole per bandire manipolazioni genetiche e sostanze che contaminano quello che mangiamo. Ho pronto un manifesto per spiegare perché diciamo no agli ogm in agricoltura: sette motivi etici, morali. Ma il più importante è che conviene. Pensa se fossimo la prima nazione al mondo a dichiararsi no ogm. Diventeremmo, sul cibo, come la Svizzera neutrale»
Bello, vero? E nessuno, per carità, sarebbe pronto ad approfittare del vantaggio competitivo che deriverebbe dall’imporre all’agroalimentare italiano criteri identificativi identici a quelli che contraddistinguono gli scaffali di Eataly, vero? E il Genio va oltre, e al giornalista che gli chiede se è possibile rinunciare alla chimica in agricoltura, lui risponde giulivo:
«Sì, possiamo smettere subito di usare i diserbanti per coltivare frutta, verdura e viti. Lo si può fare anche per i cereali: mi dicono che si produce il 20 per cento in meno. Certo ma possiamo raddoppiare il prezzo. Perfetto»
Ancora più bello (i consumatori sarebbero entusiasti di pagare il doppio), anche se si tratta di una stupidaggine colossale. A meno che non vogliamo considerare tutti gli agricoltori degli allocchi (e senz’altro lo sono, a fronte del sapere del Genio) dato che insistono a non voler rinunciare ad un 20% di raccolto in cambio di un raddoppio del prezzo. E sorvoliamo sul fatto che questi sono gli stessi Geni che vengono, con un tatto e una delicatezza fuori dal comune, a parlarci di fame e di povertà in un evento chiamato “Salone del Gusto”: Geni che discendono direttamente dal genio di Maria Antonietta con le sue brioches, dato che ad un pianeta in crisi alimentare rispondono invitando a produrre il 20% in meno e raddoppiare i prezzi del cibo.
Post perfetto. E’ esattamente quello che avrei voluto dire io. E tu lo hai fatto meglio di quanto potessi fare io. Grazie.
O MIO DIO !
Tutto mi sarei aspettato, ma non questo, è davvero troppo.
Se oggi siamo 7 miliardi di persone è anche perché è aumentata la disponibilità di cibo, e questo talebano vuole ridurre la produzione ? Benissimo, allora o “raddoppiamo” il prezzo come dice lui (chi comprerebbe più i nostri prodotti ?), facendo morire di fame centinaia di milioni di persone all’anno, oppure per sfamare tutti aumentiamo le superfici coltivate sottraendole a boschi e foreste, naturalmente aumentando i costi di produzione.
Aumentare al massimo la produzione per ettaro è l’unico modo per guadagnare di più, spendere meno, occupare meno suolo, usare meno antiparassitari, consumare meno gasolio con i trattori.
Le modifiche genetiche hanno portato al miglioramento di tutto ciò che mangiamo, l’uomo le fa da secoli e secoli. Oggi abbiamo la tecnica del DNA ricombinante con cui poter effettuare una modifica in maniera molto più precisa, mirata, sicura, veloce.
Questo è folle, è un commerciante non un agricoltore o uno scienziato, è la caricatura del sempliciotto che vive di slogan ridicoli che vanno tanto di moda oggi. Si è messo in ridicolo di fronte a tutti e non se ne rende conto.
Genio (del male)
Vuoi vedere che anche costui, questo Farinetti, come tutti i talebani d’Italia, si autodefinisce politicamente “progressista”?
allora avanti con i diserbanti nelle vigne, venite a farvi un giretto qui nelle langhe, venite a vedere quanti “scafandrati” circolano tra i filari con i loro trattori…
Il “talebano” vuol ridurre, e sorridiamo pure, qui però certe produzioni, e parlo di vino, sono raddoppiate negli ultimi anni, risultato? Annate inbevibili e quindi cantine strapiene di invenduto.
Che poi gli agricoltori siano tutti allocchi…
Visto che si parla di eataly, il “genio” paga gli allevatori de La Granda, per i loro bovini, circa il 18% in più del prezzo di mercato, proprio perchè questi hanno un disciplinare di allevamento rigidissimo, certo anche il prezzo finale al consumatore sarà più alto… però almeno, non mi mangio anch’io -indirettamente- un po’ di insilati
Il diserbante nei vigneti lo usano poco e in pochi. Forse gli scafandrati che vede in giro per le langhe distribuiscono anticrittogamici e insetticidi. Le produzioni unitarie per ettaro di vino sono raddoppiate negli ultimi anni? Curioso, sapevo il contrario. Può fornirmi qualche dato a supporto di ciò che afferma?
Se lei non vuole mangiare carne di allevamenti in cui si usano insilati, caro Carlo, è liberissimo di farlo, e di pagare il prezzo che il mercato attribuisce ai prodotti che lei preferisce. Così sono il primo a dare atto a Farinetti, e prima di lui a Slow Food, di essere riusciti a trovare nuovi sbocchi commerciali a produzioni che sembravano destinate alla sparizione. Quel che trovo intollerabile, invece, è che si pretenda, per proteggere il business di Farinetti e c., di limitare le opportunità di scelta degli altri. Per esempio, anch’io tengo alla salute, e mi piacerebbe consumare prodotti che derivano da un mais finalmente privo di fumonisine o per il quale vengono usati meno pesticidi. Fiché gli OGM saranno banditi, questo non mi è possibile.
L’idea di Farinetti è quella di far terra bruciata attorno alla sua nicchia di mercato, declassando per legge l’agricoltura convenzionale e produttiva e illudendo i consumatori che la qualità stia solo sui suoi scaffali. Ebbene, il mais non OGM è di qualità inferiore a quello OGM, così come il frumento biologico ha un peso specifico e un livello di proteine decisamente scarso. Abbiamo prodotto innovazione in agricoltura per mangiare di più e meglio, e infatti mangiamo decisamente di più e meglio che in passato.
Carlo
Guarda che le cantine sono piene non perchè è aumentata la produzione unitaria, ma semplicemente perchè si sono impiantati vigneti ovunque e la gente ha smesso di bere vino.
Chi produce vino biologico nelle tue Langhe fa anche 15 trattamenti contro la peronospora per salvare la sua uva, d’accordo che se è onesto distribuisce solo rame, ma non è che l’elemento metallico sia un elisir di lunga vita.
Farinetti la sua attività, però non la “venda” come una cosa nata da un ragionamento di “sinistra”., perchè sarebbe una gran panzana che solo gli allocchi credono.
Lo sai che quest’anno i magazzini di mais sono pieni di granoturco con tenori di micotassine tali da far diventare la derrata un rifiuto speciale? La cosa è taciuta, ma quando saremo in primavera ed i magazzini saranno ancora pieni la cosa esploderà. Se invece la cosa passerà sotto silenzio vuol dire che ci mangeremo carni piene di micotossine, con tutte le conseguenze del caso. Farinetti non si potrà sottrarre!!
Invito chi ha più elementi circostanziati di me a farsi avanti perchè altrimenti il gravissimo problema della micotossine causato dalla climatologia della passata annata non arriverà all’opinione pubblica, che invece deve sapere quali sono le vere problematiche agricole.
Il diserbante lo usano in pochi???? Scusate ma dove vivete?
Produzione unitaria o no, qui nel 2005 c’erano 14500 ettari e 95 milioni di bottiglie, nel 2010 gli ettari più o meno gli stessi, se non meno e le bottiglie 112 milioni.
