Domani si semina mais OGM
A seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea, della quale vi abbiamo già dato conto, che riconosce l’illegittimità di una procedura nazionale di autorizzazione quando l’impiego e la commercializzazione varietà geneticamente modificate sono autorizzati dalle autorità europee, Giorgio Fidenato ci riprova, come è suo diritto. Domattina alle 11, nei terreni di sua proprietà a Vivaro in provincia di Pordenone, Giorgio tornerà a seminare mais MON810.
L’appuntamento, per chi volesse partecipare, è alle 11 davanti alle ex caserme. Giorgio ci fa sapere che dopo la semina offrirà vino e porchetta ai presenti, e la cosa naturalmente non guasta. Da parte nostra, dato che non potremo esserci di persona, un abbraccio e un caloroso in bocca al lupo a Giorgio, e un augurio che il suo esempio possa essere seguito da molti. E che vada meglio dell’ultima volta, naturalmente.
Intanto ribadiamo le ragioni per le quali siamo dalla sua parte, sintetizzate in dieci punti in un post di qualche tempo fa:
- Gli Ogm ammessi alla coltivazione non sono pericolosi né per la salute né per l’ambiente. Su questo c’è il consenso unanime di tutto il mondo scientifico.
- Gli Ogm hanno incontrato, ovunque il loro uso è stato ammesso, un largo consenso per i vantaggi diretti e indiretti che il loro impiego comporta per le produzioni agricole, i consumatori e l’ambiente.
- La coesistenza tra colture geneticamente modificate e convenzionali è possibile, come dimostra l’esperienza su larga scala in tutto e il mondo.
- Una sentenza del Consiglio di Stato ha autorizzato Giorgio Fidenato e Silvano dalla Libera, vicepresidente di Futuragra, a seminare mais Mon 810 anche in assenza del regolamento che stabilisce le linee guida sulla coesistenza tra colture Ogm, convenzionali e biologiche, che la Conferenza delle Regioni continua a rifiutarsi di stilare in spregio alle norme comunitarie.
- Non esiste una sola evidenza di carattere scientifico che giustificherebbe la richiesta, da parte di un paese membro dell’UE, dell’applicazione della clausola di salvaguardia per una varietà geneticamente modificata iscritta al catalogo comune europeo.
- L’impossibilità di avvalersi delle biotecnologie costa, ai produttori di mais italiani, tra i 175 e i 400 euro l’anno per ettaro, tra minori rese e maggiori costi (soprattutto in trattamenti antiparassitari), con conseguenti perdite tra i 150 e i 400 milioni di euro l’anno.
- Questo svantaggio competitivo rispetto ai produttori di altri paesi ha indotto molti agricoltori a smettere di seminare mais (le semine sono calate del 20% tra il 2005 e il 2009) e ci costringe ad importare dall’estero la maggior parte del nostro fabbisogno.
- Paradossalmente, ai nostri agricoltori è vietato produrre ciò che invece si può importare: i mangimi degli allevamenti che producono la nostra carne e i nostri formaggi di qualità sono fatti per lo più con soia e mais Ogm d’importazione.
- Il bando alle sperimentazioni imposto da Pecoraro Scanio e confermato dai suoi successori al Ministero delle Politiche Agricole è costato alla ricerca genetica e biotecnologica italiana il posto di prestigio e di avanguardia che occupava da decenni.
- Pretendere di vietare lo sviluppo e l’impiego di una tecnologia in un paese dell’UE è inammissibile in una società aperta al mercato, mortifica la libertà di scelta individuale e viola apertamente le regole sulla libera concorrenza.
Un grande in bocca al lupo a Giorgio.
L’ha ribloggato su Don't tread on mee ha commentato:
Sempre a fianco di Giorgio Fidenato in questa battaglia di Civiltà.
Contro l’oscurantismo “medievale” di chi ha paura di ciò che non conosce.
Lunga vita agli ogm!
Coraggio, Giorgio, e perseveranza.
Dopo la scoperta dell’America ci sono voluti 200 anni perchè i governanti di allora autorizzassero la coltivazione delle patate.
Pensavano che, crescendo sotto terra, fossero prodotte dal diavolo.
Il livello mentale non mi pae cambiato.
