Se mio nonno aveva tre palle…
… era un flipper.
Se il Centro destra non avesse consentito alla Lega di non far pagare le multe per lo spafonamento delle quote latte non ci sarebbe stato bisogno di mettere l’IMU
Parola (piuttosto superficiale, e ci dispiace) di Matteo Renzi. Ci sentiremmo di aggiungere, come fa Milena Gabanelli al minuto 9,50 di questo servizio che consiglierei di vedere per intero, che “se ci sono stati degli errori, paradossalmente, potremmo chiedere indietro all’Europa 4 miliardi e 400 milioni di multe pagate“. Ovvero più del gettito della stessa IMU. Degli errori in questione, sui quali ci si ostina a non voler far luce, abbiamo parlato abbondantemente, qui, quo e qua.
Chissà poi, se vogliamo continuare al gioco del “se fosse”, quanto avremmo guadagnato in efficienza se a occuparsi di erogazioni in agricoltura e gestione delle anagrafi bovine ci fossero stati funzionari assunti in base a criteri meritocratici con contratti che non espongano l’ente che li ha sottoscritti all’accusa di danno erariale.
E anche consiglieri migliori di quelli che hai, Matteo, su questioni complesse come questa, non guasterebbero.
oh, tanto per curiosità: quanto costò al nostro paese l’inutile e propagandistico bando della carne bovina italiana ordinato da Pecoraro Scanio al tempo della mucca pazza?
(inutile, a posteriori, perché mi pare che su decine di migliaia di capi controllati soltanto due fussono risultati positivi al prione, ed entrambi erano vacche da latte).
si può parlare di tradimento, corruzione (in quel periodo la facevano da padrone carni danesi e tedesche) o semplice idiozia?
e già che si operò un controllo capillare, non si poteva approfittare per aggiornare l’anagrafe bovina, che solo pochi anni dopo doveva dare spettacolo indecente per approssimazione e imprecisione?
Se i Carabinieri che fanno le indagini,studiassero un po’ di statistica, forse non scriverebbero le corbellerie che hanno scritto, grazie alle quali, ora sono dirigenti apicali della Regione Veneto (ufficio di Roma) (questo è il merito che funziona in Italia: compiacere il capo. Si fa cariera con i criteri della fedeltà, come spiega bene Zingales)
Lucio, cerchiamo di stare sul pezzo: esiste una indagine dei cc che afferma cose di una gravità inaudita. Io non ho le competenze per confutare quell’indagine, e credo che neanche mi spetti. Credo però che ve ne sia abbastanza perché qualcuno, con l’autorità per farlo, verifichi. Tutto qui. Poi chi deve pagare paghi.
Anche perché abbiamo Ambrosio che dichiara che l’indagine aveva colto nel segno, così come l’ex commissario agea.
E che il sistema che gestisce le quote e le erogazioni in agricoltura fosse marcio fino al midollo, e potenzialmente criminogeno, l’aveva detto la corte dei conti nel 2002. E’ cambiato qualcosa da allora?
Allora, per me ce ne è abbastanza per farsi qualche domanda, e soprattutto per cercare qualche risposta. E il fatto che Mantile sia diventato dirigente della regione Veneto può destare sospetti sulla persona, ma non è un argomento in grado di autorizzarci ad ignorare a priori i risultati della sua indagine, che fino a prova contraria sono atti pubblici. Altrimenti dovremo sentirci autorizzati a fottercene di tutte le sentenze della magistratura, che di magistrati in odore di politica ce ne sono parecchi.
A me risulta: 1) che le “multe latte” siano state trattenute dall’Europa, almeno per la maggior parte, sui trasferimenti PAC, cioè sulla dotazione all’EGEA. Quindi non c’entrano una cippa con l’IMU, ma piuttosto le hanno pagate tutti gli agricoltori che avevano diritto ai contributi PAC 2) il calcolo della produzione di latte, e quindi dello “splafonamento”, viene fatto in base alle dichiarazioni dei primi acquirenti, cioè normalmente i caseifici. Quindi l’anagrafe bovina c’entra una seconda beneamata cippa. 3) l’anagrafe bovina è tenuta in base ai dati indicati dagli allevatori, inseriti in anagrafe o dgli allevatori stessi, o dalle associazioni di categoria, o dalle ASL. Su tutto il resto concordo con te. E questa AGEA, con annessi e connessi, ha tutta l’aria di essere un tipico carrozzone pubblico, che meriterebbe un azzeramento. Contunuo a raccomandare a Mantile un corso di statistica.
le anagrafi bovine c’entrano dal momento che è in base ai dati di quelle anagrafi che la quota nazionale è stata suddivisa tra i singoli produttori. Quindi se le anagrafi censivano una popolazione superiore a quella reale, è legittimo sospettare che ai produttori sia stata assegnata una quota inferiore a quella che sarebbe loro spettata.