Sugli ogm si potrebbe discutere all’infinito, ma che “l’idea di Farinetti è quella di far terra bruciata attorno alla sua nicchia di mercato” mi fa veramente sorridere.
Io uso normalmente erbicidi in vigneto per il controllo del sottofila. Glyphosate (il re), flazasulfuron, oxyfluorfen, gluphosinate ammonio. Uso carfentrazone per la spollonatura chimica. Il principio attivo, le modalità, il numero di interventi variano a seconda dell’andamento climatico e del mio programma di intervento. Mi capita di alternare gli interventi chimici con quelli meccanici (sfalcio).
Uso un’attrezzatura davvero minima. Non ho neppure una irroratrice, uso una pompa a spalla elettrica che io aziono stando seduto sul retro del trattore mentre mia moglie lo guida.
Diserbo e spollono i miei 4 ha di vigna in tempi davvero minimi e costi contenutissimi. Nel frattempo i miei vicini biologici, tra manodopera per la spollonatura, impegno di macchine per la lavorazione o lo sfalcio del sottofila e consumo di carburante, si trovano ad impegnare risorse in quantità enormemente più elevata di quanto faccia io. Con risultati tecnici non sempre soddisfacenti (non mi dilungo).
Ah, ed a proposito: non uso mai scafandri, non ce n’è bisogno, perché i suddetti principi attivi hanno una bassissima pericolosità
Il mio modello di conduzione del terreno in vigneto mi si consenta, è moderno, evoluto e sostenibile economicamente e dal punto di vista ambientale. Voglio poter fare il mio mestiere di agronomo in piena libertà senza che nessun guru o improvvisato esperto mi venga a dare lezioni.
Quanto alle cantine piene, l’annata 2012 è stata particolarmente scarsa. I prezzi di uva e vino sono balzati all’insù ed in tutta Italia quest’anno i procacciatori andavano a cercare roba con acqua nel deserto.
Ma di cosa stiamo parlando?
“andavano a cercare roba come l’acqua nel deserto”… alle volte scrivo certe schifezze…
“Aumentare al massimo la produzione per ettaro è l’unico modo per guadagnare di più, spendere meno, occupare meno suolo, usare meno antiparassitari, consumare meno gasolio con i trattori”
Perfetto! La provincia di cuneo è la seconda d’italia per produzione di kiwi, nel Saluzzese si arriva anche a 100 mila tonnellate, le piantagioni sono praticamente ad un metro dalle statali… Bendatevi gli occhi e mangiate una fetta di questi kiwi, ci penserete più di attimo a capire cos’è. Se vogliamo questo, allora va bene tutto.
Bacillus, non parlo solo solo del 2012, stiamo parlando che ci sono dei Dolcetto del 2008 ancora “in circolazione” . E il dolcetto non è barolo.
Poi a proposito del genio, che non mi importa nulla di difendere o meno,simpatico o antipatico che sia, l’uva conferita a Fontanafredda veniva pagata di più del prezzo di mercato, almeno questo… Lo so, il genio ha denaro a palate……
Non so, non ho capito, ma uno che parla in questo modo ha capito qualcosa di agricoltura? Le piantagioni sono ad un metro dalle statali? Nel Saluzzese si produce kiwi solo ai bordi delle strade?
E quanto alle produzioni, da che mondo e mondo esistono fluttuazioni anche vistose di anno in anno, fluttuazioni che non rispondono mica alle esigenze di mercato. Spesso sono inevitabili le eccedenze specialmente in un settore, quello vitivinicolo, dove siamo i primi al mondo.
Ecco, nel nostro caso le evitiamo proprio con mais, soia, frumento perché non ne produciamo mai a sufficienza per le nostre esigenze. In più siamo così imbecilli da imporci limiti nelle tecnologie di produzione.
Ma certa gente, prima di parlare di agricoltura, perché non prova almeno a prendere una zappa in mano?
ma guarda, a 51 anni suonati, tolti gli anni di università, sapessi quante zappe ho comsumato…
Non commento sulla parte agronomica, perche` non sono del settore. E` evidente che Farinetti mira a massimizzare il suo profitto, aiutato purtroppo da chi (anche in politica) pensa solo al lusso e alle produzioni di nicchia e se ne fotte della maggioranza dei cittadini.
Lusso? Nicchia? Politici? Sig. Marsili, suvvia, ma questa è la sagra dei luoghi comuni…
Luoghi comuni? Cito dall’intervista a Farinetti: “Penso a un unico grande disciplinare dell’agricoltura del cibo vero italiano”. Credo che sia sufficientemente chiaro, no?
Scusate, forse non sono stato chiaro, i luoghi comuni sono: lusso, nicchia, politici.
L’aspetto del “raddoppiare il prezzo”, è molto più articolato, nel post, pare sfugga -forse mi sbaglio- che stiamo parlando di export. Nel convegno (250-300 produttori) tutti si sono detti d’accordo sul fatto che il problema è l’export di buoni prodotti, NON il farsi pagare. Quindi farsi pagare di più dai clienti esteri per mantenere prezzi “giusti” qui. A me non mi pare un’idea strampalata, e nemmeno a molti altri. Poi se sono “criteri identificativi identici a quelli che contraddistinguono gli scaffali di Eataly”, allora…. buonanotte.
Siamo ridotti male e lo sapevamo. Sedicenti agricoltori con lunga esperienza alle spalle, hanno bisogno delle idee di un affabulatore coi baffi per ritrovare slancio nel proprio mestiere.
Ti aspetti che l’agricoltore di lunga esperienza, forte della profonda conoscenza delle problematiche di produzione, dei mezzi a disposizione, dei costi, dei mercati, sia esso stesso propositivo. Ti aspetti che da lui vengano le linee guida ed i dettagli affinché l’intero settore possa stare al passo con i tempi e continuare a produrre ricchezza.
E invece no. L’agricoltore di cui sopra sposa appieno le tesi di uno che fino all’altro giorno vendeva asciugacapelli e tostapane e che non aveva fatto altro nella vita. Quello confeziona pochi pensierini semplici che cavalcano una sub-cultura salutista diffusa in anni di disinformazione da parte dei soliti noti (ed accoliti) e tutto pare risolto. Ma certo! Tanto che servono anni di studio ed esperienza? Basta vendere no?
Ebbene sì, tutto questo mette una profonda tristezza. Ma vaff…
Carlo
Non vi è bisogno che le Langhe aumenti la superficie perchè il vino rimanga invenduto, basta solo che da altre parti d’italia si impiantino vigneti,. Tu l’hai girata l’Italia negli ultimi 30 anni? Io si in lungo ed in largo e ti posso assicurare zone di pianura prima coltivate a bietole e frumento sono state completamente vitate. Prova solo a farti un giro, se poi te ne vai nel Sud vedi cos’è capitato.
no, vendere non è tutto, basta farsi un giro a fontanafredda, che poi non sia babbo natale ( anche se di nome fa proprio Natale) nessuno lo discute, però certe idee, anche le più semplici e banali, vedi eataly, spesso funzionano. L’ agricoltore non è fesso e se crede che un’ idea possa essere vincente la sposa. Anche se a proporla è il baffo. Sono anni che leggo gli stessi problemi, ma che cia qualcuno che riesca a farsi sentire e proporre qualcosa… nisba. Esempio stupido: fontanafredda era diventata praticamente un cimitero, da qualche anno dopol’arrivo del baffo è rinata, e non è questione di soldi, ma di idee. Ci lavoreranno 200 persone, a parte le cantine, ci sono ristoranti, parchi, conferenze ogni settimana con giornalisti, politici, cuochi, produttori ecc. A Serralunga c’è un via vai di gente che non si vedeva da secoli. Sono idee sbagliate? E’ tutto un tornaconto? Può darsi…
alberto
lo so, hai anche ragione, ma qui gli ettari sono praticamente sempre gli stessi, sono le bottiglie che aumentano.
