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Il metodo “caciara”

3 luglio 2013

Piccolo e banale esempio del modo i cui non dovrebbe essere fatta informazione in un paese civile, o almeno del modo in cui una redazione che ha a cuore la credibilità del proprio lavoro non dovrebbe operare. I fatti sono noti: Nature sottopone ad accurata revisione il cosiddetto “metodo Vannoni”, e pubblica un articolo nel quale denuncia che le immagini utilizzate nella domanda di brevetto del 2010 sono state duplicate da studi di altri ricercatori. Una denuncia molto grave, poiché si tratterebbe di vero e proprio plagio. Non sorprende che Vannoni sia risentito. La sua replica non tarda ad arrivare, e arriva dalle pagine di Facebook.

Ora, è chiaro e ben ammissibile che i redattori di un giornale non abbiano competenze sufficienti per analizzare e valutare il merito dello studio di Nature, così come quello della replica di Vannoni. Quel che dovrebbero, però, essere in grado di riconoscere, è la sostanziale differenza tra un articolo di Nature e una risposta stizzita su un social network. Per capire questa differenza non serve un PhD, ma una dose minima di professionalità.

Mettere sullo stesso piano un articolo di Nature e un post su Facebook significa, in buona sostanza, non essere in grado di attribuire correttamente peso e valore alle proprie fonti. Significa non conoscere il metodo scientifico, né il modo corretto in cui la scienza comunica, ossia attraverso studi pubblicati da riviste scientifiche qualificate, che sottopongono i lavori a peer review. Significa, per quel poco che può contare in un paese come il nostro, mettere a repentaglio la propria stessa credibilità. Significa, dal momento che si hanno a disposizione le manopole del tuning, aumentare il volume del rumore di fondo, del quale parlava ieri Antonio Pascale, a scapito di quella chiarezza indispensabile perchè ci si possa formare opinioni informate. Seppure è evidente che una polemica a buon mercato sia merce sempre attraente per un giornale, buttarla in caciara ad ogni costo non è esattamente la maniera migliore di fare informazione.

Eppure sembra essere questo il modo in cui la maggior parte dei mezzi di informazione, almeno fino a questo momento, hanno ritenuto di trattare la cosa.

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