lucio accendi la luce che è buio e inizia a studiare quale che sia la tua organizzazione sindacale di appartenenza. Gli agricoltori non hanno perso un centesimo dei contributi pac in conseguenza delle trattenute sui fondi Feoga della commissione Ue;tali trattenute sono state annualmente ripianate da anticipazioni di tesoreria. Uno dei maggiori problemi nell’applicazione del regime quote latte è relativo proprio al fatto che il calcolo della produzione nazionale di latte è dato dalla sommatoria delle dichiarazioni degli acquirenti. Sia la Commissione Lecca nel periodo 1997/00 che il Colonnello Messina nel 2002 hanno descritto il fenomeno di F.O.I. -Non scervellarti troppo Lucio che ti viene un ernia al cervello per capire cosa significa tale sigla,te lo dico io. Vuol dire Fatture per operazioni inesistenti. Ovvero acquirenti di latte che per benefici fiscali simulamo false fatturazioni con falsi produttori conniventi finalizzate all’importazione di latte estero. Per smascherare tale fenomeno è in uso un semplicissimo metodo ;contare le vacche in abbinamento alla singola dichiarazione di produzione . Ciò che hanno fatto i carabinieri sia nella relazione di approfondimento del 15/4/2010 ,usando oltrepiù i dati di Aia (ne sono uscite una mole impressionante di incongruenze tali da giudicare inattendibili tutte le multe dal 95 al 2008) ,che nelle seguenti indagini di PG scoprendo una serie di mail che celano i reali scopi dei funzionari di Agea . Ovvero falsare il dato globale delle vacche italiane al fine di renderlo congruo con la produzione di latte dichiarata a bruxelles che ha causato le multe. Perchè sanno bene in Agea e al ministero che dichiarare una produzione di latte in eccesso rispetto alla realtà può causare interessamento della Corte dei Conti come avvenuto in passato per i casi Pandolfi ,Mannino e Unalat. E allora hanno pensato bene di coprirsi le spalle ordinando a Izs ,la detentrice della banca dati dell’anagrafe , al fine di estrarre le vacche potenziali produttrici di latte ,di usare un algoritmo che andasse a conteggiare anche i capi fino a 80 anni di età. L’anagrafe bovina c’entra talmente tanto che il legislatore con la legge 119/03 art.5 la utilizza proprio come strumento e raffronto della veridicità delle dichiarazioni di produzione individuali. La relazione del 15/4/2010 e le indagini conseguenti sono state fatte dal Comando Carabinieri Politiche Agricole ,per cui qualsiasi illazione in merito alla figura del Col. Mantile non ha fondamento
E poi ci hanno fatto studiare che l’Impero di Bisanzio è crollato con la presa di Costantinopoli nel 1204 (se non erro), ma qui scandalizziamo anche i bizantini in fatto di interpretazioni e complicazioni.
La Corte dei Conti nella relazione del 2012, chiude la questione, facendo un excursus molto completo su tutta la vicenda “quote latte”. Per quanto riguarda il rapporto dei Carabinieri del 2010 la Corte dei Conti, alla luce delle successive risultanze, lo ritiene ininfluente ai fini del computo della produzione, trattandosi di errori percentualmente trascurabili (pag 45) e chiarendo che non è sul numero dei capi che si computa la produzione, come del resto risulta chiaro anche dalla Legge che tu indichi (in realtà si tratta del DL 119/03, la legge di conversione non ha comma 5)
Daltronde leggendolo, a me il raporto di Mantile pare veramente debole.
L’altro rapporto dei Carabinieri che tu citi (208/2002, col. Messina) è illeggibile. Non si capisce lettaralmente di cosa stia parlando, se non che ci sarebbero vagonate di latte in nero. (e quindi non è detto che la produzione italiana sia sovrastimata) Ma la lettura richiede un’esegesi complicata e di esiti non univoci (per esempio la frase: “L’esperienza acquisita sul campo ha fatto crescere negli operanti nel settore “che sicuramente vi è in Italia commercializzazione di latte in nero”” (sic)
Io vorrei chiudere qui la querelle con una riflessione: posto che il sistema delle quote latte è stato un disastro, non si potrebbe lavorare per farlo finalmente decadere alla sua scadenza naturale del 2015 e liberalizzare l’intero settore? Oppure credete veramente che si possa dirimere la questione con i Carabinieri? Ma suvvia, siamo seri! NB essendo basato il computo sulle dichiarazioni dei primi acquirenti, ex art. 5 DL 49/03, se c’è del marcio, è di origine privata, non pubblica! (l’anagrafe nazionale etc etc non c’entrano nulla, pur essendo evidenti postriboli di dolore ostello). Il pubblico la porcata l’ha fatta nella evidente sottostima della produzione italiana dell’anno ’83. L’errore di base è stato quello.