Carlo, Farinetti vende fuffa, e i pirla come lei ci credono (o sono conniventi). Tutto qui.
Carlo Petrini (noto venditore di fuffa a politici e pseudointellettuali) ha in mente un popolo di pirla che spende tutti soldi per mangiare roba suppostoamente migliore. E infatti va dàccordo con Farinetti. I luoghi comuni sono i suoi, ma mi interessa poco. Non vivo in Italia.
caro enrico, fortunato Lei che ha capito tutto della vita.
@ mirsilo
Non vive in italia ed allora non si pone il problema? Perfetto.
L’UNICO MODO DI SALVARE IL MONDO DA QUESTI EMERITI COGLIONI, è togliere allo Stato il potere di legiferare in modo da accontentarli. FAI che nessuno possa legiferare niente, poi voglio vedere con la sua cazzo di frutta al doppio e la produzione alla metà se non viene scalzato dal primo filippino che si mette a zappare la terra. Finché esiste uno Stato che può mettere in pratica con la forza i neurodeliri di questi nazicom, saremo sempre in pericolo.
Interessanti commenti, specialmente quello sopra. Veramente.
Come è già stato scritto da qualcuno, vi faccio notare che il tutto riguarda l’esportazione, il far pagare di più (detto terra-terra) riguarda anche l’estero. Cosa possibilissima e fattibile.
Che il signor Farinetti venda fuffa non spetta me giudicarlo, noto che altri sono più convinti di tale “commercio”. Posso però notare che, con i 500 milioni, ricavati dalla vendita di unieuro, avrebbe potuto benissimo starsene alle Maldive ( luogo comune) ed invece ha rischiato con eataly, vi ricordate 5 anni fa in quanti scommettevano su questa iniziativa? E con eataly ha creato circa 2000 posti di lavoro. Almeno questa non è fuffa. Se altri imprenditori o politici riuscissero a fare lo stesso, magari qualche “cervello.in fuga” tornerebbe a casa. Ho scritto anch’ io un banale luogo comune? No perché citare SF e fare lassociazione
Pardon, mi sono perso un pezzo:
dicevo, citare SF e poi associarlo con il popolo di pirla che spende tutti i soldi per mangiare, è veramente il te dei luoghi comuni. Ma va bene anche così.
Non è serata:
intendevo Re dei Luoghi Comuni.
Stop.
Businnes is businnes. Quindi nulla da eccepire su Farinetti. Quello che eccepisco è che io coltivatore convenzionale per lui sono un inquinatore, un avvelenatore un “ammazza natura” ed io non gli posso dire che lui è un venditore di fuffa. Ma dove siamo. Perchè a casa mia non posso coltivare secondo canoni che durano da millenni e non posso innovare se lo ritengo opportuno? Perchè non posso seminare anche delle piante geneticamente modificate dopo che le sementi sono state controllate e ammesse al commercio? MI arrangerò io se poi non trovo da venderle a lui, cercherò un altro compratore.
alberto, tu puoi seminare tutto cosa vuoi e come vuoi, il baffo ti dice soltanto che, chi aderisce a certe regole, chiamiamole così, potrà mettere questa benedetta mela tricolore sui prodotti. “Regole” sbagliate? Non ti adegui e procedi per la tua strada. E magari farai molta più strada, vatti a sapere. Comunque da tre righe di un’intervista è piuttosto complicato trarre conclusioni sensate.
Carlo, se fosse come dice lei, potrebbe dargliela lui, questa benedetta mela tricolore, non avrei nulla in contrario, e non pretendere che sia il ministero dell’agricoltura a dargliela, a spese mie. C’è una sottilissima differenza, grande come una casa.
Nessuno mette in discussione il merito di Farinetti, l’ho detto sopra, di trovare nuovi sbocchi commerciali per certi prodotti. Quello che metto in discussione è la sua pretesa di fare di tutta un erba un fascio. Parlare di vino, formaggi e cereali come se fossero la stessa cosa e come se dovessero rispondere ad esigenze produttive e commerciali i dentiche è una sciocchezza. Il mais è una commodity: ha lo stesso valore qualsiasi sia la sua provenienza nel mondo e qualsiasi sia il suo sistema di produzione. L’uva produce vini di valore differente già da un vigneto all’altro.
Ma guardi che ‘sta sciocchezza di pretendere che se una cosa si vende bene ne possiamo fare dieci volte tanta e si vende bene lo stesso, l’abbiamo già fatta, proprio col vino, e proprio Farinetti critica il sistema delle doc. Con le doc abbiamo detto: “toh, guarda come si vendono bene il chianti e il prosecco. Allarghiamo le doc a quasi tutta la superficie regionale, così tutti vendono chianti e prosecco e fanno soldi a palate”. Non c’era bisogno di essere economisti per capire che non funziona così. E oggi lui allo stesso modo pretende di fare lo stesso ragionamento: “guarda che figata Eataly, un successo della madonna: allora mascheriamo tutto l’agroalimentare italiano da prodotto di Eataly e vai col tango!”.
Il fatto è che, escludendo il vino, le denominazioni d’origine è vero che vanno bene, ma sono, complessivamente, il 4% del fatturato agroalimentare italiano, il 6% dell’export. E di questa percentuale, l’80% è fatta da mozzarella di bufala, grana e parmigiano, prosciutto di parma e san daniele. Ora di queste cifre ne teniamo conto, o ci dobbiamo affidare solo a suggestioni da pubblicitari?
Oltretutto quel disciplinare che si pretende di imporre a tutto l’agroalimentare di “qualità”, secondo il tuo Baffo, sembra doversi basare su criteri etici e morali. Non su criteri scientifici, ma, ripeto, etici e morali. E questo dovrebbe essere assolutamente inammissibile in uno stato di diritto che pretenda di definirsi tale.
Perché è proprio qui la differenza che lei, Carlo, sembra non cogliere. Io non ho proprio nessun problema con Farinetti. E’ lui che sembra avercene uno con me. Perché non è assolutamente vero che io posso seminare quel che mi pare in casa mia, e verificare se le mie scelte avranno successo sul mercato. Qualcuno ha ritenuto di impedire la semina di varietà geneticamente modificate in Italia, proprio per le stesse ragioni che oggi Farinetti fa sue: perché non converrebbe. E allora se secondo lui non conviene lo vietiamo. A chi, non converrebbe? Se non converrebbe a me, non è un problema suo, se non converrebbe a lui, non dovrebbe essere un problema mio. Facciamo davvero quel che dice lei, lo suggerisca a Farinetti: ognuno in casa sua fa quel che vuole, a suo rischio e pericolo.