Paolo
Però dobbiamo cominciare fin da ora a dare la disponibilità a Giorgio ad essere disposti a partire e recarci al limitare dei suoi campi e far barriera contro i vandali che sicuramente gli vorranno distruggere i raccolti. Se i no global non violenti fanno resistenza passiva perchè non lo facciamo anche noi? Certo non possiamo essere in quattro gatti. Se non facciamo così ci sarà sempre una forza pubblica che dirà meglio il granoturco distrutto che andare nelle grane e forse anche qualche giudice che farà delle leggi carta straccia.
Inoltre se vi sarà qualche altro coraggioso che seminerà mais MON 810 non ne dia pubblicità così al raccolto potremo ridere in faccia alla Coldiretti, a Marini e Capanna che non dorme di notte pensando al flusso genetico. Ci credete voi che non dorma di notte? Forse si, ma perchè dalle risa verso di noi non riesce a prendere sonno.
Ottimo post e blog!
Cercheremo di farti pubblicità tramite i nostri canali. 🙂
Oops mi sono firmato sopra come Fabristol ma in realtà volevo farlo come libertarianation: http://www.libertarianation.org
Frode friulana sul latte e formaggi
Possiamo ipotizzare una ricostruzione?
Il raccolto di mais del 2012 era altamente contaminato da funghi producenti micotossine, categorie a cui appartengono le aflatossine prodotte dall’aspergillus e che sono cancerogene.
Il prodotto mais del 2012 aveva partite talmente inquinate da rappresentare un vero rifiuto speciale e molto è finito a produrre biomassa a prezzi deprezzati.
Da qui ad ipotizzare che agricoltori (anche non italiani, siamo in zona di confine), allevatori, filiera di trasformazione del latte abbiano trovato comodo e vantaggioso per i prezzi irrisori pagati e alimentare le vacche con il granoturco contaminato, vendere il latte a prezzi più bassi e produrre formaggi che avrebbero generato un plus valore maggiore.
Ora le aflatossine sono anche legate alla concomitanza presenza di una farfalle (la piralide), la cui larva forma gallerie sui fusti e sulle pannocchie. Questi orifizi che si aprono sulle piante facilitano l’entrata di spore di muffe che vegetano e si moltiplicano all’interno della pianta. Dal loro ciclo si generano micotossine che sono resistenti all’ossidazione, alla cottura, alla sterilizzazione, alla congelazione e si conservano anche dopo la sparizione delle muffe.
Il metodo ci lotta ci sarebbe e consiste nel trattare con insetticidi le piante in modo da diminuire la Piralide prima che deponga le uova, Il mais è alto un paio di metri quindi l’irrorazione è difficoltosa e costosa e soprattutto diffonde l’insetticida nell’ambiente; in altre parole in presenza di una congiuntura economica sfavorevole per questi tipi di derrate il fare questi trattamenti non conviene e quindi non si fanno, se poi ci si mette il clima tanto peggio.
Ma a disposizione abbiamo un altro mezzo ed è un mais OGM denominato MON 810 che produce nella pianta una tossina che uccide ai primi stadi la larva e che Giorgio Fidenato viene dal seminare e, data l’epoca di semina, i pericoli del flussi genetici del polline, a detta di qualcuno contaminante, sono inesistenti per mancanza di piante atte a ricevere il polline GM.
In altri termini dobbiamo ringraziare Fidenato per servizio reso in quanto l’opinione pubblica avrà la possibilità di verificare se effettivamente il mais GM risolve il problema della piralide rispetto alle coltivazioni convenzionali che lo contornano. Se ciò si verificherà non vi pare che il problema aflatossine possa essere risolto o reso a tenori non pericolosi?
Faccio però una previsione: Sicuramente il mais di Fidenato sarà distrutto nottetempo (ed il Ministro brinderà a Champagne, non certo a Prosecco) perchè altrimenti l’indottrinamento fino ad ora perpetrato verrebbe scoperto come una grande panzana.
Organi di stampa è questo che dovete diffondere come proposta ai vostri lettori o ascoltatori non possiamo lasciarci scappare l’occasione di fare una verifica sul campo e senza che incorriamo in altri pericoli paventati (che per me non esistono) ma che qualcuno potrebbe temere.
Mi piacerebbe sapere se un privato può procurarsi una manciata di quei semi, li seminerei volentieri sul mio terrazzo, in barba ai proibizionismi morali, come i no global fanno con la canapa.