Rispondo brevemente a lucio.1. La relazione del 15 aprile 2010 e le successive indagini sono state fatte dal comando carabinieri politiche agricole e non attribuibili ad una persona ( e’ molto piu semplice cercare di screditare una persona che non l arma dei carabinieri vero?) 2. Prima di fare illazioni o meglio accuse a persone che non conosce dovrebbe pensarci bene. Mantile è un Uomo di specchiata onesta’ e correttezza. Il suo curriculum vitae, che evidentemente lei non conosce, non le permette di dire nulla ne sulla sua onesta’ che sulla sua preparazione. Le assicuro che statistica il Col. Dott. Mantile la conosce. Ce ne fossero in italia di persone così oneste o preparate! 3) si domandi perché il col mantile è stato costretto a prendersi un periodo di allontanamento dall’ Arma( dopo anni di servizio anche in situazuoni dove ha rischiato la vita per servire il suo paese)…la risposta la trova nell ‘ intercettazione con Ambrosio… ora in carcere). Quindi sig. Lucio mi faccia la cortesia di non parlare di persone che non conosce .
Non ci si permetta di denigrare persobe del calibro e della onesta’ del col Mantile, per cortesia.
Di quote latte non parlo perche non sono informato. Ma da quel che leggo non dovrebbe parlare beppure lei P.s. lei in quale ufficio di Agea o del ministero lavora?
a gabriele
e lei di chi è parente?
ah, già…
p.s. se non conosce l’argomento, interviene solo per fatto personale?
Gabriele, io ho solo detto che mi pare che Mantile non conosca la statistica. Se lei mi dice che invece la conosce, devo pensare che non la conosca lei, Gabriele. Non basta essere dott. per sapere. Vabbè io la chiudo qua. Andate pure avanti voi. Buona domenica.
caro lucio , ti siamo vicini e comprendiamo i tuoi evidenti problemi esistenziali che ti portano a questo morboso autolesionismo . Nemmeno Freud riuscirebbe a dare una motivazione per cui tu pubblicamente fai figure barbine inventandoti riferimenti di sana pianta e disconoscendo documentazione pubblica e riscontrabile in qualsiasi momento. Comunque andando con ordine….la relazione della corte dei conti di febbraio 2012 indica ,in riferimento alla relazione dei carabinieri del 15 aprile 2010 ,solo l’anomalia riguardante il mancato riscontro in bdn delle dichiarazioni di produzione ;che per i carabinieri sono per l’anno 2008/09 650 aziende pari a più di 2 milioni di quintali di latte e per il commissario quote latte ,queste 650 aziende si sarebbero ridotte dopo i vari controlli solo a 397 aziende .C’è solo un piccolo problemino . Le successive indagini di Pg ,vedi informativa del 4/11/10 ,hanno sottolineato che “…. molte delle aziende che l’Agenzia comunica di aver allineato(con bdn), in realtà non erano tra quelle individuate da questo Comando come disallineate …”. Cioè non è dato comprendere da quale elenco di aziende senza riscontro in banca dati anagrafe Agea sia partita a fare i controlli finalizzati all’allineamento ,se parecchie di quelle aziende che Agea sostiene di aver allineato per i Carabinieri erano già in regola. I misteri di Agea. Ma nella relazione del 15/4/2010 i carabinieri hanno evidenziato ulteriori anomalie non menzionate dalla corte dei conti. Ad esempio solo per il 2008 vi erano ben 6080 aziende con una produzione incompatibile per eccesso con i capi posseduti in stalla . I carabinieri sono andati oltre e con l’obbiettivo di proiettare o stimare una produzione normalizzata o maggiormente confacente al vero di queste aziende iperproduttrici ,moltiplicando i capi iscritti in anagrafe di queste aziende con la media provinciale aia maggiorata del 10%,hanno quantificato un gap di 8 milioni di quintali di latte rispetto alla produzione dichiarata. Con ciò arrivando a concludere che “…risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata in L1, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello stato membro e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/09….” . Oltretutto hanno riscontrato che nel silenzio più assoluto delle istituzioni preposte al controllo,vi sono almeno 12.000 aziende su 40.000 aziende produttrici di latte che non posseggono l’indispensabile autorizzazione a produrre latte.Secondo punto ; il numero di capi in anagrafe non è usato per calcolare la produzione ma solo come strumento di verifica della attendibilità o congruità delle produzioni dichiarate.Ti faccio un elementare esempio visto che ti sforzi di non capire. Se un allevatore dichiara 10.000 quintali di latte ma in anagrafe ha 2 vacche molto probabilmente qualcosa non va. A tal proposito interviene ,come ti ho detto nel commento sopra,la legge 119/03 articolo 5 comma 3 (non so se soffri di problemi di dislessia ma non esiste nessun decreto legge 119/03 e manco col comma 5 che io non ho mai citato) che qui ti copincollo e su cui auspico avrai maniera di applicarti …Legge 30 maggio 2003, n. 119
“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, recante riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari ”
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 124 del 30 maggio 2003
3. Le regioni e le province autonome verificano la corretta determinazione degli esuberi individuali, degli importi trattenuti, nonche’ il loro effettivo versamento, ovvero l’effettiva prestazione delle garanzie di cui al comma 6; verificano altresi’, per ciascuna azienda, la coerenza del quantitativo di latte dichiarato con il numero di vacche da latte avvalendosi dell’anagrafe bovina di cui al decreto dei Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali in data 31 gennaio 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 72 del 26 marzo 2002, procedendo ad ogni ulteriore accertamento che ritengano necessario, inclusa la verifica dei dati contenuti nella documentazione prevista ad altri fini, anche direttamente presso le aziende, per la corretta imputazione del prelievo supplementare e per la revoca o riduzione della quota di cui al presente decreto. Il decreto di cui all’articolo 1, comma 7, individua i criteri univoci per la determinazione del numero delle vacche che hanno concorso alla produzione e i relativi parametri per il corretto confronto con il numero di vacche da latte risulta iscritto all’anagrafe bovina.