Piccolo suggerimento per chi commenta: su queste pagine sarebbe meglio di evitare gli insulti. Molto meglio.
Giordano, va bene tutto, ma che il baffo si mio… no eh.
A parte gli scherzi, Farinetti ha gettato una pietra, condivisibile o meno, sulle esportazioni. L’export può aumentare? Troviamo allora un modo. Persino la Germania esporta l’agroalimentare più dell’italia (il 27%), noi solo il 19%. E non è la “sciocchezza” del produrre dieci volte tanto, chi l’ha detto questo? Come dicevo prima, in tre righe del Corriere, è difficile cogliere i vari aspetti. Non è vero che fa di tutta l’erba un fascio, si è parlato anche dei vari settori e delle varie problematiche. Si è parlato di latte, salumi, formaggi, olio… La mela tricolore o il caco o la prugna, dovrebbe essere più che altro un modo per distinguere il vero prodotto italiano, contro le tantissime “imitazioni”, infatti era presente anche il capo dell’ ICQRF. Si è parlato soprattutto di come semplificare la burocrazia in questi settori, infatti il titolo del convegno era “Semplifichiamo l’Italia”.
Tu scrivi:
“Oltretutto quel disciplinare che si pretende di imporre a tutto l’agroalimentare di “qualità”, secondo il tuo Baffo, sembra doversi basare su criteri etici e morali”
Non è vero, si dovrebbe basare anche su precisi controlli. Ma Giordano, – banalizzo – tu non saresti d’accordo di esportare ad esempio un parmigiano reggiano con un bel marchio che ne garantisca tutta la filiera. Penso proprio di si. Che falsifichino poi anche il marchio è un’altro discorso…
Certo, dovrebbe essere il ministero a fare questo e chi se no? Quindi pagherei io e pagheresti anche te e noi tutti, non ci piove. Oppure… non si fa nulla e si continua così.
Il problema forse è che quando si tocca la parolina OGM, si scatena di tutto. Già trent’anni fa era così. E sarà sempre così.
Saluti
Insomma siamo passati dal Farinetti salvatore dell’uomo e della Terra perché fautore di un modello di agricoltura senza pesticidi e senza piante transgeniche, ad un Farinetti salvatore della Patria perché geniale esportatore di valore aggiunto agroalimentare. Insomma una specie di unto dal Signore capace di cose eccezionali anche se a geometria variabile, a quanto pare.
Ma sia chiaro, a me va benissimo. Personalmente nutro una certa ammirazione per chi ha capacità di fare business e produrre ricchezza per se e per gli altri.
Quello che mi va meno bene è che questi businessman di successo approfittino della loro visibilità e delle loro risorse per fare propaganda ideologica. Non mi va bene (e quindi lo dico) perché nulla mi fa pensare che lo facciano in modo disinteressato.
Non solo per questo. Non mi va bene anche per motivi sociologici e culturali. Infatti ne abbiamo abbastanza di ricchi pifferai che parlano per slogan diffondendo idee semplicistiche, proponendo stili di vita easy, prospettando felicità a buon mercato. Credo che un paese moderno abbia bisogno di altro e che in questo modo si facciano solo danni (come qui si può constatare).
Siamo lieti, dunque, che Baffo Farinetti abbia fatto rinascere Fontanafredda e che abbia dato da vivere a duemila persone. Continui così. Ma si limiti a fare i suoi affari senza fare lobbysmo straccione, che tanto di quello ce n’è già abbastanza.
Poi, appunto, chi lo vuol seguire, chi vuole affidarsi a lui faccia pure. Personalmente ho grossi dubbi, per il semplice motivo, come ho già avuto modo di dire, che il personaggio non sa di cosa sta parlando.
Qualche settimana fa ne ebbi una plastica dimostrazione. Su Radio24 Davide Paolini nel corso della sua trasmissione del sabato, lo intervistò riguardo la sua geniale proposta del “Vino Libero” (sigh). Fu un profluvio di banalità e luoghi comuni che ripeteva pari pari, parola per parola a quello che avevamo già letto. Cominciai il bombardamento di SMS. Quando venne fuori la proposta di indicare in etichetta la quantità di SO2, feci una osservazione delle mie che Paolini colse e trasmise al Nostro. Ci fu un attimo di titubanza. Baffone abbozzò con un “sì è vero”, ma continuò insistendo nella sua proposta dogmatica senza argomentazioni logiche e naturalmente senza smentire quello che sostenevo.
Insomma, se vogliamo affidare i nostri destini alla mediocrità di personaggi di questo genere vuol dire che non abbiamo proprio speranza.
Carlo
“tu non saresti d’accordo di esportare ad esempio un parmigiano reggiano con un bel marchio che ne garantisca tutta la filiera?”
Caratterizzare una filiera è fuffa e ti spiego il perchè. La filiera esiste da secoli ma ha apportato cambiamenti e innovazioni:
Solo 70/80 anni fa caratterizzare la filiera agricola del parmigiano reggiano voleva dire accettare vacche di diverse razze in gran parte autoctone, alimentazione in gran parte a base di fieno o erba, ma anche certificare un latte derivante da vacche tutte positive alla prova della tubercolina e soprattutto latte molto poco igienico.
Caratterizzare la filiera agricola adesso significa aver accettato latte derivante da un’unica razza non autoctona (pezzata nera), alimentazione con una notevole frazione di mangimi (anche OGM) mentre il fieno o l’erba si sono ridotti a far funzionare la ruminazione, sanità perfetta delle vacche e latte igienicamente ineccepibile.
Tralascio di citare le condizioni cambiate di tecnica casearia.
Non è la filiera che deve essere caratterizzata, ma far conoscere il “Savoir faire” inimitabile dei nostri agricoltori del Consorzio e dei nostri caseifici.
Se all’estero vogliono mangiare del buon formaggio devono essere convinti della nostra perizia ineguagliata non del sapere se l’operaio di stalla si lava le mani tre o sei volte.
Quando si parla di Farinetti, si parla di un uomo che vende sogni, cioe` fuffa.
Il sogno e`che si possano nutrire >8*10^9 persone con l`agricoltura biologica, senza aumentare di brutto la superficie coltivata. Dire che questa e`fuffa non e`un insulto, solo aritmetica di base. Certo, potremmo avere altri problemi con l`esaurimento dei giacimenti di fosfati, ma si trovera`il modo di recuperarlo da altre fonti. Si dovra` risolvere il problema della salinizzazione del suolo, etc. Come gia`detto non sono un agronomo, quindi commento solo su quello che so (la parte ambientale). In ogni caso, si parla pero`di miglioramenti tecnologici. Farinetti, Petrini, Capanna, Fabbri, Zaia, e tutto il guano ideologico che si portano dietro, rappresentano semplicemente le forze della reazione e hanno la capacita`in questo momento storico di rallentare la ricerca sugli OGM, sulle pratiche agricole moderne, etc. Per di piu`illudono i sempliciotti, digiuni di matematica, che concetti come il chilometro zero, la biodiversita`agricola, etc, siano una scelta migliore rispetto al miglioramento della logistica e a un minimo di controllo del mercato.
Sig. Carlo, la roba di Eataly costa, e il salario medio di un Italiano non permette di comprare tutti i giorni da Eataly. Al massimo ci si va per lo sfizio. Eataly non potra`sfamare il mondo, il mondo si sfama con il grano e con il riso, con le cipolle e con la carne di pollo a basso prezzo(scrivo dal sudest asiatico, mi creda, so di cosa parlo). Eataly e`un modello di business interessante perche`sfrutta la credulita`popolare. Il fatto che produca lavoro mi e`indifferente. Ci sono tanti altri modi di fare business.
Tornando al discorso Italiano, le hanno gia`ricordato che le eccellenze alimentari vanno bene per l`esportazione e per promuovere il nostro commercio. Forse non e`piu`neanche vero. Non e`che sia difficile fare il formaggio o il prosciutto. Fra un po` i prodotti stranieri saranno ben poco differenti, a parte l`etichetta.
Un`ultima cosa e poi chiudo questa lenzuolata (un po`confusa, ma non ho il tempo di rileggere). Sono un ricercatore espatriato, come altre migliaia che non hanno potuto crescere in Italia. Non si vive di solo parmigiano, ma di prospttive e opportunita`. Due cose per cui Farinetti non puo`e non potra`mai fare nulla.
Saluti e complimenti per il blogghe.
Enrico Marsili – Mirsilo
Condivido parola per parola mirsilo. Grande intervento. Grazie.
bacillus, Giordano,
da quasi collega vi prego: non usate più il termine “pesticidi” che ogni volta che lo sento mi cadono i capelli a ciocche.
Per dire le cose come stanno diserbanti, o insetticidi o se proprio si deve fitofarmaci mi sembra chiariscano meglio.
Di “pesti” ne dobbiamo già fronteggiare troppe ogni giorno.
Grazie anticipate.
Grazie anticipatAMENTE
Bacillus
– “Non mi va bene (e quindi lo dico) perché nulla mi fa pensare che lo facciano in modo disinteressato”
Non occorre essere una volpe per capire che il baffo è anche interessato, forse non sa quel che dice, ma non ha, ad esempio, fatto una campagna per aumentare l’esportazione delle auto, semplicemente perché non interessato e probabilmente ancora meno competente. Dimmi chi dovrebbe, “in un paese moderno” (ah,ah)- però dormiente- farsi carico di certi argomenti? I farmacisti, gli idraulici, gli elettricisti….
Guidorzi
Sono d’accordo, il mio, forse era un’esempio un po’ “difficile”, ma qualche dicitura in più sulle etichette non guasterebbe. E comunque, come possiamo convincere gli stranieri “della nostra perizia ineguagliata”?
Tra l’altro l’anno scorso a Eataly NY ho visto ( e si, non mi faccio mancare nulla) corsi, tenuti da massaie italiane, sulla preparazione della pasta. Certo, ovviamente a pagamento, è business anche questo, certo.
Mirsilo
– Per essere precisi, sul concetto chilometro zero, Farinetti è sempre stato contrario, da sempre, ricordo un’intervista del 2007 quando aprirono a Torino.
– Eataly – e il suo modello- non sfamerà senz’altro il mondo. Dove ha sentito una scemenza del genere. Pechè tirare in ballo questi concetti. Nessuno ha mai parlato a tal proposito.
– “Eataly e`un modello di business interessante perché sfrutta la credulità popolare.”
Quale credulità? Ma ci piglia tutti per gonzi? Io quando entro da eataly so benissimo cosa mi aspetto, so che trovo prodotti di qualità ed altri meno, so che certi prezzi possono essere alti ed altri più bassi. Si, più bassi, anche rispetto alla classica GDO, proprio qualche giorno fa ho visto lo yougurt Merano a meno di un euro. Credo uno dei migliori a livello industriale, tre ingredienti: yougurt, 20% di frutta e zucchero di canna.
– “Non e`che sia difficile fare il formaggio o il prosciutto. Fra un po` i prodotti stranieri saranno ben poco differenti”
POCO DIFFERENTI??? Aiutooo Guidorzi, e la “perizia ineguagliata” dove la mettiamo? Cioè, tra un po’ dovremo aspettarci un Roccaverano o un Castelamagno prodotti, che so, in Belgio, e magari uguali ai nostri? Ma cosa stiamo scrivendo? Pensi che un Castelmagno d’alpeggio cambia completamente rispetto ad uno prodotto in pianura e siamo sempre in provincia di Cuneo. Probabilmente con qualche accorgimento tecnologico, che forse lei conosce, riusciremo anche in questi miracoli.
-“Sono un ricercatore espatriato, come altre migliaia che non hanno potuto crescere in Italia. Non si vive di solo parmigiano, ma di prospettive e opportunita`. Due cose per cui Farinetti non puo`e non potra`mai fare nulla.”
A lei non importa che abbia creato lavoro, certo, lei è un ricercatore, bene; però, magari a quei seicento ragazzi di Roma che il lavoro l’hanno trovato a due passi da casa, forse il baffo, qualche opportunità ha dato loro. Si lo so è una goccia nel mare. Lei però ha dovuto attraversarlo. Lei non ha ancora trovato il suo baffo. E me ne dispiaccio, ovviamente.
Comunque mi ripeto, la sigla Ogm ha sempre un certo peso nei blog.
Per favore non rispondetemi, sulle opportunità dei ragazzi di Roma, con il classico “li assume e dopo sei mesi fuori dalle balle”. Siate buoni.
il carlo in esame è semplicemente un pover’uomo pagato da Farinetti. Prendiamone atto.
e chi ha voglia di rispondergli se lui non ha voglia di leggere?
se invece gli fosse sfuggito, mi permetto di riportare quanto magistralmente riaffermato più sopra:
“Perché è proprio qui la differenza che lei, Carlo, sembra non cogliere. Io non ho proprio nessun problema con Farinetti. E’ lui che sembra avercene uno con me. Perché non è assolutamente vero che io posso seminare quel che mi pare in casa mia, e verificare se le mie scelte avranno successo sul mercato. Qualcuno ha ritenuto di impedire la semina di varietà geneticamente modificate in Italia, proprio per le stesse ragioni che oggi Farinetti fa sue: perché non converrebbe. E allora se secondo lui non conviene lo vietiamo. A chi, non converrebbe? Se non converrebbe a me, non è un problema suo, se non converrebbe a lui, non dovrebbe essere un problema mio. Facciamo davvero quel che dice lei, lo suggerisca a Farinetti: ognuno in casa sua fa quel che vuole, a suo rischio e pericolo. “
Se un prodotto tira le imitazioni ci saranno sempre, anzi si sta pensando ad una forma di protezione, per me inutile, ma che denota due pesi e due misure: da una parte ci si scandalizza del brevetto o del COV sulle sementi e dall’altra si vorrebbe mettere un copyright sulle specialità italiane; bella coerenza).
Per proteggere il nostro “saper fare” il parmigiano reggiano e tante altre specialità e sufficiente continuare a paragonare le qualità e avere sempre di riserva delle innovazioni tali da mantenere il gap acquisito. Ricerca signori miei!!! E’ evidente che se si tratta di innovazione essa va a modificare una pratica precedente considerata tradizionale. Non bisogna essere dei puritani oltremisura si vive su un mercato.
Permettimi ma Farinetti non porta innovazione sfrutta solo un momento in cui dire senza concimi o trattamenti chimici attira, ma attira gli ignoranti o chi si vuol fare imbrogliare perchè il rapporto qualità prezzo dovrebbe essere la guida del consumatore, indipendentemente che abbia tanti soldi o ne abbia meno. Lo sperpero è sperpero e snobismo è snobismo sotto tutte le latitudini.