Altro punto.Non ho idea di dove hai scovato il numero 208/2002 riconducibile ad un documento del Col. Messina
Paolo, hai ragione. Nella fretta ho fatto un errore. Il DL è il 49/03. Era solo una puntualizzazione ininfluente (la L 119/03 di conversione del DL, ha solo 1 articolo, quindi non ha il 5). Per il resto, come dicevo, buona domenica anche a te.
il Colonnello Messina allora comandante del Comando Carabinieri Poltiche agricole in una lettera alla Commissione Mariani del 2/9/2002 di cui faceva parte affermò “…i quantitativi di riferimento individuali (QRI ovvero quote) non sono stati assegnati in maniera legittima e ancora oggi non è detto che sia legale lo stato di possesso e di concessione dei QRI;
. le operazione fraudolente e truffaldine sulle consegne di latte agli acquirenti, fossero diventate per ciò una problematica molto complessa. … Ecco spiegato come essi acquirenti in tale ambito e contesto siano riusciti in modo maldestro anche malavitoso ad organizzare una macchina perfetta con la quale hanno ottenuto vantaggi indicibili. In breve gli acquirenti di solito disponevano di QRI quote di carta o per averle da amministratori regionali … compiacenti o dall’autorità statale collusa;
. con tali QRI essi possono ritirare i seguenti prodotti in nero alla fonte: 1 – Latte estero di dubbia qualità (igiene – sanità mancando ormai la dogana al confine transita di tutto); 2 – Latte in polvere; 3 – Burro; 4 – Creme di latte; 5 – Formaggi e cagliate; 6 – Fuori quota nazionale. Nota bene che tutte queste tipologie di latte, con fattori di conversione (macchinari e purificatori imposti dalla CEE) diventano latte vaccino genuino;
. con le quote di carta, gli acquirenti giustificano di avere ritirato tale latte presso produttori fittizi o inesistenti in modo di averne benefici sia per compensazione, sia per fatturare il latte, così da renderlo legale e scaricare l’Iva, sia per affittare o cedere le quote ottenendone entrate illecite. Di solito tali quote risultavano di produttori residenti in zone coperte (garantite cioè) da compensazione prioritaria, zone disagiate, zona montane, dove sarebbe stato necessario fare controlli sino ad allora mai fatti. Non esistono e hanno aziende fantasma con capi bovini zero.Sono miriadi di piccoli agricoltori che a loro insaputa solo perchè hanno alcune vacche sia da latte sia nutrici con veterinari delle asl ovviamente collusi,risultano produttori di latte vaccino e così mantengono attive le quote ,ripetesi ad insaputa del povero modestissimo produttore…”
Gentile Sig. Lucio buongiorno. Lei è persona informata e preparata e avrei piacere a poter costruire con Lei, qui di seguito, un’articolata disamina, punto per punto, dato per dato, delle inesattezze, statistiche e non, contenute nell’operato del Comando.
Le sentenze, sarà d’accordo con me, sono in balia della competenza, dell’attitudine e dell’arditezza dei Magistrati che le emanano.
Vogliamo procedere qui, a partire da oggi, ad un lavoro di questo tipo?
Una semplice raccomandazione, per tutti: qui chi ne ha voglia discute liberamente, e l’opinione di tutti va rispettata come tale.
Insinuare che chi esprime un parere lo faccia perché parente di qualcuno, o espressione di qualche interesse costituito, non è accettabile.
Lucio Francario?