Sai qual’è il nostro pericolo che la nostra produzione di derrate o di prodotti tipici raggiunga limita tali non poter alimentare il mercato interno sia corrente che di specialità.
Bacillus
Prendo atto che, se non la si pensa come te, ci deve essere sempre un tornaconto. Complimenti. Questo dice tutto.
Gio
ho letto benissimo, quel qualcuno che ha impedito certe scelte non è certo farinetti, e se conviene o no, non è certo farinetti, allora, a vietarlo. Quel “secondo lui” è proprio di troppo. Quanto milioni di ettari si coltiva nel mondo a ogm, 150, 160, bene, allora dimostriamo, dimostrate che tutto è sano e pulito (banalizzo vero?), fatevi sentire, e forse qualche ettaro si potrà coltivare anche qui. E sicuramente il baffo, che è un tipo che sfrutta il momento, vorrà mettere una bella pera sui prodotti italiani dichiaramente SI OGM.
E poi di quale convenienza parla? Di spiccioli o di altro?
“Ma il più importante è che conviene. Pensa se fossimo la prima nazione al mondo a dichiararsi no ogm. Diventeremmo, sul cibo, come la Svizzera neutrale”
Cambia un po’ il senso così? No eh? Evvabbè. Ogm si, ogm no… andiamo avanti.
Non entro nel merito degli ogm, ma cosa mi ha fatto sobbalzare sulla sedia è cosa scrive il ricercatore Marsili e cioè che praticamente a breve non servirà nemmeno più promuovere i nostri prodotti perché fare formaggi o prosciutti non è poi così difficile e dato che da sempre questi prodotti esistono all’estero, l’affermazione non lascia dubbi: formaggi e salumi si, ma simili, uguali, copie di quelli italiani. Ma come, non è difficile fare questi prodotti? Poco differenti dai nostri? E quindi cosa ci resta da fare? Sinceramente non ho capito .
Ovvio da sempre Ferrero, Perché mai ci si scanna sula “denominazione di origine” sennò? Mica sulla “qualità di origine”. Fai pure qualche domanda, ti farai delle grasse risate.
@ Bacillus
Ho sentito la trasmissione di Paolini, io non ho proprio colto “l’attimo di titubanza”, e il “nostro” sul sms di mettere in etichetta i valori di SO2 che avrebbero distorto le scelte del consumatore ecc.ecc.ecc. ha risposto che “non era molto d’accordo” ed ha argomentato. Il “si è vero” o meglio “ha ragione l’ascoltatore” era riferito alla dose di SO2 differente tra rossi e bianchi. Ma questo lo sanno anche i bambini. Secondo me, se riportiamo qualcosa, facciamolo almeno correttamente. Secondo me eh, poi…
Ecco, Carlo, a me la frase sulla Svizzera è quella che ha dato più fastidio. Mi sembrava di sentire il Berlusconi di qualche anno fa, quando suggeriva alla Fiat in crisi di mettere il marchio Ferrari sulle Punto, per venderle meglio.
A me invece piacerebbe che l’Italia diventasse davvero una sorta di Svizzera, ma autentica, non farlocca. Un paese che valorizza il proprio straordinario patrimonio agroalimentare attraverso l’innovazione. Io ci voglio il motore, della Ferrari, non il marchio. Qualcuno ha idea di quanti prodotti tipici e di qualità si potrebbero salvare dalla sparizione attraverso il miglioramento genetico, e non lo si può fare? Mica basta mettere una mela tricolore su un pomodoro di forma allungata per renderlo un San Marzano vero, e non uno di quegli incroci che ne hanno contaminato irrimediabilmente il patrimonio genetico con altre varietà resistenti a un virus, ma che San Marzano non sono. Eppure la varietà autentica di San Marzano resistente ai virus esiste, è già stata sviluppata dai nostri ricercatori prima del bando alla ricerca sugli OGM in Italia, ma è chiusa in qualche cassetto a far la muffa. E il melo della Val d’Aosta (che poi di gm ha solo il portainnesto, peraltro, se non sbaglio), il riso Carnaroli, un elenco interminabile, quello che mi fece il povero prof. Sala nell’ultima chiacchierata che abbiamo fatto per telefono, e che la nostra vocazione talebana e oscurantista hanno condannato a cercare migliori fortune in Cina…
Ma no, a noi non conviene. A noi basta la mela tricolore, come il marchio Ferrari sulle Fiat. A noi basta dare una lucidata a un sistema produttivo vocato all’inefficienza, come quello agricolo italiano, alla dipendenza dai sussidi, alla rinuncia alla competitività e all’innovazione, anche quando si potrebbe innovare il meglio che abbiamo.
Accipicchia, è un martellamento senza tregua…
Era Berlusconi che voleva mettere il marchio Ferrari sulle Fiat, ma quello è meglio dimenticarlo. Ma è possibile che tutto debba passare attraverso la così detta “innovazione”. Va bene anche cosa dici, ma nel discorso di Farinetti, di Gatto direttore dell’Ispettorato Controllo e Qualità del Ministero, di Vadalà del Corpo Forestale dello Stato ed altri si è parlato di tutto, fare più controlli, sburocratizzare, eliminare molti enti che si sovrappongono nei vari controlli ecc. Ma chi vuole solo dare una bella lucidata e via? Cioè ci tarocchiamo i prodotti per venderli meglio? Ma dai…
Alberto: “Per proteggere il nostro “saper fare” il parmigiano reggiano e tante altre specialità e sufficiente continuare a paragonare le qualità e avere sempre di riserva delle innovazioni tali da mantenere il gap acquisito. Ricerca signori miei!!! ”
Alberto, e` proprio questo il punto. Innovazione per mantenere la quota di mercato, oppure protezionismo (disciplinari spinti e tasse). Se non c`e` innovazione, basta comprare uno staff di tecnici e i un paio d` anni ci si mette in pari. Mi riferisco alle imitazioni australiane e wisconsiniane del parmigiano, pecorino, e mascarpone. Sono discrete e vanno piu` che bene per l` uso quotidiano.
Si certo, il vacche viola o vacche a pois e` inimitabile, come dicono i Petrino-Farinettisti, ma il mercato non e` fatto di eccellenze costose. Sui grandi numeri vince chi ha la qualita` media piu` alta e il prezzo piu` basso, no?
Provo ad andare oltre con una domanda. Siamo sicuri che serva solo innovazione e non CAMBIAMENTO nel settore food? Per dire, va bene il parmigiano, ma se domani qualcuno se ne esce con un tofu dal sapore forte (chesso`, una buona fermentazione), magari ben duro, non potrebbe razzolarsi le quote di mercato dei formaggi da grattugia, visto che la materia prima costa MOLTO meno?
Da queste parti si vede meno tradizione e piu` innovazione/cambiamento, anche perche` molta della roba tradizionale (diciamolo) ti fa morire giovane per colesterolo alto. Farinetti in Italia, invece, propone di mummificare il settore food, mettendolo in una bella teca e alzando i prezzi. Il fatto che dia un lavoro di venditore (poco qualificato) a un po` di gente a spasso e` ininfluente.
Marsili, scendiamo nel pratico, mi spieghi per favore cosa intende per “innovazione” nella produzione ad esempio del Castelmagno (che conosco moltoo bene). Se non innoviamo lo staff di tecnici di Dublino mette su un prodotto, in pochi anni, alla pari di quello della Valle Grana. Bene, io produttore cosa devo fare? Per caso…. seminare erba medica “innovata” per le mie mucche?
“Farinetti in Italia, invece, propone di mummificare il settore food, mettendolo in una bella teca e alzando i prezzi”
Marsili ma è già stato da eataly? A torino ha prezzi anche di molto inferiori a tante botteghe che vendono prodotti simili. Ed in alcuni casi, vedi lo yogurt citato da me un po’ sopra, anche in concorrenza con la classica GDO. E’ un piccolo esempio ma le cose stanno così, se poi lo si vuole demonizzare a prescindere va bene lo stesso.
Che abbia trasformato il cibo in genere di lusso, come lei pensa, è una balla colossale, a torino al mattino ci vedo i pensionati a comprare il pane e non sono ex banchieri…e potrei andare avanti con mille esempi quotidiani.
Il lavoro che offre sia poco qualificato? Capisco il suo punto di vista, capisco, capisco.
Ma non preoccupiamoci quando la “crisi morderà” la sua eataly si sgonfierà.
Signor Carlo,
se mi vuole come consulente tecnico per food and chemical engineering, deve pagare, la competenza non viene via gratis.
Riguardo a Eataly, lo lascio a lei e ai suoi amici, beati voi che avete soldi da spendere cosi`. Qui un pasto completo di buona qualita` costa 3-4 Euro, si figuri.
Se lei non ha studiato matematica e statistica il problema e` suo, non perdo certo tempo a spiegarle i concetti di base. A meno che lei non paghi, come mi pagavano a suo tempo i ricchi con figliuoli un po` lenti di comprendonio.
Riguardo al lavoro di venditore (sto parlando dei dipendenti di basso livello, non certo di Farinetti), non serve nessuna competenza specifica, lo fa chi non ha potuto studiare. Anche in questo caso, potrebbe arrivarci da solo, senza il mio aiuto, se si impegnasse un po`.
Eataly, come tutte le iniziative commerciali, e` di breve durata, e non altera un granche` la struttura del mercato. La cosa piu` interessante (dal mio punto di vista) e` la logistica e li` l` innovazione la riconosco a Baffone. Ho vissuto qualche anno fuori e conosco un po` il modello McDo e WalMart, che sulla logistica e sull`organizzazione hanno costruito una fortuna. Il resto e` fuffa e pubblicita`. Adesso vada, che se no le chiude il banco del pane. E occhio agli OGM nascosti nella filiera e non dichiarati in etichetta.
Grande Marsili! 🙂
Cmq, sì, i prezzi sono del tutto abbordabili. Sul sito c’è della farina per polenta a € 5,60 al kg. Mec…!
Grazie, Sir Bacillus 🙂
Effettivamente se compari Eataly con le food-jewel shop, e` piu` economico (vedi capitolo logistica). 5.60 Euro/kg –> pane a 12 Euro/kg, 3 volte il prezzo standard a Roma. Chiamali fessi!
Avevo scritto un`altra lenzuolata, ma magari ne discutiamo in altri siti. Ora vado a mangiarmi un po` di dumplings. Da quando il Bressa ha spiegato che il MSG non fa male, mi sento molto piu` rilassato. Basta evitare la doppia frittura nel grasso di porco che non e` proprio salutare.
Saluti.
Enrico
Carlo forse crede che aumentando la produzione di parmigiano, castelmagno o quant’altro si sfamino 9 miliardi di uomini? Caro Carlo se non si inventa una dieta che sostituisca le proteine animali con proteine vegetali il problema fame non riusciremo a risolverlo.
Le derrate attuali diverranno le “miniere” delle molecole di base (Proteine, Zuccheri, Grassi) che poi verranno assemblate per fare in modo che i contenuti alimentari siano consoni a quanto la medicina dell’alimentazione avrà dettato. Ci mangeremo (non io sicuramente…per l’età). Mangeremo bistecche derivate da vegetali. Torno a ripetermi: Ricerca signori miei!!!
E’ la scienza che deve fare da mase in questo campo è la genetica, che tra l’altro ha costo zero o ancora meno. MI sapete dire cos’è costato al consumatore l’aver quintuplicato la produzione di mais? Nulla anzi gli ha portato soldi in tasca perchè il cibo ha inciso meno sul suo bilancio famigliare.
In Italia il miglioramento vegetale è nullo e la pagheremo cara!
Alberto, infatti proprio al tofu e ai vegetali mi riferivo. Sai che qui e`facile diventare semivegetariani o vegetariani completi? Si va avanti a tofu e legumi, e pare che funzioni. Per il sapore (il tofu purtroppo sa di calce) si usano condimenti vari. YES WE CAN!
@ Marsili
stupido io a porre certe domande, ma è la risposta che mi aspettavo, da lei. E comunque al Poli di torino, si, di matematica un po’ se ne parlava….
Sul lavoro di venditore, effettivamente non mi devo impegnare, anche perchè non ho posto il problema, ho solo scritto che capisco il suo punto di vista.
@ bacillus
ma allora è un vizio, ripeto, se vogliamo essere corretti, diamo informazioni complete , perchè di tale farina si porta via anche a meno di 2 euro. Come il pane a 3.50, sia a torino che a roma.
@ Guidorzi
io non credo e non ho scritto di voler sfamare il mondo con il castelmagno. Ho fatto un’ esempio ed ho posto una domanda, nulla più. E non ho ottenuto una risposta. Per favore, non ricamiamoci su.
Sovente leggo i suoi interventi, la ritengo molto ” competente” e spesso sono d’accordo con lei, sicuramente la ricerca deve andare avanti, non ci sono dubbi, non sono un talebano del gusto, ma nemmeno parlo a vanvera, essendo nato e cresciuto tra le vigne. Saluti
Carlo, se lei e` rimasto in Italia avra`le sue ragioni. In bocca al lupo con il suo castelmagno e con il suo adorato Baffone.
Le mie buone ragioni? Semplice. al tofu preferisco il catelmagno. In bocca al lupo anche a lei.
No la questione è un’altra. Lei è un fan di Farinetti il quale a detto la seguente frase da perfetto irresponsabile o se vuole da una che pensa solo a guadagnarci sopra:
“col tutto bio ridurremmo del20% la produzione ma raddoppieremmo il prezzo…””
Prima di tutto ci farei la firma a perdere solo il 20% di produzione, le perdite del produrre bio vanno da un 30 ad un 50% a seconda delle coltivazioni, non solo ma se ci fosse tutto bio ci sarebbe il deserto in Italia. Lo sa il perchè? Perchè i parassiti distruggerebbero tutto. Glielo spiego: ora con il 2% di superficie a biologico (di cui più del 50% sono prati pascoli, dove evidentemente la differenza tra coltivare bio e convenzionale è poca cosa) gode della protezione praticata dai trattamenti praticati sul 98% delle coltivazioni convenzionali che tengono controllato l’inoculo parassitario, se però questi venissero a mancare avremmo un’esplosione di malattie proprio sulle coltivazioni biologiche. S’informi quanti trattamenti di poltiglia bordolese fanno nel vigneti biologici.
Alberto, la stessa cosa succede per gli umani che nno si vaccinano, i quali sono protetti dalle vaccinazioni del restante 99%.
Guidorzi, non mi addentro nella questione del bio, per evitare di scrivere inesattezze (come qualcuno a fatto, banali, ma inesattezze o incompletezze) ma io non sono un fan proprio di nessuno.
Scusate, l’ignoranza, ma smettere di usare i diserbanti, vuol dire “automatcamente” produrre bio?
Carlo i due pilastri del produrre bio sono non concimare con concimi di sintesi e non usare prodotti chimici di trattamento contro i parassiti delle piante non ammessi. Gli ammessi sono solo i prodotti a base di Zolfo e di Rame. Ma la contraddizione più grossa per me è che chi fa il controllo della produzione biologica sono enti privati che vivono delle parcelle che pagano gli agricoltori per farsi controllare e ricevere la certificazione. Cosa credi che i produttori di biologico concimino con del buon letame? Quasi tutti non hanno stalla e vanno a prendere scarti organici a destra e a manca. Io invece è da sempre che dico: vuoi produrre biologico alleva animali tali da produrti il letame Guarda Carlo che il produrre bio non è fuori dal mondo, anch’io le mie piante di corte ed il mio orto li coltivo “ultra bio” e per mangiare qualcosa ho seminato il doppio per raccogliere almeno la metà, molte volte invece non raccolgo nulla. Quello che tutti noi vogliamo dire è che il sistema di coltivare bio non è una tecnica da applicare a tutta l’agricoltura, perchè la collettività non troverebbe sufficiente cibo. Finchè rimane una nicchia non ho nulla da dire, ma quando vedo un Farinetti imperversare in televisione e dire la frase che ho riferito sopra mi rivolto perchè so che è disinformazione totale e per giunta ha un’attività collaterale che ha bisogno di questi messaggi per prosperare.
Perchè non fanno una trasmissione in cui fanno vedere come un coltivatore coltiva e poi le qualità del suo prodotto dopo attente analisi. Questo la televisione dovrebbe fare, invece qualsiasi conduttore non fa altro che dire subito ma questi sono veleni e poi toglie il microfono, senza andare fino in fondo e dire cosa rimane su questi prodotti dei veleni che hai distribuito?
Grazie per la spiegazione.
Per informazione, il Genio non ha detto: “col tutto bio ridurremmo del 20% la produzione ma raddoppieremmo il prezzo…”
Col tutto, proprio no. A parte che si citavano solo i diserbanti..
Forse a qualcuno è sfuggito che tutto questo ambaradan, che il baffo ha tirato fuori, è riferito a certi prodotti da ESPORTARE, (nicchia? come dice Guidorzi?quindi raddoppiare il prezzo? come dice il genio?).
Il baffo ha parlato di “visione mondiale” e bla, bla, sa benissimo e l’ha detto che tutto bio non è possibile. Non so perchè si tiri fuori il fatto che tutto biologico non sfamerebbe la collettività; chi ha detto il contrario? O del fatto della desertificazione dell’Italia ecc.ecc. Non ha senso in questo contesto.
E visto che prima qualcuno citava il km zero, nonostante sia pappa e ciccia con Petrini, non è assolutamente d’accordo.
Carlo,
copioeincollo dal Corriere: virgolettato di Baffo:
“I prossimi dieci anni saranno quelli del pulito e giusto. E non del biologico, un concetto confuso e farmaceutico che non piace a noi gourmet. Dobbiamo cavalcare per primi il concetto del pulito, così spiazzamo i francesi”.
Gia`il biologico e`una balla, pulito e giusto significa ancora di meno. Anzi, spiega meglio:
“Il pulito è no ogm, no concimi chimici, no diserbanti”.
Ammetto la mia ignoranza in agronomia, ma (OGM a parte) queste sembrano proprio i pilastri del biologico, per lo piu`esposti in maniera confusa.
Insomma, o e`colpa del giornalista – more solito – o Farinetti e`un ballista. Siamo in regime di libero mercato, ma la disinformazione e l`approssimazione vanno smascherate per quel che sono.
Va bene, va bene, avete ragione voi. Io non faccio il copia-incolla, non mi serve, ero presente, ho sentito cosa diceva lui, ma soprattutto quelli che sono intervenuti, tecnologi alimentari, politici, quelli della forestale, del ministero, anti frodi, ecc. . Mi basta e avanza.
Per quanto riguarda la disinformazione e l’approssimazione, credo che in certi commenti di questa lenzuolata, non manchino, intervista di Paolini, prezzi di eataly, solo tutto bio…
Ma va bene, mi arrendo. amen
Capito la genialità del Piazzista coi Baffi? Mette in croce quattro concetti e li fa passare per qualcosa di nuovo. Il biologico non va bene perché è “un concetto confuso e farmaceutico che non piace a noi gourmet”. Bisogna andare oltre. Cioè?, chiediamo noi. Risposta pronta (non sia mai): “no ogm, no concimi chimici, no diserbanti”. Oddio, come il biologico, insomma. Anzi, peggio. Perché il biologico rifiuta anche gli antiparassitari organici di sintesi.
Beh, tanto basta per fare impazzire di gioia gli adepti del Nostro, che proprio non riescono a capacitarsi della straordinaria intuizione. Salvo poi scoprire che c’è qualcosa che non va (anche se non sono disposti a crederci).
Io nel frattempo ho già mandato una mia figlia diciassettenne in Cina per tastare un’annetto com’è fatto il mondo. Qui è difficile intravvedere spiragli di salvezza
Ah, vorrei fare cenno ad un’altra particolarità che ho notato visitando alla svelta il sito Eataly. Ora, mi pare che qualcuno accennasse alla forza di quell’organizzazione nel valorizzare la produzione locale proiettandola nel contempo verso i mercati internazionali.
Beh, se vado a vedere i prodotti proposti qui in Italia faccio fatica a pensare che ci sia una propensione in quel senso. Tra i vini bianchi offerti infatti compare l’etichetta di un certo Bastianich. Quella non è un’azienda qualunque. E’ una tenuta in Friuli acquistata non molti anni fa da tal Joe Bastianich, ristoratore milionario originario di New York, proprietario di un paio di decine di locali di successo negli Stati Uniti e nel mondo ed assurto agli onori delle cronache prima americane, poi italiane per essere uno dei tre inflessibili giudici del programma Master Chef. Suvvia, questo non è un prodotto che ha bisogno del valore aggiunto di Farinetti. Non è un prodotto che fa fatica ad essere esportato, solo nei suoi ristoranti Joe ne può vendere a bancali.
Dov’è, in questo caso, la virtù commerciale e la pulsione morale del nostro Genio?
bacillus 1
ha ragione anche lei. amen
bacillus 2
sa qualè la forza di quell’organizzazione? E’ che il baffo vende un vino di un suo socio e lei manco se ne accorge.
Ma visto che le piace sfogliare il sito di eataly, cerchi bene, c’è una chicca niente male, diciamo da commentare…. però attento, c’è l’inghippo…
saluti anche a lei.
Marsili mangia dumplings? Cioè che vuol dire? Cos’è un dumplings per Marsili? Chiarisca, che non capisco bene….
Info Molto utile. Spero di vedere presto altri post!